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quanta la Statistica. Come il ventre, considerato in sè stesso e negli officj suoi, non costituisce nè tutta la persona, nè tutto lo stato dell' animale; così l'industria ed il commercio non costituiscono nè tutta la persona, nè tutto lo stato di una nazione, nè finalmente quella potenza che forma la sicurezza e la prosperità delle genti. Certamente l'attività e le funzioni del ventre non sono che un'astrazione dell'attività e delle funzioni dell'organismo del tutto; e però invano si potrebbe prescindere dallo studio del tutto, volendo anche dar ragione del solo ventre. Se dunque piacesse anche di restringere i prospetti statistici alla sola politica economía, sarebbe sempre necessario che la Statistica possedesse tutta la nozione dello stato civile, onde non procedere alla cieca. E per iniziare in qualche modo quella nozione direttrice, di cui parliamo, giova considerare quanto segue.

§ 1072. Due sono le relazioni massime, sotto le quali esaminar si deve qualunque nazione. Le prime sono le esterne; le seconde le interne. Nelle prime si assume come scopo primario la sicurezza da offese, sia territoriali sia personali, dello Stato e dei cittadini. Qual è il primo mezzo? Procacciare il credito esterno di considerazione e di confidenza; lo che si ottiene co'l rispettare e farsi rispettare mediante la possanza politica e la lealtà. Ora, al dire dei diplomatici, il credito di considerazione risulta dalla possanza pecuniaria, dalla militare e dalla federativa. Conviene spiegare a dovere in che veramente ognuna consiste, perocchè enormi abbagli si possono commettere nel concepire ognuna di queste specie di potenza.

§ 1073. Nelle relazioni interne l'oggetto fu già definito; ma non si conoscono bene i mezzi. Havvi una possanza interna nazionale, senza la quale non può esistere la vera possanza esterna. Dico la vera, per distinguerla dall'ammasso materiale dei tesori e delle armate, il quale si suole sempre confondere con la forza politica dello Stato. La parte fisica deve certamente intervenire; ma la corpulenza non si deve confondere co'l vigore e con l'alacrità di uno Stato. Per la qual cosa conviene, prima di tutto, rispondere al quesito fondamentale, nel quale si tratta di sapere in che consista la possanza civile, considerata nel suo senso più generale e nella sua vera essenza. Per rispondere adequatamente a tale quesito occorrerebbe un esteso Trattato. Ma per non lasciar privi i nostri lettori almeno di alcune nozioni su la proposta questione e su la verità della risposta, domanderemo qual sia la più generale idéa che si deve formare della potenza di uno Stato. Il sig. Dupin confessa che i dati nella Statistica debbono servire a qualificare e a mi

surare la potenza delle nazioni. Ora al nome di potenza nazionale quale concetto si deve annettere ?

§ 1074. In natura realmente non esistono che uomini, cose e produzioni derivanti dalle loro azioni. Queste cose, questi uomini e queste produzioni non esistono in uno stato generale, diviso ed astratto, ma in uno stato particolare, unito e concreto. Dunque la potenza di uno Stato si risolverà in ultima analisi nella somma dei poteri particolari e connessi delle cose, degli uomini e delle produzioni loro, consociati in un dato territorio. Ma benchè ciò sia vero, dovremo forse dire che la somma di tali poteri naturali si possa assumere in massima come equivalente alla potenza di uno Stato?

§ 1075. E troppo noto che fra l'idéa dei poteri naturali di un popolo e della potenza politica di uno Stato passa una importante differenza. Egli è vero che per costituire la potenza politica si ricercano i poteri naturali delle cose e degli uomini che compongono uno Stato; ma data l'esistenza dei poteri, non ne risulta per ciò stesso la potenza politica. Questa potenza deriva così dallo sviluppamento dell' elaterio e dell'armonía perpetua di questi poteri, che senza di ciò non v' ha potenza; e la potenza diviene maggiore o minore presso il medesimo popolo co 'l crescere o co 'l venir meno dello sviluppamento economico, morale e politico; con l'estendersi o co 'l restringersi dell'armonía; con l'afforzarsi o con l'affievolirsi l'energía dei poteri medesimi. I poteri rimangono, ma la potenza svanisce. Ricordiamoci di Roma.

