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LA RIVOLUZIONE ROMANA

AL GIUDIZIO

DEGLI IMPARZIALI

Obsecro eos, qui hunc librum lecturi
sunt, ne abhorrescant propter adversos
casus, sed reputent ea quae acciderunt,
non ad interitum, sed ad correptionem
esse generis nostri.

(Mach. lib. ii. cap. 1. vers. 12.)

S. B.

FIRENZE 1850.

PRESSO SIMONE BIRINDELLI

VIA DE CONTENTI DIETRO AL BAZAR

NUMERO 659.

By p. Giuseppe Boers de... G

Ital 553r16

Ital 581.850.20

Harvard College Library,
Gift of

George von L. Meyer,
March 16, 1903.

AVVISO

Quest'Opera è sotto la protezione della Legge, come proprietà dell' Editore, a forma del Sovrano Motu proprio approvato li 7 Dicembre 1840 e pubblicato con la Notificazione dell'I. e R. Consulta dei 17 detto.

INTRODUZIONE

1 novatori e i rivoluzionari sempre incoerenti a sè stessi. Profusissime lodi date da essi alla Religione, al Papato, a Pio Nono; e poi improvvisamente smentite con le parole e coi fatti. Qual civiltà e libertà abbian promessa e regalata all' Italia. Guerra mossa alla Chiesa, e all'autorità spirituale del Papa che si voleva abolita con la temporale. Lettera del Mazzini in confermazione di ciò. Sue menzogne sull' onestà e giustizia del governo repubblicano di Roma. Necessità di confutarle.

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Arte antichissima di tutti i novatori e rivoluzionari

del mondo fu sempre di spacciar di buon grado religione, fede, lealtà, giustizia e zelo del pubblico bene: e al medesimo tempo lavorar di nascosto e adoperar ogn'ingegno per combattere la Chiesa, per disformar il Vangelo, per calpestare ogni dritto, per isconvolgere e tiranneggiar la società. Quanti spasimi e sfinimenti non abbiam noi uditi e letti dal 17. di Luglio del 1846. al 25. Novembre 1847. a favor della Religione, della Chiesa, e del Romano Pontefice? Nuovi dottori e baccalauri in divinità sputavano dommi e sentenze, citavan

testi di Scrittura e autorità di Padri; e tutto per magnificar la dottrina e la morale evangelica, per esaltare il cattolicismo, e difenderlo dagl'insulti de'nemici. Del quale zelo diedero luminose prove le gazzette di Roma, di Toscana, di Genova, e di Piemonte, che si scagliaron con impeto contro i Croati, e chiamaron sul loro capo le folgori dal cielo e le esecrazioni dalla terra, per aver essi nella Lombardia, come leggevasi in que' fogli, profanate le chiese, diroccati gli altari, vilipesi i sacerdoti.

A gloria e a commendazion del Papato tali e tante cose si dissero, che i più caldi apologisti di Roma non fecero mai altrettanto. Si giunse persino a proclamarlo scudo e baluardo d'Italia, capo e centro d'ogni civil reggimento, arbitro e giudice delle sorti de' Principi, primate universale di tutte le nazioni e di tutti i popoli. Cessato, o, a meglio dire, soppresso ogni astio, non era allora chi osasse di ricordar pecche o disordini: e tra i più gloriosi Pontefici, ai quali si tributavano larghissimi encomii, si vide pur noverato quel Gregorio Settimo, che prima non si volea neppur leggere ascritto nel catalogo dei Santi.

Ma lo sfoggio sommo dell' eloquenza e dell'amplificazione fu sempre nell' esaltare a cielo il Sommo Pontefice Pio Nono. Questo venerato nome cominciò tosto ad echeggiare per ogni parte d' Italia e d'Europa, e a correre per la lingua de' nobili e de' popolari, de' ricchi e de'poveri, degli uomini d'arme, di toga, di lettere, e di chiesa; e sempre accompagnato da pregiatissime lodi.

Pareva Pio Nono esser l'amore e la delizia di tutti; e veniva a piena voce salutato come angiolo mandato dal cielo a bear del suo aspetto la terra, come padre amantissimo de' popoli, specchio de' Principi, gloria del Pontificato, speme d'Italia e del mondo, vindice di libertà, incomparabile per clemenza, per bontà, per religione, per senno e sapienza. Le quali doti celebravansi per ogni dove da'poeti e dagl' istorici, e da ogni maniera scrittori in ogni genere di svariato componimento, ed effigiavansi su le tele, si scolpivan ne'marmi, e si tramandavano a'posteri ne'monumenti. Quindi quelle pubbliche, solenni e continue dimostrazioni di commune esultanza: voci di giubilo, e feste popolari, e musiche, e canti, e addobbi, e archi di trionfo, e fiori, ghirlande, bandiere, luminarie, e fuochi artificiati. Tutti di un cuore giuravano, imprecando sul loro capo, fedeltà e amore a Pio Nono, e a' suoi cenni si offerivano pronti a dar le sostanze e la vita. E il solo sospetto, che taluno potesse sentire interiormente il contrario, bastava per dichiararlo nemico di Dio e traditor della patria, e per attizzargli contro il popolo infuriato.

Quanto poi si è al bene comune, si diceva e si stampava che la società entrava in un' era novella. Non più ire, nimicizie, frodi, inganni, servitù, tirannia: ma pace, fratellanza, unione, libertà, indipendenza. Tornavano que' beatissimi secoli d'oro, descritti dalla fantastica immaginazion de' poeti, nei quali la terra scorrerebbe latte e mele; é l'Italia soprattutto, stata finora

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