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Di fiori scelti e belli
Portava un mazzolino,
E attorno a' miei capelli
Con fila d'oro fino

In treccia li legò.

E con soave riso
Diceami or vieni meco,
Lassù nel paradiso
Sull'ali mie ti reco.
L'angiolo tuo sarò.

E presso a te vedrai
Seder la cara mamma,
Cinta di ardenti rai
Nutriti nella fiamma

Dell' increato Amor.

Così dicea; ma intanto
Scorse che molta gente
Al mio lettuccio accanto
Piangea dirottamente.
Trafitta dal dolor!

Tutte le amate zie (1),
Il babbo mio, la nonna,
Le sorelline mie,

I Santi e la Madonna.

Pregavano per me.

Copri coll'ali il volto

L'angiolo, a tanto duolo:

(1) Son desse le suore della Carità, nel cui Educatorio in Reggio di Calabria sta la mia figliuola Teresina, di anni cinque e mezzo, insieme all'altra mia figliuola primogenita, Annina che ha l'età di sette anni. Ivi affidate entrambi alle affettuose e materne cure di quelle virtuosissime suore, dopo che le povere pargolette perdettero cosi presto quella rara donna, Isabella de Blasio Palizzi che a loro fu madre, ed a me amatissima ed adorata consorte.

Nella gravissima infermità che sofferse la mia Teresina, e che poco mancò non la conducesse al sepolcro, fu assistita dalle dette suore, e specialmente dalla direttrice Suor Salesia Manfredi, con tanto mirabile affetto, con tante assidue ed intelligenti cure che io debba a loro principalmente la salvezza della mia cara figliuoletta.

Le alunne dell'Educatorio sopradetto sogliono chiamar Zie le suore loro maestre, e Sorelle è il nome affettuoso che si scambiano tra loro

Poi si ritrasse, e sciolto
Pe' campi eterei il volo,
A Dio ritorno fe'.

Muto ivi stette. E Dio
Che il suo pensier comprese,
Al semplice desio

Di cari miei si arresé,
E mi lasciò quaggiù.

D'ogni mio mal guarita,
Ecco; vedete, io sono,
Se devo a Dio la vita,
lo questa vita dono

Al Cuor del mio Gesù.

Saran mia luce e guida
I Santi suoi precetti,
Crescerò casta, e fida
A' virtuosi affetti ;
E il solo mio pensier,

Ed il mio solo amor
Voi, cari miei, sarete;
Sempre dirò al Signore,
Nell' ore meste e liete,
Sia fatto il tuo voler

Caterinuccia, Annina,
O fratellino amato,
lo voglio, a voi vicina,
Viver del vostro fiato:
Siam fiori d'uno stel.

Un ansia sol m'afferra
Il cor ch'è amato ed ama !....
Se sto col labbro in terra,
Pur coll'accesa brama
Corro alla mamma in ciel.

O mamma mia, che uscivi

Da' tuoi terreni chiostri,
Ed ora angiola vivi

Fra tanti angioli nostri (1),
Scendi talvolta a me !

Ma se mi vuoi d'appresso,
Qui l'angiol mio rimanda:
Mi ricomponga ei stesso
Di fiori la ghirlanda,

E mi conduca a te.

DOMENICO SPANO BOLANI..

VI.

A MARIA

I.

Quando prima io ti vidi fanciulla,
Spesso un riso festevole accolto
Su tue labbra, sul vago tuo volto
Prorompea, come raggio dal sol.

Nè più mai ben tre lustri ti vidi...
Or rimiro il leggiadro tuo viso;
Ma dov' era quel facile riso,
Scorgo tracce di un intimo duol.

Sotto l'arco dei neri tuoi cigli
Veggio ancora i begli occhi fulgenti,
Ma qual pria non li veggio ridenti,
Quali fur ne' sereni tuoi di.

Un' arcana mestizia, o Maria,

Ne'tuoi sguardi ora leggo... Ohimè ! quanto
Non è vero? quegli occhi hanno piant
Da che il lieto tuo giorno fuggì!

(4) I nostri amatissimi defunti.

Pur sei bella!... A tue greche fattezze
Non ingiuria fe il tempo sinora:
Qual negli anni più giovani, ancora
Di tue guancie è soave il pallor.

Sei pur bella!... Oh felice colui
Che sul cor palpitante ti stringa,
Che la vaga persona ti cinga
Ne' beati complessi d'amor!

Parla, o cara!... Dell' anima afflitta
Nel mio sen puoi deporre l'arcano:
Le ferite con provvida mano
Io di balsamo a te spargeró...

Ad un'altra colui che adoravi
Abborrita catena stringea?
Tra gli amanti due cori sorgea,
Come spettro fatale, il dover?

Derelitta da chi pur t'amava,
Malaccorta, innocente in obbietto
Poco degno hai tu posto l'affetto?
Altra donna quel cor t'involò?

Il tuo lieto mattin contristato

Da chi fu?... tutto svelami... Ah! forse

Col suo rabido dente ti morse

La Calunnia in sembianza del ver?

Basta, basta, Maria... tutto intesi, Anche quel che il tuo labbro non disse; E l'angoscia che il sen ti trafisse, Or comprendo:... non dirmela più. E non dir che sempre negato È il tuo petto ad amore, che solo Pascon l'anima triste nel duolo Le memorie del tempo che fu.

Come fuoco da cener tepente, Che il ricopre, alla vista celato, S'è quel cener di nuovo agitato, Ancor vivido suol divampar;

Si nell'alme gentili, cui scarsa Gioia diede, infinito dolore L'empia e dolce virtute d'amore, Pur rinasce il bisogno d'amar.

In un cor che il tuo core comprenda, Altamente locando l'affetto,

Abbondar sentirai nel tuo petto
Una gioia novella per te.

Di coraggio ti vesti: dispensa
Tempo e ingegno fra nobili studi
E forti opre... Di tutte virtudi
Fonte un saldo volere non è?

Oh sebben la sventura una coppa T'aggia porto d'amaro veneno, Alma pura, alma candida in seno, Mesta donna, tu alberghi tuttor!

A me pure fortuna diè guerra,
E l'umana tristizia; ma il duolo,
Che per niun lenimento consolo,
Ira, e l'ira divenne furor.

Bella Greca, se, qual già tanti anni,
Ci divida or di nuovo la sorte;
E se pria che invocata la morte,
Diami pace, mai più ti vedrò;
1. Non scordar il poeta infelice,
Che, dolente egli pure, il dolore
A temprar del tuo povero core
Queste flebili rime detto.

II.

Consolatrice delle pene mie

Una gentil che mi donasse amor,

O Dio, ti chiesi, ah quante volte !; e pie A te salir le preci del mio cor.

De la mia triste vita in sulla sera Una celeste donna ecco m' appar; Ma tarda e vana fu la mia preghiera... D'altri è colei ch'è mio destino amar.

Un veemente palpito secreto

Di questo core a lei fu sacro un dì, Quando s'apriva il suo bel tempo lieto, Il bel tempo che rapido fuggi.

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