Images de page
PDF
ePub

cesi col nome di poggio Canrobert, e presso ai cavalleggeri a sud, sulla grande strada, stavano le ambulanze.

Le varie batterie furono disposte qua e là in siti convenienti nell'ipotesi di un attacco per parte del nemico; così tre di esse (1o, 4a e 7a) si trovavano quasi al centro; una (10) stava ad oriente dell'altura detta monte Hasford; un'altra (13) a nord della strada Woronzof, dietro l'accampamento del 9° e del 10° fanteria; un'altra infine (16*) era parcata presso la strada medesima, dietro l'accampamento del 17° e 12° fanteria.

I parchi, l'infermeria cavalli, i magazzini e gli ospedali restarono nelle posizioni che abbiamo precedentemente accennato, cioè sul pendio e sul dorso delle colline che sorgono ad oriente di Balaclava. Quivi alle antiche baracche se n'erano aggiunte delle nuove ed altre si costruivano, specialmente per uso di ospedale. Le ambulanze e i carri del treno facevano il servizio dei trasporti tra il campo e questi stabilimenti. I corpi mandavano a prendere i viveri con bestie da soma.

Su queste alture di Balaclava, presso agli stabilimenti, si trovavano accampate le truppe addette ai servizi speciali, cioè: parte del genio e del treno, quelle di sanità, quelle di sussistenza, la compagnia dell'artiglieria. Vi era pure, presso il parco d'artiglieria, il battaglione d'artiglieria di piazza.

Il quartier generale principale rimase a Kadi-Koi, piccolo villaggio, come abbiamo detto, e gruppo di casupole a nord di Balaclava.

XII.

Misure di sicurezza. La vita al campo di Kamara.

Appena stabilito nella nuova posizione, il generale La Marmora prese le sue disposizioni per la sicurezza del campo, e le portò a conoscenza del generale Pélissier, onde non avvenisse che militari francesi, ignorando la consegna delle nostre sentinelle, tentassero di penetrare oltre la linea degli avamposti, senza essere muniti della prescritta licenza.

Ecco la lettera scritta in proposito al comandante delle truppe francesi :

« Kadi-Koi, 27 maggio 1855.

« Signor generale in capo, (1)

<< Benchè la posizione occupata dalle truppe piemontesi non sia vicinissima alla linea dei russi, ho creduto nondimeno di non dovere trascurare le prescrizioni occorrenti per mettere l'accampamento al coperto da ogni sorpresa.

<< Io sono stato guidato in questo principalmente dal desiderio di abituare, fino dal principio, le mie truppe a fare con tutta regolarità il servizio d'avamposti, quando si trovassero in faccia al nemico.

Conforme alle date consegne, nessuno può avvicinarsi alla linea degli avamposti senza avere la parola d'ordine e nessuno può oltrepassarla senza essere munito di una speciale carta di passaggio.

<< Io non mancherò di farvi pervenire, ogni cinque giorni, la parola d'ordine; d'altra parte, ogni ufficiale francese, che avrà bisogno di percorrere le nostre linee, potrà procurarsi questa parola presentandosi al mio quartier generale. Riguardo alle carte di passaggio, io mi affretterò di metterne a vostra disposizione tutte le volte che mi farete l'onore di domandarmene per i vostri ufficiali. »

Il generale Pélissier rispose il giorno 30 così:

<< Sebastopoli, il 30 maggio 1855.

« Signor generale in capo,

<< Ho l'onore di accusarvi ricevuta del vostro dispaccio del 29 corrente, col quale portate a mia conoscenza le disposizioni che avete prese per il servizio degli avamposti del corpo sardo.

(1) Forse eguale o simile comunicazione venne fatta ai comandanti inglese e turco, ma non ne troviamo traccia nei documenti; forse venne fatta soltanto al francese, perchè i francesi più degli altri andavano girando per gli accampamenti e meno si arrendevano alle intimazioni.

<< Vi ringrazio di queste comunicazioni e divido pienamente il vostro modo di vedere riguardo alle eccellenti e sagge precauzioni, che non potrebbero essere abbastanza rispettate. Ne ho dato oggi io stesso l'esempio, voltando ieri la briglia per non oltrepassare un posto piemontese.

<< Ho ricevuto la serie delle parole d'ordine dal 28 maggio al 1o giugno. Affine che voi possiate godere, nel raggio d'azione delle truppe francesi, la facilità che m'offrite, ho l'onore di mandarvi la nostra parola d'ordine dal 31 maggio al 5 giugno.

<< Profitto dell'occasione per informarvi che ho dato ordine di stabilire presso Kamara un approvvigionamento per 12 giorni a 5000 uomini e 1000 cavalli. Ho prevenuto il generale Morris di questa disposizione, affinchè egli possa intendersi con voi circa i particolari e la posizione di questo magazzino. »

Abbiamo riportato queste comunicazioni perchè servono a dare un'idea dei rispettivi rapporti tra il comando del nostro corpo e quello del corpo francese.

Frattanto nell'accampamento sardo tutti i servizi si andavano ordinando; a Balaclava si ampliavano i nostri stabilimenti; se ne impiantavano dei nuovi; si distribuivano le truppe per i vari bisogni. Grande era il lavoro per le compagnie del genio e per quelle di sanità; le une e le altre erano state rinforzate con uomini tratti dai reggimenti di fanteria.

