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Crimea, si avviarono a quella volta grandi quantità di legname per la costruzione dei ricoveri necessari agli uomini, ai quadrupedi, alle provviste.

Tuttoció era una miseria in confronto dell'abbondanza, del lusso, dello spreco, che da qualche tempo regnavano nei campi francesi e specialmente negli inglesi; ma era quanto il paese poteva fare, ed i nostri ufficiali e soldati, quantunque un poco mortificati del confronto, se ne contentavano.

VI.

Uno sguardo alla Crimea e specialmente a Sebastopoli.
Ricordi storici.

Diamo ora uno sguardo al teatro delle operazioni su cui i piemontesi stavano per porre il piede.

La Crimea è una penisola circondata ad ovest e a sud dal Mar Nero, ad est dal Mare d'Azof e attaccata alla terraferma per l'istmo di Perekop e la freccia d'Arabat. Così è detta quella lunga e sottile striscia di terra che separa il Mare di Azof dal Mare Putrido o Sivasch, stagno fangoso e infetto, non navigabile se non da piccole barche.

Questa penisola può essere divisa in due parti essenzialmente differenti l'una dall'altra: la parte montagnosa e le steppe. La prima costituisce il sud della Crimea; comincia dalle rive del mare ed occupa un terzo del territorio; gli altri due terzi formano al nord una sterile landa.

Le montagne che coprono la parte meridionale presentano quasi l'aspetto di catene parallele. La principale corre lungo le coste meridionali; nè molto se ne allontana. I suoi versanti, ripidi verso sud, s'inclinano con pendio dolce dalla parte opposta. Da questa catena partono verso mezzogiorno brevi contrafforti che racchiudono deliziose vallette; altre egualmente belle e più vaste si aprono verso nord, fra cui la grande e fertile. valle del Baidar. Nudi in generale ed aridi sono i dorsi e gli alti

piani. Parallellamente a questa catena principale ed a nord di essa corrono altre catene secondarie, tutte con versanti ripidi verso sud e dolci verso nord, dando luogo a successivi altipiani. La parte della penisola situata al di là delle montagne è una landa arida e sassosa. Pochi ruscelli solcano questo terreno quasi piano e si perdono prima di giungere al mare. L'aspetto uniforme della steppa muta alquanto nei dintorni di Eupatoria e presso l'istmo di Perekop, dove trovansi laghi salati.

Il clima della Crimea è molto incostante e dipende dalla direzione del vento. La tramontana porta, d'inverno, un freddo intensissimo, ma non dura a lungo. Vi è poi molta differenza di clima fra le diverse località, siccome quelle che variano molto per esposizione. Nella parte meridionale le valli e le coste a ridosso delle montagne godono di un clima temperato e salubre. Gli altipiani e le steppe aperte a tutti i venti e sferzate dal sole hanno un freddo intenso d'inverno, un caldo eccessivo d'estate.

Anche i prodotti delle due parti della penisola sono essenzialmente differenti; la meridionale dà frutti e vino, la settentrionale bestiame e sale.

I corsi d'acqua più notevoli sono: la Cernaia, ch'esce dalla valle del Baidar e, traversata la paludosa pianura d'Inkerman, si getta nella baia di Sebastopoli; il Belbek, la Katcha e l'Alma che corrono quasi parallele da est ad ovest e si gettano in mare fra Eupatoria e Sebastopoli; il Salghir che nasce nei monti e corre attraverso le steppe. Nessuno è navigabile; torrenti impetuosi dopo grandi piogge, si disseccano o quasi dopo lunghe siccità.

La Crimea in quel tempo era traversata da una grande strada, che dall'interno dell'impero russo metteva a Sinferopoli, con diramazioni su Eupatoria e Sebastopoli, e da poche strade secondarie che mettevano in comunicazione le principali città della penisola e si allacciavano alla precedente.

Tra queste città, se così possono chiamarsi, noteremo Sinferopoli, nodo di strade dove i russi, durante la guerra, avevano raccolto i loro principali magazzini; Eupatoria, molto decaduta dall'antica importanza, offriva ancora vari buoni edifizi che riuscirono utilissimi alle truppe alleate; Caffa (Teodosia) nulla conservava dell'antico splendore; Kertsch, prima della

guerra emporio del grano che veniva dal Mare di Azof, erá una piccola, ma ben costrutta e popolata città; Balaclava, villaggio abitato da una colonia greca presentava un porto ristretto, ma profondo e sicuro; Baktchi-Serai ed Escki-Crim, ambedue ex capitali, erano diventati poveri villaggi; Kerson ed Inkerman non presentavano che rovine.

Tutta l'importanza della Crimea si concentrava in Sebastopoli, porto principale della Russia meridionale, arsenale, deposito, stazione ordinaria della flotta russa.

Siede questa città sulla riva meridionale di una grande baia, che, internandosi per oltre sei chilometri da ovest ad est sopra una larghezza costante di 900 a 1000 metri, e con una profondità sufficente per le più grosse navi, forma uno dei più vasti e più belli porti d'Europa.