S1076. Onde comprendere più chiaramente la verità di questa osservazione io vi domando in che veramente consistano i poteri naturali di un popolo. La risposta è agevole. Essi consistono nei poteri naturali d'ogn' individuo, non dimenticando le qualità fisiche e le produzioni naturali del suo territorio. Ora siccome in ogni uomo si distingue il conoscere, il volere ed il potere fisico di eseguire; così i poteri di un aggregato d'uomini conviventi in civile consorzio si ridurranno (dopo la somma delle cose naturali e fisiche di quel popolo) alla cognizione delle cose riguardanti l'intiero complesso della communanza, al volere e al potere eseguire le cose riguardanti la communanza. Quando si parla del potere di esecuzione, si comprende la somma di tutte le forze fisiche, e quindi le territoriali e le altrimenti procacciate.

§ 1077. Ma se queste cognizioni non sono adequate al bisogno; se questa volontà non determina l'esecuzione di quelle medesime cose che dalla cognizione vengono presentate; se l'energia della volontà dei singoli, se il complesso delle forze fisiche non è proporzionato alla forza

degli ostacoli che si debbono superare; allora non v'è più potenza politica. Essa dunque risiede necessariamente nella cospirazione unanime delle mire, dell'energía morale e delle forze fisiche della communanza, altronde proveduta dalla natura di mezzi materiali: il tutto proporzionato alla forza delle circostanze giovevoli o nocive alla sua sicurezza e soddisfazione. E quì si comprende la potenza comparativa fra Stato e Stato, onde guarentirne l'indipendenza.

§ 1078. Supponete voi una grande popolazione senza il corredo di quelle forze morali che derivano dalla cultura, e che insegnarono a moltiplicare le forze fisiche? Allora vedete un branco di Européi conquistare un nuovo mondo per la sola superiorità di queste forze morali, e dei mezzi che queste forze somministrarono.

$ 1079. Accordate voi una superiorità di cultura nelle lettere e nelle arti, senza unirvi le forze fisiche? Allora vedete la Grecia soggiogata da Roma.

§ 1080. Accordate voi superiorità di cultura, e un aggregato di forze fisiche senza quella energia nazionale che deriva dall'amor della patria, e da un senso elevato della propria dignità? Allora vedete trenta mila Greci conquistare l'Asia; allora vedete i Barbari del medio-evo conquistare l'Impero d'Occidente; pochi Tatari conquistare la China, pochi Crociati conquistare Costantinopoli.

§ 1081. Su che dunque si risolvono i veri elementi della potenza di uno Stato? Nella cultura, nel patriotismo, nella popolazione spinta ad un dato grado in un paese adatto alla buona sociale convivenza. Nell'unione simultanea di questi elementi, nel complesso dei mezzi prodotti da questa unione consiste in generale la potenza politica di uno Stato. S 1082. Ma la considerazione della potenza politica è indivisibile da quella della sicurezza e della soddisfazione di un popolo, perchè appunto l'oggetto della potenza è quello di ottenere sicurezza e soddisfazione. Dunque tentando egli, ma non producendo l'effetto inteso, si trova impotente a produrlo; dunque la forza di questi elementi, e quindi la potenza politica, si deve necessariamente determinare in conseguenza dell'efficacia a produrre nei rispettivi casi la commune sicurezza e soddisfazione.

§ 1083. Per lo che devesi conchiudere, che la potenza politica di uno Stato consiste in quel grado di cultura, di patriotismo, di popolazione in un paese adatto a convivenza; e in quella unione di mezzi derivanti da queste cause, per cui debba nascere naturalmente la commune sicurezza e soddisfazione di un popolo vivente in società politica.

§ 1084. Qui la sicurezza, come ognun vede, si considera ne' suoi rapporti tanto interni, quanto esterni. E sebene nei rapporti esterni non si tenga conto che degli elementi della forza rispetto ad un altro Stato politico; ciò non ostante, seguendo la connessione necessaria delle cose, risulta che questa forza non può derivare che dagli elementi stessi che formano la sicurezza e la prosperità interna. Dunque in ultima analisi la potenza esterna, a fronte di pari forze materiali di altri Stati, risulta dalle condizioni costituenti la vera potenza interna.

