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cooperazione dell'Austria, si mostrassero facili a togliere il proprio appoggio al costituzionale Piemonte, e posponessero per tal modo una causa di minor importanza ad un'altra di maggior interesse e più strettamente connessa alla tutela dei cardini dell'equilibrio europeo.

Mentre si mostrava urgente il bisogno di riparare preventivamente questo colpo, di cui era minacciato il cuore stesso d'Italia, da altra parte il pronto accorrere del Piemonte al convegno dato ne' campi di guerra da Francia e Inghilterra, era l'unico spediente meglio valevole a contendere all'Austria i vantaggi dell'alleanza, quando essa si collegasse colle potenze occidentali; che se il Governo di Vienna si fosse messo con la Russia, l'impresa di Crimea sarebbesi tramutata in una guerra di nazionalità risorgenti, e lo spontaneo e sollecito concorso prestato dal Piemonte diverrebbe il perno della risurrezione della grande patria nazionale.

« Il conte di Cavour vide addirittura questi veri nel modo luminoso del suo ingegno straordinariamente complessivo. Egli dirizzò pertanto l'animo ad attuare il disegno di partecipare alla lega; se non che grande fu l'opposizione da lui scontrata. La prima lotta che ebbe a sostenere fu nel seno stesso del suo Gabinetto, che da principio trovò tutto contrario ad impegnare il paese in una guerra così lontana e tanto incerta ».

"Vinto l'ostacolo de' colleghi dissenzienti, restavano non minori impedimenti da superare. Fu nel novembre di quell'anno 1854 che l'Inghilterra fece al Governo di Torino le prime sollecitazioni per averlo socio nella lega contro la Russia. Ma le condizioni della proposta britannica non garbeggiavano punto al conte di Cavour. Il Gabinetto di Londra.

chiedeva l'aiuto d'un determinato numero di soldati, che a proprie spese invierebbe e manterrebbe in Crimea a rinforzo del corpo d'esercito comandato da lord Raglan.

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Dichiarato questo progetto inaccettabile, il ministro dirigente gli affari esteri della Sardegna, per l'intermedio del Governo francese, pose innanzi un altro disegno di convenzione, per il quale il Piemonte entrava nella lega pari alle due grandi potenze alleate nei diritti e nelle eventualità. L'aiuto finanziario dell'Inghilterra veniva accettato non a titolo di sussidio, ma come imprestito puro e semplice ".

- All' infuori di queste stipulazioni, il conte di Cavour solertemente si adoprò per introdurre nel capitolo alcuni articoli segreti valevoli a guarentire stabilmente la monarchia costituzionale piemontese a riscontro dell' Austria. Anche a dare una legittima soddisfazione al sentimento nazionale italiano, cercò di sospingere la Francia e l'Inghilterra a impegnarsi formalmente a praticare i migliori uffizi per indurre il Governo di Vienna a levare i sequestri posti sui beni dei fuorusciti lombardi e veneti.

- Ma come egli s'avvide che l'Austria, subodorate tali pratiche, si era posta all'opera di contrariarle, concedè tosto alle due grandi potenze occidentali meglio di quello che dal Governo di Vienna aveano potuto ottenere, e con veggente ardimento introdusse il Piemonte come offensore nella grande contesa europea ».

Il 10 gennaio 1855 si conchiudeva un trattato d'alleanza fra le due grandi potenze occidentali e la Sardegna col quale si facea adesione al trattato conchiuso fra l'Inghilterra e la Francia e sottoscritto a Londra il 10 aprile 1854.

II.

Il giorno 26 dello stesso mese il conte di Cavour presentò alla Camera il trattato che constava di due convenzioni: l'una concernente la forza militare che il Piemonte si obbligava di fornire, l'altra il modo di sopperire alle spese.

Il 2 febbraio il deputato Giovanni Lanza, relatore della Commissione, presentava la sua relazione nella quale, dopo d'aver esposte le obbiezioni principali che si erano fatte all'approvazione del trattato e le considerazioni che aveano indotto la maggioranza ad un voto favorevole, soggiungeva:

Da otto secoli la Croce di Savoia brillò sopra tutti i campi di battaglia, e con valore non rare volte strappò una fronda d'alloro alla vittoria che accrebbe la gloria e la possanza de' suoi Stati. Prese parte o direttamente o indirettamente a tutti i grandi interessi europei, dove seppe trarre sagacemente profitto del suo sangue e del suo valore. Non sarà certamente dopo gli avvenimenti del 1848, che inaugurarono una politica più larga e francamente nazionale, che la Sardegna vorrà recedere dalla via gloriosa fin qui battuta per adottare una politica timida ed egoista, quasichè i suoi destini fossero già compiuti.

