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26. Jan. 1895.

Nr. 11095. anzichè da noi venne investito da Menelik come capo del Tigrè; || b) che inItalien. termediario fra noi, Mangascià e Menelik venne mandato un personaggio (Degiacc' Mesciascià Uorchiè), persona di fiducia della corte scioana, il quale in breve per la sua nullità si rese inviso a tutti e dovè ritirarsi; || c) che venne a riaprirsi la questione dei confini sud dell'Eritrea, stabiliti nel trattato di Uccialli contrariamente ai fatti compiuti ed alla ragione storica, geografica ed etnografica.

Nessuno fu contento di questa soluzione. Alula, rappresentante dello spirito nazionale tigrino, si ribellò più volte, finchè a stento fu domato e reso impotente. Ras Sabath dell'Agamè, discendente ed erede legittimo di Sabagadis, vinto e deposto, fu relegato sopra un'amba, mentre a suo posto fu collocato Scium Agamè Tesfai, lancia spezzata dell'idea e degl'interessi scioani, nemicissimo a noi. Mangascià, cui l'orgoglio della nascita ed il sentimento del suo popolo rendevano ostico inchinarsi a Menelik, figlio di una schiava galla e solo fantasticamente imparentato con la storica dinastia detta Salomonica, tentò in ogni modo di scuotere l'indegno giogo. Ma invano chiese un convegno con l'attuale governatore, invano chiese aiuta contro il ribelle Alula, invana supplicò che un atto del Governo nostro lo mettesse in condizione tale da esimerlo dal viaggio di Borumieda, ultimamente compiuto, invano chiese munizioni quando sapeva che a milioni se ne mandavano allo Scioa, e solo pare che ultimamente ottenesse 32 mila cartuccie, vera derisione. || L'effetto della sua gita a Borumieda lo abbiamo visto or ora. Abbandonato da noi, insidiato alle spalle da ras Oliè, umiliato da Menelik che gli tolse il Volcait e lo Tzellent, diminuito agli occhi dei suoi compaesani tigrini che con occhio di compassione videro il figlio del fiero re Giovanni supplice ai piedi di Menelik e di Thaitù, sobillato dagli agenti scioani e forse da altri ha tentato riacquistare il prestigio perduto con una guerra fortunata contro di noi, che credeva indeboliti dalle minaccie dei dervisci. || Fortunatamente si è spagliato ed è stato punito; ma ciò non cambia la situazione, alla quale conviene provvedere. || Se non lo faremo noi stessi succederà uno dei due casi seguenti:

1° o l'anarchia attuale del Tigrè non avrà fine e dovremo da un momento all'altro attenderci, nel territorio della colonia, incursioni di predoni più difficili a pararsi di una minaccia di guerra da combattersi in campo ed a viso aperto come quella gloriosamente respinta a Coatit ed a Senafè. La ribellione di Abarrà e la defezione dei due Jusbasci informino: || 2° o il ristabilimento dell'ordine si effettuerà per l'ascendente che saprà acquistarsi uno dei capi locali o sotto la guida di un personaggio venuto di fuori senza la nostra cooperazione e la nostra volontà. Noto che Alula è presentemente a disposizione di Menelik, il quale potrebbe, utilmente per ambedue, impiegarlo in questa impresa.

Nell'uno come nell'altro caso sembra evidente che dovremo tenere lungo la frontiera Marèb-Belesa-Muna un forte corpo di truppa; e tanto più forte

Italien. 26. Jan. 1895.

