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sicchè essi non appaiono che in qualità di secondarii, e nella direzione della guerra subordinati. Le truppe di tali alleati sottostanno ai proprii comandanti solamente nei riguardi dell' ordine e della disciplina; nel resto obbediscono al comando militare della potenza principale. Di equipaggiarle, riempirne i vuoti nel contingente convenuto, e mantenerle sul teatro della guerra incombe per dottrina dei più all' alleato stesso che le somministra. Egli partecipa al bottino fatto col concorso delle sue truppe, ma non gìà alle conquiste di territorî. La conclusione della pace spetta unicamente alla potenza ptincipale, ma coll' obbligo di comprendervi anche l'alleato, mentre all' opposto all'alleato non è lecito di fare arbitrariamente pace separata per suo conto, nè ritirare le sue forze e dichiararsi neutrale (1).

Si ricordi però l'avvertenza già premessa, che queste regole di ragion naturale possono venire modificate più o meno dall' accordo delle parti, come appare essersi fatto in molti trattati sì antichi che recenti.

Quelli della terza categoria, che soltanto in ampio senso meritano nome di alleati mentre propriamente sono mercenarii, non hanno altro diritto fuorchè quello della retribuzione convenuta, ed a quella parte del bottino o delle prede da loro fatte, che parimente fosse stabilita nella convenzione ovvero concessa dal comando militare della nazione, a cui servono, secondo gli usi della guerra.

Ma obbligo comune in tutte e tre le forme di concorso si è quello di prestarsi reciprocamente aiuto di fronte al nemico ogni qualvolta l'uno o l'altro combattente ne abbisogni.

(1) De Martens, S 301.

§ 65. Rapporti giuridici degli alleati col nemico.

Anche nei rapporti di diritto fra gli alleati e la potenza nemica porta differenza la qualità o modo dell' alleanza. Nell' alleanza della prima specie (cioè per interesse e scopo comune), le potenze alleate si fanno ugualmente nemiche a quella contro cui è mossa la guerra. Ed essa dal canto suo le combatte tutte del pari, e può portare la guerra nel paese di ciascuna e di tutte a piacimento: e ciò tanto se il patto di alleanza sia contemporaneo alle intraprese ostilità, quanto se anteriore.

Invece nell' alleanza puramente ausiliare, molti scrittori, e si può dire il maggior numero di essi, fanno la distinzione del tempo in cui il patto venne conchiuso. Se fu all' occasione della presente guerra, anche le nazioni per tal guisa alleate si possono trattare da nemiche non meno che il belligerante principale, appunto pel fatto che si sono esse dichiarate tali col pattuire e prestare il soccorso. Che se all' opposto porgono un soccorso dovuto per trattato precedente e generale, siccome non fanno ora atto di nimicizia particolarmente diretto contro l'attuale belligerante, così debbonsi ancora riguardare quali neutrali; nemiche diventano ed esposte alle vicende della guerra bensì le truppe che entrano in campagna, ma non la nazione che le spedisce. Contro la quale teoria, si scaglia violentemente Pinheiro Ferreira nelle sue note al de Martens (1). « Sarebbe, così egli, un sistema ben singolare di guerra codesto di

(1) De Martens, S 304.

risparmiare colui, che ci fa atti di ostilità, per ciò solo che non ne fa per avventura tanti quanti potrebbe, ma solamente quanti nel suo interesse ha stimato opportuno di farne d'accordo col nostro nemico. È vero che essendo il trattato di alleanza di data anteriore alla rottura della guerra, non ebbe egli in allora la intenzione diretta a danno nostro particolare; ma noi possiamo rispondere, che nemmeno è nostra intenzione di punirnelo perciò. Noi non facciamo, che paralizzare colla guerra, per quanto ci è possibile, le sue forze, affinchè non gliene restino di avanzo per soccorrere il nostro nemico. È giusto, che egli soddisfi a' suoi impegni verso l'alleato, ma non è meno giusto, che noi facciamo del nostro meglio per torgliene i mezzi. »