Agli ultimi di maggio tutte le truppe del corpo di spedizione erano sbarcate; continuava lo sbarco dei materiali. Attendevano a questo lavoro facchini greci, maltesi e turchi coadiuvati e sorvegliati da militari. A tal uopo era comandato a Balaclava un battaglione di fanteria, invece di due compagnie destinatevi fino dal principio.

La truppa al campo era ricoverata sotto le solite tende in uso presso l'esercito piemontese; gli ufficiali sotto tende di vari modelli, francese, inglese, turco, ecc. Però, ad imitazione dei turchi, anzi meglio di loro, i nostri soldati, profittando della vicinanza di alcuni boschi, costrussero in breve tempo capannucce e capannoni di rami intrecciati, sotto cui, durante il giorno, si stava assai meglio che sotto le tende.

Il campo di Karani, tanto piaciuto in principio, s'era lasciato

senza rincrescimento, anzi con molta soddisfazione, perchè, essendosi sviluppate varie malattie (peggiore di tutte il colera di cui diremo in appresso), se ne volle dare la colpa alle condizioni igieniche del campo stesso. Piantando colà le tende era venuto fuori qualche osso di morto, onde si diceva che l'accampamento era sopra un cimitero e i fiori vi crescevano belli perchè ingrassati dai morti. Forse era vero, ma pur troppo no, non era questa la causa delle malattie; le quali continuarono, anzi crebbero al campo di Kamara. Oltre le febbri e il colera si era sviluppata un'oftalmia speciale detta emeralopia da cui molti erano attaccati. Essi cadevano in un'oscurità perfetta poco dopo il tramonto del sole e non riacquistavano la vista se non al mattino seguente. I soldati dovevansi far guidare dai loro compagni sino al fare del giorno. Fu osservato che nessun ufficiale ne soffriva (1). Quantunque la malattia non fosse grave in sè stessa, recava inconvenienti nella ripartizione dei servizi e avrebbe potuto essere causa di guai, se si fosse dovuto respingere un attacco notturno.

L'ospedale di Balaclava era pieno. Qualche ammalato più facile a trasportarsi e qualche convalescente veniva già avviato all'ospedale di Jeni-Koi sul Bosforo. Il 29 maggio si stabili nelle vicinanze di Kamara un ospedale per soli colerosi.

Malgrado le cure del Governo per la provvista e la spedizione di viveri in Crimea, malgrado lo zelo dei funzionari d'intendenza militare, il servizio dei viveri lasciava molto a desiderare. Le distribuzioni si facevano regolarmente, ma i generi erano talvolta avariati e taluni di cattiva qualità. La galletta era buona quando non era ammuffita; sulla pasta e sul riso non troviamo lamenti; il caffè piaceva ai soldati e lo bevevano volentieri anche gli ufficiali, benchè sapesse di marmitta; il vino era pessimo; peggio di tutto la carne salata, buona o cattiva che ne fosse la qualità, perchè a tutti, ufficiali e soldati, ripugnava (2) e non uno su cinquanta vi attaccava il dente. Tanta ripugnanza non era stata prevista, epperciò di

[blocks in formation]

(2) In quel tempo non si conoscevano ancora le odierne eccellenti scatole di carne in conserva.

questo genere erano stati fatti grandi acquisti. Il generale La Marmora insisteva continuamente presso il governo e presso i funzionari d'intendenza per avere carne fresca; ma la cosa. fu difficile sempre e nei primi giorni impossibile; questa mancanza quasi assoluta di carne ha certo contribuito allo sviluppo delle malattie.

Gli ufficiali facevano mensa per battaglione. Fino dai primi giorni erano stati distribuiti gli utensili di cucina e il servizio di tavola, il tutto in latta e ferro battuto. Ogni battaglione aveva due grandi tende coniche, una per l'uffizio di maggiorità, l'altra per la mensa, ma siccome non vi erano nè sedie nè tavoli si trovò un modo ingegnoso per supplire alla mancanza. Nell'interno della tenda, a mezzo metro dall'orlo, si scavò un fosso circolare abbastanza profondo perchè un uomo potesse stare comodamente seduto tenendo i piedi nel fosso e largo poco più di mezzo metro. La terra ricavata dal fosso si pose nello spazio circoscritto da esso, formando così nel mezzo una piattaforma a pareti verticali, sostenute da assicelle di casse disfatte. Intorno ad essa, come intorno a una tavola, sedevano a mensa gli ufficiali sull'orlo del fosso, e allo scrittoio gli scrivani.

Per tenere i viveri al fresco, ogni battaglione aveva scavato una gran fossa rettangolare, rivestendo le pareti con graticciate e ricoprendone il pavimento con assicelle. La terra scavata, deposta all'intorno e tenuta su con rami d'albero, formava le pareti al dissopra del suolo. Rami, graticciate, assicelle e zolle formavano il tetto. Ci si stava freschi come in cantina.

Sotto le tende della truppa, con paglia e fieno distribuito dai magazzini e con fogliame secco raccolto nei boschi s'era formato un discreto giaciglio. Agli ufficiali si distribuivano le cassette da galletta a misura che si vuotavano. Di due se ne faceva una. Si riempiva di paglia o di fieno e si aveva un letto abbastanza comodo.

Non troviamo lagnanze pei foraggi come pei viveri. Forse, più che le provviste inviate dal Piemonte, giovò nei primi mesi la vicinanza della valle del Baidar, dove s'era trovata una insperata abbondanza. Generali sono invece le lagnanze (non

« PrécédentContinuer »