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all'autore di aggiungere nelle altre diciasette pagine, verrà esposto ed esaminato allorchè giustificheremo il settimo Capo ora proposto.

§ 1101. Da tutto questo lavoro il Publico potrà comprendere la mortificante verità, che la civile Statistica è una scienza la quale sta ancora nel caos. Da ciò egli potrà dedurre il motivo che ci spronò ad intratenerci con più Articoli successivi su l'ordinamento di questa scienza, senza che ci venga dato carico di aver avuto in mira più tosto una personale censura, che un tentativo onde tracciare a dovere almeno le massime fondamentali e direttive di quest' ordinamento. L' importanza poi del soggetto giustifica a bastanza le indagini e le cure da noi

assunte.

§ 1102. Molte e molte storie, molte e molte cronache, molte e molte biografie furono scritte prima che si conoscesse l'arte di scrivere le storie: così molte e molte relazioni di paesi, molte e molte tavole così dette statistiche già furono compilate e si compileranno ancora prima di conoscere l'arte di comporle. Quando si parla di arte, si parla d'un ordinamento di cose tendenti ad un dato intento, ossia ad un dato effetto. L'arte storica e l'arte statistica coincidono nello stesso scopo.

§ 1103. Fu detto e ripetuto come proverbio, che la buona storia est magistra vitae. Che cosa significa questo detto? Che con la rimembranza dei fatti passati la storia anticipa all'età presente i frutti dispendiosi e lenti di una fortuita esperienza. Li esempj passati servono di lezione, sia per applicarci al bene, per applicarci al bene, sia per guardarci dal male. Se la precognizione distingue l'uso della ragione matura dall'uso dell'intelligenza fanciullesca; se questa precognizione inspira le speranze e i timori, e quindi o alimenta le aspettative e la sicurezza, o ingerisce lo scoraggiamento e l'ansietà; questa stessa precognizione, sollevandosi ad una sfera più alta, tenta cogliere le cagioni produttrici della buona o trista posizione della società.

S 1104. Co 'l trattare dell' ordinamento delle Statistiche noi in sostanza ci occupiamo dell'arte di comporre le civili Statistiche, dirò così, magistrali, e non le empiriche o casuali. E siccome ogni arte dipende necessariamente da una precognizione, così prima di tutto fa d' uopo sapere di quali cognizioni debba essere dotato il compositore delle Statistiche magistrali per riuscire nel suo lavoro. Ecco il vero punto di vista, sotto il quale bramo che vengano riguardati i miei pensieri.

§ 1105. Premesse queste dichiarazioni, passo a spiegare ed a giustificare i rilievi ora riferiti su lo scritto del sig. Say, lasciando al Publico

illuminato il portare sentenza su la ragione o il torto dell'una o dell'altra parte.

I. Prova del primo Capo.

§ 1106. Il signor Say incomincia co 'l dire che « la Statistica ha per » oggetto di far conoscere la posizione sociale d'una contrada, d'una » provincia, d'una città in una data epoca. » In uno scritto scientifico, destinato ai progressi della scienza, può forse bastare una vulgare e confusa indicazione delle cose, o non più tosto convengono buone, distinte e ben complete definizioni? Concedo che all'indigrosso si può dire che con la Statistica si espone lo stato sociale di un dato popolo in un dato luogo e tempo; ma con queste vaghe indicazioni si può forse distinguere la Statistica civile dalla naturale, e la Statistica materiale ed empirica dalla filosofica e magistrale? Si può forse distinguere sì l'una che l'altra da un mero Viaggio, o dalla Storia positiva? Io me ne appello al senso commune ed alle cose già dette.

§ 1107. Affinchè poi distintamente si comprenda quale sia il senso annesso alle denominazioni di Statistica naturale e civile, e di Storia positiva, e quale differenza passi fra tutte queste cose, noi per amore di brevità richiamiamo quanto fu esposto nella prima Questione. Il lettore vedrà che anche nell'argomento delle Statistiche si deve aver somma cura di ben distinguere e ben definire, per potere indi ben pensare e ragionare. Sono già due mila anni che si va predicando che conviene incominciare co 'l ben definire; ed in capo a questi due mila anni si sprezza più che mai questo precetto: di modo che altro non si fa che o raccozzare embrioni azzardati d'idée indigeste, o rifrigere pensieri già divulgati, aggiungendovi la pestilenza delle metafore improprie e delle locuzioni indeterminate (1).