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Questa politica converrebbe solo ad uno Stato che più nulla avesse a sperare, più nulla a temere, ad una nazione che potesse dichiararsi soddisfatta dello statu quo. Tale certamente non è la condizione del Piemonte, parte non ispregevole d'Italia, che ha pur diritto a migliori destini, la quale ripone le sue più care speranze in questo felice angolo della classica terra. Ripetiamo, per decoro del nostro

Paese e di questo Parlamento, che nessuna voce si alzò per propugnare un isolamento assoluto nella difficile crisi in cui versa l'Europa ».

Se però il conte di Cavour avea potuto vincere la riluttanza de' suoi colleghi, ad eccezione del solo generale Dabormida che avea preferito ritirarsi, anzichè dare il suo voto, e l'opinione generale avesse in genere fatto plauso al trattato, l'approvazione del medesimo alla Camera, specialmente, fu non poco contrastata.

- Noi non guadagneremo alla guerra, disse il deputato Farina, nè gloria, nè considerazione politica, nè influenza morale, neppure la stima delle altre potenze.

- L'alleanza che ci si fa stringere, dichiarò il veneto deputato Tecchio, ci rende complici dell'oppressione dei popoli, e ci getta impotenti, disarmati, ruinati in balìa dello straniero. Sia maledetto, esclamò, chiunque pronuncia il nome d'Italia in un congresso ove siede l'Austria.

Se la Camera ratifica questo trattato, soggiunse il deputato Brofferio, è bello che finita pel Piemonte e per l'Italia. L'alleanza, considerata economicamente, è una grande leggerezza; militarmente, una grande stoltezza ; politicamente, un grande misfatto ».

Si respingea poi l'alleanza, non solamente come inopportuna e piena di pericoli, ma come antinazionale e odiosa, perchè a traverso dell'Inghilterra e della Francia avrebbe unita l'Italia all'Austria da poco impegnata nella politica, nella quale si volea precipitare la Sardegna. E non doveano essere state che le minaccie delle potenze occidentali che aveano condotto il Governo a stringere quel trattato senza alcuna riserva.

La discussione parlamentare durò una settimana alla Camera elettiva e tre giorni al Senato del Regno.

« Alla Camera elettiva, ha scritto il Massari ne' suoi Ricordi biografici sul conte di Cavour, il maggior discorso fu quello del conte di Cavour; la causa ottima non potea avere più abile difensore.

Non lasciò, egli disse, nessuna obbiezione senza risposta, nessuno degli argomenti allegati dagli avversari senza confutazione; annoverò le ragioni politiche che consigliavano l'approvazione del trattato; espose gli intendimenti dai quali il Governo era stato mosso a conchiuderlo; dimostrò come le ragioni degli interessi si riscontrassero con le politiche e al pari di queste militassero a favore del trattato; dimostrò quanto l'alleanza anglo-francese fosse popolare presso l'opinione liberale di quelle nazioni, e ricordò come ai legislatori del Piemonte dovesse stare sommamente a cuore di non alienarsi, di non perdere il favore di quella opinione. E poi innalzavasi a più elevate considerazioni nazionali ».

Nel Senato del Regno il marchese Cesare Alfieri di Sostegno svolgea ampiamente e sapientemente le ragioni che doveano consigliare l'approvazione del trattato, e il conte di Cavour lo difendeva con la stessa abilità con cui l'avea difeso alla Camera elettiva.

Il trattato fu vinto alla Camera elettiva con 95 voti in favore e 64 contrari; in Senato con 63 voti favorevoli e 27 negativi.

III.

Il Piemonte avea così a prender parte alla guerra non come ausiliario stipendiato, ma come alleato e sul piede di perfetta eguaglianza colle potenze alle quali si associava per meglio affermare e non per alienare la sua indipendenza.

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