Questi popoleschi linguaggi resi più o men dispetti dall' aristocrazia letteraria che li voleva spenti o ignorati, debbono ora venire alla lor volta interrogati dalla democrazia letteraria seguace della scuola storico-grammaticale...
Za e Desà, V. G. e V. S. M. Già Già, Di già. Desà che - Giacchè, Dacchè, Poichè.
Zaabio Castègue zaaöle Vedi Castegna.
Zabèta Donnicciuola, Femminuc-
cia, Donna spregevole. Zac (Assonica) Giaco. Arme da dosso fatta di maglie di ferro concatenate insieme, di cui fa- cevasi uso nelle guerre dei bassi secoli. In alcuni luoghi della Provincia dicono ancora Zac nel sig. di Giachet. Vedi. Zacagu Capocchio, Babbaccio, Scimunito.
Tát che a so par saraf jöst ü zacagn, Diraf i Milanis, Jacom ol Magn.
Zacagnà Frascheggiare, Vaneg- giare, Bamboleggiare, Pargo- leggiare, Far bagatelle da fan- ciullo.
E in cambe da roba,'l par cha 'm za cagne E no'm fa mai negóta ch'abia stic. Assonica.
Zacarà 'a da piaga Inasprire una piaga toccandola.
Anze, com' se de di, la crosta i fréga, O verament ch'ai zacare in na piaga. Assonica.
Zac e tac Vedi Solfanèl. Zàchera V. S. M. Importuno, Seccafistole.
Zàcola Tacca, Magagna, Vizio, Difetto.
La s' marvėja, e la té, che de ste zacole Quei du ch'ai sin brodėc, squas impossibil. Assonica.
Zacù V.S. M. Materialaccio, Gros- solano, Di poco ingegno. Zaf (Assonica) Colpo, Percossa, Ferita.
Zif e zaf- Il ferire, Il per-
Che me no gh' so' Madone più incantade Dol zif e zaf tremend di noste spade. Assonica.
Zaforal (Assonica) Cero. Gros- sissima candela di cera, che serve a certi usi di chiesa. Zàghen Si dice talvolta nel sig.
di Sbilenco, Storto, Mal fatto. Vedi l'Appendice degli usi, ecc. Zald, V. G. e V. S. M. Giald Giallo, e si disse anche Gialdo. Sp. Jalde.
Zald impolminato. Si dice ad uomo che abbia il colore della sua carne che tenda al giallo, cagionato da infezion di polmoni, come si vede negli idropici e in altri infetti di simili malattie.
Zald come l'or - Giallissimo, Assai giallo. Ingl. As yellow as gold.
Deentà o Vegn zald - Ingial- lire o Ingiallare, Divenir giallo.
Es zald come 'l sofrà, e in V. S. M. comě ü petù - Essere assai giallo, Competere di gial- lezza colle carote, Litigare il giallo alle carote.
Tirà al zald - Gialleggiare, Tendere al color giallo.
Zaz e Zazi Plur. di Zaza usato dal Bressano. Vedi Zanza. Zazà Cianciare, Chiacchierare.
Sied insem a messa du dulúr
De quei chi zaza piu, segond ch'o'ntis: Ai andė dré zazét tát ch'a no i mis Mét quand ol preit levava ol creatur. Bressano.
Zazera (Assonica) Zazzera. Cap. pellatura degli uomini tenuta lunga per lo più infino alle spalle.
Zazerù Zazzerone, Zazzera gran- de.
Giubba, Chioma folta che copre il collo del leone.
La liuna fa xe coi se lionséi, Che gnamo'l zazeri dal co! no gh' pende. Assonica.
Zé Zeno. Nomo proprio di uomo. Zeca Zecca, Luogo dove si conia la moneta.
Zèca V. S. M. Zecca. Insetto che s'attacca addosso a' cani e ad altri animali e ingrossa per succiamento di sangue.
Zeca Si dice anche per Importuno, Molesto, Seccatore, Seccaggine.
Zegó V. G. Grillaja, Luogo ste- rile.
Zei Giglio. Öle de zei - Olio di giglio.
Zei, V. G. Gèi, V. S. M. Géa, in Olera Zia Peluja (Tosc.), Pellicola assai sottile che è sotto la scorza grossa delle castagne. Gei lo dicono anche alla Pellicola delle noci. Com.
Zelà, V. G. e V. S. M. Gelà Ge- lare, Agghiacciare.
Zelà per Assevare, Rasse- gare, Congelarsi. Si dice del Rappigliarsi il sego, il brodo grasso, il burro e altre materie grasse.
Comensa a zela - Velare, Far velo, Cominciare ad agghiac- ciarsi la superficie d'alcun li- quore.
Zela del free Agghiadare, Assiderare, Quasi morir di freddo, di ghiado.