Dalla quale argomentazione dell' acuto pubblicista mi pare potersi dedurre per conseguenza, che dipenda interamente da noi il consentire a tale alleato, attesa la innocenza delle sue intenzioni (1), una imperfetta neutralità, oppure intimargli la guerra come partecipe delle ostilità a nostro danno. Non sarebbe egli che si pone rispetto a noi nello stato di guerra pel fatto del soccorso che presta al nostro nemico, ma egli pone noi nel diritto di dichiarargliela, se lo stimiamo opportuno per la nostra difesa ; onde che la diventa questione di utilità e di prudenza per noi, meglio che di diritto per lui .(2). Bisogna bensì confessare, che posta tale teoria egli verrebbe a trovarsi

(1) Per giudicare equamente della innocenza o reità delle intenzioni converrà aver riguardo alle circostanze nelle quali il trattato fu conchiuso, p. es, se lo scoppio delle ostilità si poteva in allora prevedere ec.

(2) Heffter ammette questa neutralità imperfetta pel solo caso di guerra difensiva, e la condiziona appunto nel modo qui

nella dura condizione di andare incontro ad una guerra in ogni caso, cioè o per intimazione del suo alleato quando mancasse alla convenzione, o per quella del nemico perchè la osserva. Ma in questa condizione si è già posto egli stesso mediante il trattato di alleanza, ed è in fine quella medesima in cui si trovano anche gli alleati in causa comune.

Così potrebbesi ragionare stando al rigoroso diritto primitivo. Che se poi guardiamo a ciò che convenga nell' interesse generale della umanità, e quindi alla norma da seguire in un trattato ovvero in un codice internazionale fra popoli civili, credo bene che debba darsi la preferenza alla dottrina più comune degli scrittori ritenuta anche dal Bluntschli nel suo moderno diritto internazionale codificato; cioè che il soccorso prestato in forza di un patto precedente, e senza previsione dell'attuale guerra, non faccia perdere alla potenza che lo presta il diritto e la qualità di neutrale (1).

Laddove poi sia discorso di soldati stranieri puramente mercenarii ingaggiati prima della guerra, oppure di volontarii che si arruolano arbitrariamente senza permesso del proprio Governo, è fuor di dubbio che la nazione a cui appartengono non risponde dei fatti loro, nè quindi può giustamente venir tratta nella lotta.

esposto scrivendo: «Tale neutralità ha luogo primieramente quando avanti il cominciamento delle ostilità e non in vista di una guerra attuale una potenza ha promesso de' soccorsi ad uno dei belligeranti sempre che non presenti alcun carattere aggressivo, e che l'altra parte non vi si opponga.» § 144.

(1) Bluntschli, § 759.

CAPO III.

LA GUERRA IN ATTO

ARTICOLO I

LA GUERRA NEL RIGUARDO DELLE PARTI BELLIGERANTI

§ 66. Atti che sogliono accompagnare il cominciamento della guerra e immediate conseguenze: teatro di

guerra.

Dividiamo questo capo in due articoli per l' abbondanza e varietà della materia che vi si comprende nel primo consideriamo la guerra con riguardo alle parti belligeranti, nell' altro con riguardo ai neutrali.

La guerra ha principio o colla dichiarazione, ove la si faccia, e nel tempo in essa fissato, o per alcuno di quelli altri modi, che come abbiamo veduto (§ 61) possono tener luogo della formale dichiarazione.

Al cominciamento delle ostilità a mano armata sogliono precedere o andare uniti certi atti ora facoltativi ed ora doverosi. Fra questi vengono annoverati alcuni che noi abbiamo posti fra i mezzi ostili e nocivi prima che la guerra abbia avuto principio, ed anzi usati allo scopo di evitarla, quali sono: l'embargo, il sequestro, il richiamo e rinvio degli Agenti

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