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* Furtêzza, s. f. Fortezza. Astratto di forte Forza, Gagliardia, Robustezza Saldezza, Stabilità, Fermezza a poter resistere Qualità di sapore, come d' aceto, d'agrumi, e simili - Virtù morale, ch'è l' Abito d'incontrare ragionevolmente i pericoli senza timore, e sostenere senz' abbattimento i mali della vita In tecnol. Tutto ciò che serve a maggiormente stabilire alcuna cosa, acciò resista lungamente all' uso, ed agli sforzi cui dev' esser sottoposta; I valigiai dicono che l'Infinta serve per fortezza del petto. I calzolai chiamano Fortezza tutto ciò che riveste l' interno della scarpa. I sarti, qualunque cosa

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con cui si soppanna o rinforza alcuna parte del vestito.

* Furtêzza, s. f. Fortezza. Rocca, Cittadella, Propugnacolo fatto con forte muraglia armata di artiglierie per difendere sè e per tener lontani i nemici Ogni altro forte atto a difesa.

* Fortezza, chiamasi certa specie di giuoco, simile a quello della Dama.

In

Furtificar, v. a. Fortificare. Render forte, Munire - Coroborare, Dare maggior forza; dicesi di tutto quello che dà forza all'animo, al corpo, alle virtù, ai discorsi, e ad ogni altra cosa detto di luogo, vale Farvi fortezze o campi trincerati per renderlo valido a resistere ad assalti nemici. Furtificars, n. pass. Fortificarsi. Divenir forte Munirsi, ripararsi. *Furtificaziôn, s. f. Fortificazione. I fortificare è la cosa fortificata milit. Riparo, opera costrutta contro i nemici, a difesa della città o del campo. *Furtôuna, s. f. Fortuna. Presso i Gentili, Dea della buona e della trista sorte, la quale presiedeva a tutti gli avvenimenti, e distribuiva, a seconda del proprio capriccio il bene e il male. Sebbene oggi conosciamo la vanità di questa credenza, e che la Fortuna per sè stessa non ha nulla di reale, pure il volgo le attribuisce gl' effetti improvvisi, contrarii ancora all'aspettazione. E però si adoperano anche gl' istessi modi e frasi che adoperavano gli antichi, ma in senso figurato, e diciamo che la fortuna è volubile, cruda, avara, cieca, sorda, mutabile; o al contrario che è buona, amica, favorevole, e simili - Fortuna per Occasione opportuna, Destro Ventura, avvenimento buono e felice Condizione, stato.

*

*Avéir la furtouna dalla sò-Tener la fortuna pel ciuffetto, dicesi di alcuno a cui tutte le cose vadano prospere. * Essr' in bona furtóuna Essere in fortuna Aver buona ventura. * Far furtóuna Fare fortuna = Guadagnar denari, arricchire.

=

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* L'è mei un onza_d' furtouna che una lira d' savéir Prov. Meglio un oncia di fortuna che una libra di sapere Giova più la fortuna che la scienza od il senno.

-

* Furtouna! Fortuna esclamazione di chi ha avuto prospero successo o ha sfuggito un periglio.

Chi muda paiéis muda furtóuna prov. - Chi muta lato, muta fato; dicesi di Chi mutando paese migliora le sue condizioni. A Chi vediamo godere molta pro

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Furtunà, n. p. fem. Fortunata. *Furtunà, add. Fortunato. Che ha buona fortuna Avventuroso.

Esser furtunà ch' mè i can in cisa Fortunato come i cani in chiesa, si dice di Chi ha nemica la fortuna, e tutte le cose gli riescon male, a similit. de' cani nelle chiese che ovunque si posano tutti li cacciano, e tante volte anche colle percosse.

Furtunatamêint, avv. Fortunatamente Con buona fortuna. Avventuratamente.

*Furzà, part. e add. Forzato. Chi è condannato al remo.

Furzèina, s. f. Forchetta. Piccolo strumento di metallo con più rebbi, col quale s' infilza la vivanda per mangiare con pulitezza.

IC' carer in ponta d' furzeina Parlare in punta di forchetta = Parlare più squisitamente che altri sa, Scegliere in parlando le voci e i modi più scelti, il che rasenta, od è affettazione.