in quanto che, per la defezione di Batha-Agos, non possiamo più, come per Nr. 11095. il passato, fare assegnamento sui due mila fucili che si trovavano nell'OculèCusai in mano a gente fiera e bellicosa, in paese atto a strenua difesa e tale da minacciare seriamente la destra di un corpo nemico che dal Tigrè marciasse contro la colonia. || Non conviene dimenticare che lungo la linea dell'Atbara stanno 20 mila dervisci con 10 mila fucili almeno e 1200 cavalli, e che i conti con questo nemico non li abbiamo ancora aggiustati. Tutt'altro. | Ora è naturale che, quando saremo impegnatialla frontiera ovest (e ciò avverrà in maggio o giugno al più tardi), tanto le orde dei predoni, quanto le schiere valorisissime del Tigrè riordinate da mente ostile ai nostri interessi, ci saranno addosso e minacceranno ancora i punti vitali della colonia, che sono le strade fra l'altipiano e la costa che passano per l'Oculè-Cusai, alle quali precisamente ha mirato Mangascià nella sua avanzata. || La difensiva passiva, come è noto, è un gravissimo errore militare, ma anche se si dovesse accettare in mancanza di un programma migliore sulla frontiera sud dell'Eritrea, richiederà sempre almeno tre mila uomini. Ma dove li troveremmo quando fossimo impegnati ad ovest contro i mahdisti, che ci faranno una guerra a morte, e contro i quali potranno appena bastare cinque mila uomini senza contare quelli che dovremo tenere a guardia di Massaua, Saati, Ghinda, Cheren, Agordat, Asmara, Halai, Adi-Ugri, ossia delle posizioni fortificate? || È dunque indispensabile aumentare le forze militari della colonia, e quelle di cui il Governo ha disposto l'invio, unite alle altre già esistenti nella colonia e di cui nella colonia si fa la preparazione, saranno appena sufficienti. Infatti:

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le armi speziali e le milizie, si avrà lo stretto fa-bisogno per parare a tutte le eventualità. || Ma, poichè questo aumento delle forze militari coloniali deve avvenire, e poichè sulla frontiera sud dovrà tenersi un corpo di osservazione inerte, viene spontanea l'idea di liberare il territorio della colonia dall'eventualità di una minaccia imminente. Ciò si ottiene spingendo queste truppe più in là, concedendo ai paesi del Tigrè, che la chiedono, la nostra protezione. || I nostri soldati, anzichè rimanere oziosi spettatori di una prepaazione ostile contro di noi, serviranno di nucleo attorno al quale si riunniranno quanti, nel Tigrè, vedono con invidia lo stato florido dell'Eritrea e sono i più; direi sono tutti se non fossero i capi, cui la cosa ripugna perchè vedono compromessa la prepotenza, l'albagia, la venalità che ora li distingue. || Aggiungo che quelli stessi soldati, che ora con Mangascià hanno combattuto contro di noi con esito infelice, perchè mal comandati, combatterebbero con noi contro qualsiasi nemico con lo stesso valore, con la stessa fedeltà, ma con miglior fortuna, organizzati e condotti da noi. Chi conosce il paese non si stupisce di ciò perchè ne conosce pure le cause, che sarebbe troppo lungo

26. Jan. 1895.

Nr. 11095. l'enumerare. Ma come prova di fatto basta rammentare la condotta dei nostri Italien. ascari tigrini negli ultimi avvenimenti, e tener presente che militano nelle nostre file eccellenti soldati, che combatterono contro di noi a Dogali. || L'indole prudente di Menelik dà fondato motivo a credere che egli nulla tenterà contro di noi; molto più che un nostro atto decisivo gli accrescerà i nemici interni già così numerosi. Ma, se anche dovesse avvenire il contrario, avremo posti in nostro favore questi due vantaggi: 1° avremo allontanata la guerra dal territorio dell'Eritrea; 2° avremo acquistati nuovi alleati, fra i quali, come da miniera inesauribile, trarremo i nostri ascari preziosissimi, mentre non potranno più averli i nostri nemici. Senza contare che la ragione storica, la ragione geografica del paese, le qualità fisiche e morali della gente immensamente superiori a quelle degli altri popoli d'Abissinia, fanno del Tigrè il vero e legittimo padrone di tutto l'impero; poichè non è da credersi cosa accidentale, e senza significato, che ivi fosse e sia rimasta per secoli la capitale religiosa e politica. Ed a questo risultato si verrà senza bisogno di accrescere le forze militari, che, come ho detto più sopra, converrebbe in ogni caso tenere, pel momento, nella colonia.

Nr. 11096.
Italien.

Capitano Ruffillo Perini addetto all'Ufficio coloniale.