§ 1085. Considerando la nozione qui prodotta della potenza di uno Stato, ognun vede essere ella un oggetto, il quale se risulta dalla cospirazione di molti mezzi, egli è però semplice e indivisibile, come il corso di un corpo sospinto da più forze. Dunque la potenza si deve considerare come un prodotto solidale ed unico di tutte le cagioni cospiranti ed associate: mancandone una sola, la potenza non esiste più. A che valse al successore di Gengis-Kan la conquista della China, che un secolo dopo fu da altri rapita ai Mongolli? Se pe 'l contrario alle forze materiali della conquista avessero associata la nazionale, essi avrebbero respinto i barbari, come ai tempi di Camillo e di Mario fecero i Romani. Ciò che dicesi rispetto alla potenza militare, si deve pur dire rispetto alla pecuniaria e alla territoriale, come fu già osservato nell'antecedente Articolo (fino alla Quest. V. incl.); e però dobbiamo aver sempre presente non potersi rettamente stabilire e concepire la nozione della potenza di uno Stato, se non si fanno concorrere tutte le cause cospiranti all' unico effetto solidale della soddisfazione e sicurezza nazionale fino a quel segno che le circostanze necessarie richieggono. Per lo stesso principio la stabilità e la conservazione della potenza necessariamente richiede la stabile conservazione ed azione di queste cagioni, di modo che esse aumentino e si modifichino secondo le esigenze dei luoghi e dei tempi. Quando tutti sono fanciulli, sarà permesso d'essere fanciullo robusto e perspicace; ma quando altri saranno cresciuti, che cosa si esige?

S 1086. A conferma della verità della recata nozione della potenza degli Stati si osservi quanto segue. Fu posto come aforismo dal celebre Bacone da Verulamio, che nelle civili società prevale la forza regolata o la sregolata. Ora si domanda quale sia la forza prevalente qui contemplata. E vero, o no, che questa è la forza di molti contro la forza di un solo o di pochi? Dunque non può esistere potenza umana collettiva senza la cospirazione delle forze dei singoli. Ora quì si domanda se possa esistere una cospirazione di forze senza una cospirazione

d'interessi verso lo stesso oggetto. Ma come verificare una cospirazione d'interessi senza una ferma cognizione (1) dei vantaggi positivi e negativi, e senza un' equa soddisfazione dei costanti ed imperiosi bisogni della natura si fisici che morali? Più ancora: dopo un'assai innoltrata civiltà basta forse avere un popolo alimentato per avere un' energica città? Qual è l'unico ed infallibile mezzo onde formare un popolo di cittadini?

§ 1087. Queste condizioni sono indispensabili, e formano una legge tanto certa, tanto palpabile, tanto inevitabile, quanto le leggi fisiche. Qui vediamo la formula generale ed irrefragabile della legge fondamentale, e dirò così mecanica, della potenza degli Stati, proclamata dalla stessa natura. La potenza dunque dello Stato altro non è che la maggiore potenza della stessa natura, procurata dall'opera umana con le forze stesse della natura, e secondo l'impulso sociale della natura. Ma posta questa idéa, che cosa ne emerge per la cognizione della nozione direttrice delle Statistiche? Doversi chiaramente discernere le forze naturali stimolanti e raffrenanti delle nazioni, senza il concorso delle quali non esiste vita alcuna. Dopo ciò conviene ordinare codeste forze in un sistema unito, dal quale risulti l'effetto della sociale possanza. Allora si vede ciò che deve appartenere all'arte umana, e ciò che si deve lasciare alla natura; allora si apprezzano i motori reagenti sì dell'autorità politica, sì della religione, sì dell'onore, e sì della sociale convivenza, tutti cospiranti allo stesso scopo, tutti coincidenti su lo stesso soggetto, tutti sostenuti ed avvalorati scambievolmente, e tutti producenti l'effetto vitale di quella moderazione che forma il pregio supremo d'ogni vivere civile.

§ 1088. In questa maniera vengono raccolti e congegnati i primi tratti fondamentali di quella nozione direttrice che deve precedere, accompagnare e susseguire le Statistiche, e senza la quale il concepimento, le ricerche, l'esposizione e i giudizj sono ciechi, e quindi o falsi o mal sicuri, sia che vogliate tessere una Statistica generale, sia che ne tracciate una particolare. Tutto nella vita è così unito, connesso e dipendente dal temperamento solidale delle forze e dal principio centrale ed unico dell'azione loro, che il vero stato di qualunque parte del corpo sociale e qualunque ramo d'industria non può essere conosciuto per le sue vere cagioni, se non si conoscono le leggi fondamentali della vita degli Stati qui indicate.

(1) Negli Annali Universali di Statistica qui si legge: una mutua partecipazione di vantaggi. (DG)

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