*Far qulazión a furzeina Far colazione in forchetta - Mangiare cibi cotti, e che per mangiarli abbisogni la forchetta.

*Furzêla, s. f. Forcina, Forcine. Spezie di spilli neri doppi, cioè formati d' un pezzo di fil di ferro appuntato alle due estremità, e ripiegato a guisa di mollette, e servono per appuntare i capelli alle donne.

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Furzêla, s. f. Forcella. Piccola forforchetta Qualsiasi cosa biforcata In agronom. Legno biforcato ad uso di sostener alberi, viti ed altre piante. Furzela del pet Forcella, Bocca pét

dello stomaco, dove finiscono le costole, e talvolta lo stomaco istesso.

* Tirar sò la furzela del pét a on - Cavare altrui i calcetti Levargli artatamente dalla bocca ciò che non vorrebbe dire.

*Furzinà - V. SFURZINĂ.

*Furzinôn, s. m. Forchettone. Forchetta grande che serve a tener fisse le grosse vivande che debbon tagliarsi col trinciante, ed ha due soli rebbi.

Furzôus, add. Forzoso. Oggidì vale Fatto, o Che si dee fare per forza, come Prestito forzoso.

Furzud, add. Forzuto. Che ha forza, vigore. Gagliardo.

sere

Fus, s. m. Fuso. Strumento di legno, lungo ordinariam. intorno a un palmo, diritto, tornito e corpacciuto nel mezzo, sottile alle due estremità, nelle quali ha un poco di capo, che si chiama Cocca, al quale s' accappia il filo acciò torcendosi non isgusci Uno degli arnesi per tesStrumento comunem. fatto di ferro, non per filare, ma per torcere e infilare il cannello onde avvolgervi sopra il filo Ferro lungo e sottile, che si ficca da un' estremità in un toppo di legno, che lo tien fermo, infilandovi sull' altra l' arcolaio per dipanare Pezzo di legno del tornio - Perno di legno che regge le macine d' un molino, detto anche Fusolo.

-

Far el fusa storti Fare le fusa torte; dicesi delle mogli che rompono la fede a' loro mariti.

Campar d'fusa storti - Campar di fusa torte: Dicesi di chi vive della disonestà della moglie.

Avéiren propri pèin al fus, dicesi in dialet. per signif. che si è stanchissimi di una tal cosa. Modo basso.

Fusar, s. m. Fusaio. Colui che fa le

fusa.

Fusarol, s. m. Fusaiuolo. Quel piccolo strumento di metallo o di altro, bucato nel mezzo, nel quale s' infila la cocca da piè del fuso, acciocchè aggravato per mezzo di esso, giri più unitamente e meglio.

*Fuseina, s. f. Fucina. Luogo dove i fabbri bollono, colano, e affinano il ferro Luogo dov'è la fucina.

Fusél, s. m. Archibugio, Schioppo. Fucile è voce di uso.

*Fusilà, s. f. Fucilata. T. milit. Colpo di archibugio, Archibusata. Voce di uso comune e usata dal Zanotti, ma da alcuni ripresa.

Fusilar, v. a. Fucilare. Voce di u

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Fustagn, s. m. Fustagno. Specie di tela bambagina notissima.

Fustigamêint, s. m. Frugamento, Frugata. Il frugare.

Fustigar, v. a. Frugare. Cercare con ansietà; e più particolarmente Andar cercando, con bastone o altrimenti, in luogo riposto. Fruchiare, dicono i Toscani. che è un Metter le mani per ismania di darsi faccende, in diverse cose o anche in una sola, ma con gran moto, e senza senno nè gravità. In questo signif. pure usano i bol. Fustigar.

Fustigar a far un quel - Frugare, Sollecitare, Incitare a far checchessia. Fustighein -dim. di Fustigón. Fustigôn, s. m. Frugone, Fruzzico. V. tosc. Pezzo di legno o di bastone rotto, atto a frugare.

Fustigón Fruzzico. dicono i Toscani, per metaf. a Fanciullo vispo e vi

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G, s. m. Lettera consonante, e la settima dell' alfabeto: come Lettera numerale vale 400. In bol. si pronunzia Giáj.