Nr. 11096. ITALIEN. Der Schatzminister an den Minister
Gegen die Ausdehnung der Ko-

des Auswärtigen.
lonialpolitik.

Rom, 27. Januar 1895.

Caro amico. Mi pare un po' forte la cosa; si vede che non vi eravate 27. Jan. 1895, spiegati chiaramente. Al punto di vista della politica estera devi giudicare te, dell'importanza della cosa e delle conseguenze. All'interno farà in ultimo cattiva impressione; e la spesa sarà forte. || Mi pare che Nerazzini ragioni giusto. Io ho manifestato apertamente e nettamente la mia opinione a Crispi e a Mocenni. Non ne faccio, nelle circostanze attuali, questione di gabinetto, ma disapprovo nettamente; perchè gli stessi risultati si potevano ottenere meglio e senza spesa. || Oramai mi pare che l'invio dei primi due battaglioni sia difficilmente evitabile; io l'ho saputo troppo tardi perchè il mio intervento fosse efficace, e non posso fare utilmente altri passi. || L'invio di altre truppe dopo queste, che si mandano il 30, sarebbe nello stato delle cose, una vera follia. Sidney Sonnino.

Nr. 11097.
Italien.

27. Jan. 1895.

Nr. 11097. ITALIEN.

Der Minister des Auswärtigen an den Schatzminister. Antwort anf das Vorige.

Rom, 27. Januar 1895.

Caro amico, Mi ero spiegato col generale Mocenni tanto chiaramente quanto col presidente del Consiglio e con te. || Avevo sperato che non passasse oltre alle gravi considerazioni politiche che io opponevo; benchè egli dimo

Italien.

strasse anteporre ad ogni cosa le responsabilità sue d'ordine militare per la Nr. 11097. difesa, quali egli le intende nella sua competenza. || Anch'io ho saputo troppo 27. Jan. 1895. tardi gli impegni presi, fin dal 17, dal generale Mocenni. E dacchè li ho saputi, cioè sin dal 24, non è mancato il mio concorso al collega del tesoro nè mancherà anche quando rifiuti di accrescere il mio bilancio.

Blanc.

Nr. 11098. ITALIEN.

Der Minister des Auswärtigen Baron
Blanc an den Gouverneur von Erytrea, General
Baratieri. Instruktion für die Sicherung der Kolonie.
Rom, 1. Februar 1895.

Italien.

1. Febr. 1895.

Caro generale. || La mia corrispondenza privata con Lei può appena tener Nr. 11098. dietro ai successi, pei quali ho da felicitarla ripetutamente. Più che mai, il Governo ed il Paese confidano in Lei. Per mia parte, appunto per non premere neppure indirettamente sulla spontaneità dei suoi giudizi sul da farsi per la difesa, e sui mezzi a ciò veramente necessari, ho avuto col Ministero della guerra, in via del tutto amichevole, uno scambio riservato di comunicazioni sulle quali basterà a metterla a giorno l'unita copia d'una mia nota del 29 gennaio. || Le dirò confidenzialmente che io sono d'accordo col presidente del Consiglio e col ministro del tesoro, e che non dubito di giungere ad effettivi concerti col mio egregio collega della guerra, perchè su di lui bilancio, il quale presenta maggiore ampiezza ed elasticità, e non sul mio, che non si presterebbe più se non con infrazioni alla regolarità amministrativa e parlamentare, siano portate le spese relative all'ultimo invio d'ufficiali, al battaglione partito il 14 dicembre, ai due battaglioni partiti il 30 ed ai supplementi di materiale; anzi, trovandosi già questo bilancio della colonia in dissesto per l'organizzazione non prevista dei due battaglioni indigeni, converrà trovar modo di sgravare il Ministero degli esteri dalle spese che il nostro personale militare in Africa comporterebbe se prestasse servizio in Italia. | Tutto ciò almeno in vista dell'attuale impossibilità di fatto di procedere altrimenti, salvo a regolar meglio le cose con proposte al Parlamento. || Ella ha chiesto, caro generale, se i rinforzi a Lei offerti in proporzioni eccedenti di non poco il bilancio coloniale fossero destinati nel pensiero del Governo ad ulteriori operazioni nell'interno del Sudan, o dell'Abissinia, o di entrambe le regioni. In quanto al Sudan, la posizione per noi politicamente più vantaggiosa è quella d'una pura e semplice, ma sicura difensiva in Cassala, con impedimenti d'incursioni dei dervisci nella regione tra Cassala e l'Eritrea. In quanto al Tigrè, che ci è ormai aperto, la nostra situazione non può di certo, nè militarmente, nè politicamente, ritornare allo statu quo ante; ed il concetto nostro è, per quella regione, una difesa non inerte; tale da impedire il pericolo, prevenuto recentemente dalla rapidità delle sue mosse, di un'incursione abissina su Massaua, tale altresi da non indebolire la difesa, dal punto di