Da questa baia principale, che per distinguerla dalle altre chiameremo rada, molte altre minori si diramano, internandosi specialmente nella sponda meridionale, a destra e a sinistra di Sebastopoli e per mezzo alla città. Cominciando da ponente, s'incontra in primo luogo la Baia detta della Quarantena; quindi, ben pronunziata anch'essa, quella dell'Artiglieria, piccolo porto destinato al traffico e sul quale si trovavano il mercato e la parte commerciale della città. Segue, procedendo verso levante la Baia del sud, principale fra tutte; essa formava il porto militare di Sebastopoli e divideva la città in due parti quasi eguali: ad ovest la città propriamente detta; ad est un sobborgo, coi dock, l'arsenale, i magazzini ed altri pubblici stabilimenti. Un ramo di questa baia detto Karabelnaia, si stacca dall'imboccatura della stessa, internandosi verso sud e comunica col bacino dei dock. Finalmente più a levante ancora, si incontra un'altra baia secondaria, detta del Carenaggio.

All'estremità della baia principale o rada di Sebastopoli sbocca la Cernaia.

La sponda settentrionale della rada ha qualche insenatura poco pronunziata, ma profonda e sicura.

Sebastopoli è interamente una creazione russa. La sua fondazione cominciò nel 1784; tre anni dopo Caterina II visitò la città e deliberò di farne un grande stabilimento marittimo. I lavori, cominciati subito, furono negletti dopo la morte di

questa imperatrice, ma ripresi sotto Alessandro I e continuarono sotto i suoi successori.

Al principio dolla guerra Sebastopoli, oltre i suoi stabilimenti marittimi e gl'immensi magazzini, racchiudeva molte grandi e belle caserme, un migliaio di case ben costrutte ed oltre 42 mila abitanti, di cui 35 mila appartenevano all'esercito od alla marina. Le fortificazioni erano compite dal lato di mare, abbozzate soltanto dal lato di terra. L'eventualità di un grande sbarco non era stata prevista.

All'estremità della punta meridionale della rada sorgeva il forte della Quarantena; poco discosto la batteria Alessandro e dirimpetto, sull'opposta sponda, il forte Costantino. Queste opere, costrutte con tutte le regole dell'arte, erano armate complessivamente di oltre 250 pezzi. Esse difendevano l'ingresso della rada, e quando, ciò non ostante, una flotta nemica fosse riuscita a sforzarlo, si sarebbe trovata esposta al fuoco dei 110 cannoni del forte Nicola, degli 86 del forte Paolo, posti a guardia dell'entrata del porto militare e a quello di numerose batterie che sorgevano di fronte sull'altra sponda.

In complesso, verso il mare, Sebastopoli era difesa da 610 pezzi di vario calibro disposti su due e anche su tre piani in batterie e forti solidissimi (1). Egli è perciò che gli alleati vedendo l'immensa difficolta di riuscire nell'impresa dal lato di mare deliberarono di eseguire uno sbarco e attaccare la città dal lato di terra.

Le fortificazioni da questo lato consistevano in una cinta che, partendo dalla Baia del Carenaggio, toccava l'estremità della Baia del Sud, incontrava il Forte della Quarantena e finiva sulla riva del mare a nord della Baia dell'Artiglieria. Questa cinta comprendeva sette bastioni, uniti fra loro da cortine varie per lunghezza e intramezzate da opere differenti, secondo la conformazione del terreno. Ad ogni bastione gli alleati diedero poi un nome speciale; i russi gl'indicavano con

un numero.

Il bastione N. 1 (Batteria della Punta) sorgeva all'estremità

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della sponda orientale del Bacino del Carenaggio, indi la cinta costeggiava il ciglio del burrone di egual nome, fino al bastione N. 2 (Piccolo Redan); poi si volgeva a sud-ovest fino al bastione N. 3 (Gran Redan). A metà distanza tra i bastioni N. 2 e N. 3, sorgeva la torre di Malakoff, a cui durante l'assedio fu aggiunto un sistema di opere, delle quali la torre stessa formò il ridotto. Dopo il bastione N. 3, la cinta piegava ad occidente fino al bastione N. 4 (Bastione del Mât o dell'Albero) traversando il gran burrone Sarandinaki, che mette nella Baia del Sud, indi volgeva dal nord-ovest fino al bastione N. 5 (Bastione Centrale) e continuava nella stessa direzione fino al bastione N. 6 (Bastione della Quarantena); poi correva direttamente a nord fino al bastione N. 7 sulla spiaggia del mare. Così dal mare partiva e sul mare finiva, recingendo intieramente Sebastopoli dal lato di sud, mentre dal lato opposto la piazza aveva libere comunicazioni attraverso la rada, in cui le flotte nemiche non potevano entrare.

Però al tempo dello sbarco degli alleati, questa linea di fortificazione non componevasi se non di opere incomplete, anzi in certi tratti era sostituita da una semplice cinta, con caserme difensive.

La storia di Sebastopoli, come della Crimea, è la storia dei popoli che se ne disputarono il successo. Ma l'ultima guerra combattuta in questa regione, non ha, per il suo scopo, nulla di comune con le precedenti. Infatti è la prima volta che la Crimea venne attaccata, non a scopo di conquista, ma per fiaccare la potenza navale della Russia nel mar Nero; ora quantunque l'impresa sia riuscita, lo scopo non fu raggiunto; questa potenza si è riaffermata meglio che mai e tutto dimostra che per fiaccarla ci vorrebbe ben altro che attaccare e distruggere un porto della Crimea.

Al posto di Sebastopoli sorgeva anticamente la città di Chersoneso, colonia greca molto fiorente, che diede allora il nome alla penisola. Questa successivamente fece parte dell'impero romano, poi del bisantino. Nel secolo decimoterzo fu invasa dai tartari che le mutarono l'antico nome di Chersoneso in quello di Crimea, da Escki-Crim loro capitale. Poco appresso, nello stesso secolo, troviamo su tutte le coste della Crimea i genovesi,

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