Zelà la cornagia - Cascare i corvi dal freddo, Essere i maggiori stridori o geloni.
Zela'l sangu' ados - Vedi Sangu'.
Zeladina Vedi Geladina. Zelante Zehente. Fa'l zelante
Zelare, Avere zelo soverchio. Zelarbi Vedi Zėl. Zélio V. G. Mughetto. Fioretto notissimo; ha le foglie per lo più in numero di due, radicali, ovate, accartocciate, appun- tate, con vene longitudinali; i fiori pendenti a grappolo per una parte, quasi globosi, pe-
duncolati, bianchi, odorosi. Nel mese di Giugno e di Luglio dai fiori si formano bacche rosse. Lat. Lilium convallium; Bres. Lelio.
Zelòria Pioggia accolta in gelo.
Al truna, e piof, e vé zo öna zelòria, Ch'i piante seca, e porta vià'l virdồm. Assonica.
Fremono i tuoni, e pioggia accolta in gelo Si versa, ei prati abbatte, e innonda i campi. Gerusal. Lib., C. 7, st. 115.
Zélt, V. G. Gélt Gelato, Fred- dissimo, Quasi ghiacciato. Zém, Zemì (Assonica) Gemere e Gemire, Pianamente lagri-
Zemi fo V. S. M. e Merz fo in V. 1. Gemere. Dicesi del- l'acqua che pullula stille a si- militudine delle lagrime. Zéna Capruggine. Intaccatura scavata internamente verso ambedue le cime delle doghe (Due), e formante colla loro riunione un continuato canale circolare, dentro cui s'inca- strano i due fondi della botte, o altri simili vasi. Venez. Zena; Mil. Gina.
Fa det i zéne, Resend - Ca- prugginare, Fare le caprug- gini.
Zender, Zèner e Gènder Ge- nero. Marito della figliuola, riguardo a' genitori di lei. Zenér, V. G. e V. S. M. Genér Gennajo.
Ol sul de zenér al fa'ndà al
Se'l zener no'l zenerèsa, fe- vrér fa öna gran scorèsa - Se gennajo non genereggia, feb- brajo fa una gran coreggia ; cioè Se il gennajo è mite, è peggiore il febbrajo.
Zenér al fai púč e fevrér i a desfa Gennajo fa il ponte e febbrajo lo rompe; cioè Gen- najo mette il diaccio, e feb- brajo lo dimoia.
Zenér - Si dice anche ad uno molto freddoloso, e che starebbe sempre intorno al fuoco. A Pistoja chiamerebbesi Griccione, ed in altri luoghi della Toscana Gennojo. Zenier Vedi Zöernec.
Zenigo e Genìgo Sido, Ghiado, Freddo eccessivo.
Zenoo, e V. G. Genoe Ginoc- chio.
Borlina, Borèla o Bórla del zenoč - Rotella, Patella. Quel piccolo osso rotondo che è so- prapposto all'articolazione del ginocchio.
In zenoč o In zenöciu-Gi- nocchioni o Ginocchione, ed anche In ginocchione, In gi- nocchio, A ginocchia, ecc. Zentaja, e l'Assonica Zentaza Gentaglia, Gentaccia, Gentame, Canaglia, Bruzzaglia, Gente vile ed abbietta. Zentil Gentile. Zenzerli Uva spina, Uva cre- spina o crispa, Uva de' frati. È un arboscello piccolo e fru- ticoso, con foglie pedicciuolate
e merlate, i cui rami e vir- gulti biancheggiano, e sono per tutto spinosi. Fa le bacche non già in grappoli, ma sepa- ratamente. Queste sono tonde,. piene d'un succhio vinoso e brusco mentre che sono acerbe. Sono avanti che si maturino verdi: ma maturandosi mutano il colore e il sapore; imperoc- chè diventano giallette e dolci. Zenzerli - Fig. Granelli, Testi- coli. Zenzia, V. G. Gengìa Gengiva o Gengia, Carne che ricopre gli ossi delle mascelle. Zenzïèta Gengivetta. Zenzù Allegamento. Quell' im-
pressione molesta che fanno ai denti le frutta acerbe e le cose molto acide. Prima di cercare altre etimologie vedi se è avvenuto il cambiamento della d in z, come nell'ital. arzente, verzura, ecc. per ar- dente, verdura. Vedi anche Zezù per Digiuno. Fa egn i zenzu
Zerb V. Ser. sup. Sodo, Incolto. Dicesi de' terreni non coltivati. Ted. Derb, Sodo, Duro.
Zerbà gió V. S. M. Cogliere frutti acerbi, immaturi. Zerbèč A Romano dicesi sostan- tivamente per Pannocchie di granturco non mature. Zerbèt, Zerbi Acerbetto. Zerbinòt Zerbino, Zerbinotto. Zérel, Zérol, Gèrol e Gerèl
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