Nr. 11098. vista militare, con una eccessiva estensione di essa, e dal punto di vista 1. Febr. 1895, politico coll'assunzione di dominî diretti che potessero dar nuovo alimento

Italien.

Nr. 11099.
Italien.

3. Febr. 1895.

alle ostilità delle popolazioni abissine. Quali sieno i punti da occupare e da fortificare nell'Oculè-Cusai, o perfino nell'Agamè, quale protezione sia da concerdersi alle popolazioni di Adua e di Axum, sono questioni che noi non possiamo definire se non dietro le ragionate proposte di Lei; e che Ella, conscio delle difficoltà finanziarie e delle tendenze dell'opinione pubblica ad aver per programma una difensiva sicura difensiva che Ella fece anzi gloriosa, studierà, senza prescindere dall'avvenire nostro in Abissinia, ma piuttosto col concetto d'una difensiva più larga e più completa, non necessariamente limitata ormai al Mareb. || In quanto all'Abissinia meridionale, possiamo aspettare i risultati di ciò che fa o lascio fare Menelik in regioni della sfera d'influenza britannica, e delle connivenze sue con francesi e russi. Le condizioni poco sicure della via da Gibuti e da Obock all'Harar e allo Scioa permettono di supporre che non procederà indefinitamente il rifornimento dei nostri nemici per la via stessa. Ad ogni modo, la necessità di evitare un conflitto colla Francia, sia con un'azione navale, sia con una mossa per via di terrra, è stata da noi formalmente riconosciuta nei negoziati tuttora pendenti con l'Inghilterra per la questione di Zeila; ora basterebbe, secondo noi, per ora, che sventolasse la bandiera italiana anche accanto all'inglese, perchè gli abissini si persuadessero non essere vano il riconoscimento, per parte delle potenze amiche, della nostra protezione di diritto sull'Abissinia, compreso l'Harar, del quale Zeila è la porta. || Speriamo, d'altronde, poter mantenere buone relazioni con Maconen. Le voci fatte correre di nuove spedizioni nostre, perfino a destinazione dell'Harar, furono una manovra francese per tentare di ottenere dall'Inghilterra che questa s'impegnasse verso la Francia a non aprirci mai, a Zeila, una via a tagliar le comunicazioni francesi; perciò io avevo desiderato che si differisse l'invio dei due ultimi battaglioni al momento in cui quel negoziato accennava di entrare in una fase decisiva. Ora che sono partiti Ella giudicherà della misura e della durata dell'azione cui Ella abbia a chiamarli; ma rimane inteso che la loro presenza non deve apparire a Lei eccitamento a far più di quanto Ella abbia creduto savio e necessario di fare per non lasciar perdere i risultati di maggior sicurezza ottenuti colla vittoria,

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Blanc.

Nr. 11099. ITALIEN. Dr. Nerazzini an Baron Blanc. Gegen die Besetzung von Adua und Axum.

Gaeta, 3. Februar 1895. (5. Febr.) *)

Nella nuova situazione creatasi in Abissinia dopo gli ultimi avvenimenti,

i criteri di indole militare e strategica debbono armonizzare coi criteri poli

*) Die eingeklammerten Daten geben die Daten der Ankunft. Red.

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