(1) Qui cade in acconcio di far osservare che l'Academia Reale di Francia, nella sua Seduta del giorno 11 Giugno 1827, propose un premio a chi presentasse lavori statistici con date condizioni. Il relativo Programma fu riportato nel Volume XIII. alla pag. 324 e seg. degli Annali Universali di StatistiQuesto Programma incomincia dicendo: Scopo di questa scienza è il riunire e pre"sentare con ordine i fatti che concernono » direttamente la politica economía." Benchè dottrinalmente non dichiari che cosa in tenda siguificare col nome di Economía, ciò

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non ostante dalla enumerazione che segue s'intende aver essa avuto in mira l'ordine sociale delle ricchezze, e nulla più.

Ora qui si domanda con quale diritto l'Academia siasi fatto lecito di restringere l'oggetto della Statistica a questa sola sfera. Essa era bensì padrona di proporre un premio per una Statistica economica, per una sanitaria, per una giudiziaria; ma non mai di sovvertire e mutilare il concetto annesso alle parole. Certe jam mentitur Capito. Tu enim, Caesar, civitatem dare potes hominibus; verbis non potes.

$ 1108. Malgrado però che il sig. Say non ci abbia presentato nè la definizione, nè il preciso oggetto voluto dalla scienza, egli adotta una nozione di commune consenso, in forza della quale non si può scambiare lo scopo, nè smembrare la competenza della Statistica. L'oggetto della Statistica (egli dice) è la posizione sociale di una data popolazione. Ha egli ben ponderato e ben ritenuto che cosa importi il concetto di questa posizione sociale, e però quel carattere individuo che non soffre ne smembramento, nè divisione? È vero, o no, che questa posizione è un effetto solidale di tutte le circostanze fisiche, morali e politiche di quel dato popolo? Dunque tale posizione si deve considerare come un effetto (1) prodotto dal concorso di tutte queste circostanze. Dunque non possiamo dividere questa posizione nè quanto al suo aspetto di fatto, nè quanto alle sue cagioni; ma conviene considerarla come uno stato vitale d'una individua persona. Dunque sarà bensì permesso di annoverarne le parti come quelle d'una pianta e d'un animale, e di distinguerne i motori e le vicissitudini; ma nello stesso tempo dovremo sempre pensare che la descrizione non è finita, e che il lavoro non è magistrale, se non quando sia stato esposto l'intiero complesso. Questa 'notoria e certa conseguenza ci conduce a dar ragione del secondo Capo dei rilievi sovra proposti.

II. Prova del secondo Capo.

§ 1109. Secondo l'uso e l'abuso invalso si suole appropriare il nome di Statistica tanto all'esposizione dello stato sociale di un dato popolo intiero, quanto ad una parte del territorio e della popolazione del medesimo. Il sig. Say adottò questo concetto, e lo costituì come parte integrante della notizia sua. Egli alla notizia di una provincia e di una città appropriò li attributi della Statistica civile magistrale. Ma, così operando senz'altro avvertire, non si confondono forse le competenze delle cose, e non si abbandona il vero merito delle civili Statistiche?

§ 1110. Sia pur vero l'uso vulgare invalso di appropriare alla descrizione di una provincia o di una città il nome di Statistica ; ma l'officio dello scrittore, che deve istruire, che cosa richiedeva egli? Di far avvertire che la vulgare denominazione suddetta si può bensì applicare alla parte materiale e positiva delle Statistiche, ma non mai alla parte razionale e veramente costitutiva (2) di esse. Quando si fa menzione di

(1) Negli Annali Universali di Statistica si legge fenomeno invece di effetto. (DG)

(2) Negli Annali Universali di Statistica si legge politica invece di costitutiva. (DG)

una Statistica economica, d'una sanitaria, d'una giudiziaria ec., si vuole appunto indicare il modo di essere materiale e positivo d'un dato ordine di cose. Ma questo primo e materiale aspetto è forse quello che deve costituire il merito e, dirò così, l'essenza logica delle magistrali Statistiche civili? Queste tavole materiali, prese per sè sole, inchiudono forse quel pieno complesso che possa dar ragione dello stato di fatto delle cose? No certamente. Lo stesso dicasi dei ragguagli particolari delle provincie e delle città.

§ 1111. Non fu, nè sarà mai permesso in veruna Statistica estesa secondo la sua destinazione (e però denominata magistrale), di assumere le parti d'uno Stato a guisa di tante aree d'una superficie inerte ed uniforme; ma per lo contrario le parti dello Stato dovranno essere riguardate come altretante aggregazioni viventi, le quali unite sotto un dato centro politico agiscono e reagiscono le une su le altre, e però dánno causa alla posizione effettiva di ognuna. Ora se avvenga che io conosca solamente la posizione sociale d'una provincia, d'una città, senz'abbracciarne la relazione co 'l suo centro e co 'l suo tutto, io non avrò ottenuto fuorchè la cognizione di un fenomeno isolato, del quale non potrù scoprire la derivazione eli effetti. Dunque tale cognizione non basterà all'uso al quale debbono servire le civili Statistiche, nelle quali una è la vita ed una è l'azione finale (1). Dunque tali particolari Statistiche, prese per sè sole, quand' anche fossero ben fatte, riusciranno per lo meno insufficienti pe'l loro oggetto, e quindi non meriteranno il nome di civili Statistiche magistrali. Esse dovranno riguardarsi come altretanti pezzi d'una sola machina, il valore effettivo dei quali non può essere rilevato se non considerandoli rispetto a tutto il complesso cui appartengono.

§ 1112. In massima generale dobbiamo aver sempre presente che una Statistica civile ad uso della Politica, cui denominiamo magistrale, si deve riguardare come un tutto complessivo ed indisolubile, il quale non può servire al suo fine se non quando venga esaminato nella sua totalità. Se dunque si voglia attribuire alla notizia d'una provincia, d'una città il nome di Statistica, ciò si potrà bensì intendere in senso materiale ed apparente, ma non in senso finale ed effettivo. Una sola specie ed una sola forma di Statistica civile può esistere; e questa è la complessiva di quella unità che forma la personalità morale d'un popolo, e che produce appunto il suo modo d'essere e le sue funzioni

(1) Vedi sopra la Questione IV. § 1055.

interessanti designate co'l nome di posizione sociale dal sig. Say. Dunque la buona logica esigeva che nel concetto essenziale della Statistica non introducesse quello d'una provincia o d'una città.

III. Prova del terzo Capo.

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§ 1113. Dopo queste osservazioni, riguardanti l'oggetto e l'indole delle Statistiche, si domanda quali, a giudizio del sig. Say, siano le scienze che debbono servire di lume e di criterio per raccogliere i fatti decisivi, e tralasciare i superflui. « Chi ci dirà (domanda egli) quali » siano i documenti essenziali, e quali siano quei fatti che o per sè o » per le loro deduzioni si debbono riguardare come importanti? quali » di questi fatti siano quelli che ci fanno prevedere i futuri avvenimenti? >> quali in fine quelli che c'insegnano le cose che dobbiamo desiderare, » e le cose che dobbiamo aversare? >> Giudiziosa è questa domanda. Ma che cosa suppone essa? Il sig. Say vuole una guida che insegni a distinguere i documenti essenziali dai non essenziali. Dunque qualunque collezione non sarà confacente alla buona composizione delle Statistiche; dunque per ciò stesso è forza distinguere le Statistiche materiali, empiriche, fatte senza guida, dalle Statistiche ragionate, fatte con precognizione, o con la mira di determinare la data posizione sociale e le cause di lei; dunque si parla di un lavoro, nel quale si descriva la posizione completa, e si veggano pure i dati onde assegnarne le cagioni. In breve, lo stesso sig. Say sentì implicitamente la distinzione fra le Statistiche empiriche e le magistrali. Ciò non è ancor tutto. Egli ci parla di fatti che ci faciano prevedere i futuri avvenimenti, a simiglianza almeno delle buone storie. Ma quali sono quelli che ci possono dare questa previdenza? Quelli che cadono su le cause ordinarie di questi avvenimenti. Così, per esempio, constando che in un dato paese non esiste sicurezza reale o personale, io prevederò certamente la condizione degli uomini, del commercio, e tutte le ulteriori conseguenze. Finalmente il sig. Say ci parla di fatti che c'insegnano ciò che dobbiamo desiderare e ciò che dobbiamo aversare. Questa qualificazione che cosa suppone? Prima di tutto, parlando delle posizioni sociali (per servirmi della frase del sig. Say), suppone che fra queste si debba procacciare la migliore. Dundobbiamo prima conoscere i caratteri e la condizione di questa eletta posizione. Muniti di questa cognizione, noi potremo certamente giudicare del buono o del tristo stato di un paese, e vedere ciò che deve desiderare e ciò che deve aversare. Dunque in sostanza il signor Say

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Tom. VI.

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