Gabà, part. e add. Gabbato, da Gab

bare.

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Gabana, per Abito, Giustacuore, Vestimento col busto e i quarti lunghi. Qui dalla béla gabana, chiamiamo in dialet. furbescam. i Gendarmi, Carabinieri per la forma dell' abito che indossano.

Paréir on d' qui dalla béla gabana Parere un carabiniere.

Mudar gabana, per Mutar faccia, Mutar colore Cangiarsi d' opinione. Gabanein, S. m. Casachino. Giacchetta di taglio svelto.

*

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Far un gabanein a on Far conoscere ad altri le azioni di Uno scherarlo.

= Sma

Gabanêla, s. f. Gabbanella. Piccola

veste.

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Torsla d' gabanela Darsi bel tempo, Stare in ozio.

Far gabanéla

Far strepito, Stare in allegria. Modi forse presi dall'essere la Gabanella vestimento da giorni festivi, secondo che usavano i nostri antichi.

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Gabars Gabbarsi. Ingannarsi, Pigliare una cosa per un' altra.

Gabêla, s. f. Gabella, Dazio. Imposta che si paga allo Stato o al Comune sopra le cose che si comprano o vendono, o che si conducono o trasportano Luogo dove si pagano le gabelle - Luogo dove si vende alcuna merce per conto dello Stato, come sarebbe il sale, il tabacco e simili.

Far al minción pr' en pagar gabela Fare il minchione per non pagar gabella, dicesi di chi sagacemente dissimula alcuna cosa, anche spiacevole, la quale potrebbe cagionargli qualche briga. Questa l'an ha pagà gabela! Questa non è gabellata, Non ha pagato gabella Non l' ammetto, Non la credo vera. Tolta la figura dal liberare alcuna cosa, e lasciarla passare in città, pagatone la gabella.

Gabia, s. f. Gabbia. Arnese di varie foggie, per uso di custodirvi uccelli vivi, composto di regoletti di legno detti Staggi, e di Vimini o fili di ferro, detti Gretole Per similit. ogni altro ordigno fatto a somiglianza di gabbia - Per metaf. Prigione.

Andar in gabia - Andar prigione. * Da gabia -Da gabbia Meritevole d'esser messo in prigione, e si dice comunem. di Chi fa pazzie.

Gabbia di matti,
* Gabia d' mat
si dice a una famiglia, o quantità di gente
che, per non trovarsi in accordo è in con-
tinui litigi e rumori. Questo modo si
adopera anche in signif. benevolo per be-
gli umori ma rumorosi.

Per dire che molti insieme sono si-
mili a' matti diciamo Oh che gabia!
Gabià, s. f. Gabbiata. Tanta quantità
di volatili che stia in una gabbia.
V. GABIAR.

*

Gabianar

* Gabianôn, s. m. Gabbianone, Semplicione, Babbèo.

Gabiar, s. m. Gabbiajo. Facitore di gabbie.

Gabieina, s. f. Gabbiuola, Gabbiolina. Piccola gabbia.

Gabiêtta, s. f. Gabbiuzza. Piccola

Quella piccola gabbia che usano i cacciatori per prendere gli uccelli ne' prati o campi.

*

Gabinet, s. m. Gabinetto. Stanza in-
Inten-
tima della casa, stanza di riuro
desi modernam. per Gabinetto l'unione dei
ministri di stato di un sovrano qualunque.

Om d' gabinet - Uomo di gabinet-
to. Statista, Personaggio di governo, che
regola gli affari dello Stato.

* Gabiôn, s. m. Gabbione. Gabbia grande ove si rinchiudono insieme vari uccelli e altri animali In idraulica. Specie di riparo contro le piene dei fiumi: detto anche Botte.

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Gabion Gabbiano, per Uomo rozzo, zotico, semplice e materiale. Far al gabion - Fare il gabbiano, Fingere di non capire, Fare il zotico = o di non sapere. * Gabiôn, s. m. Gabbiano. Uccello acV. SGABLADURA. quatico, volgarm. detto Mugnaio. Gabladura Gablar V. SGABLAR. Gablein, s. m. Gabelliere. Colui che riscuote le gabelle.

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Gableina, s. f. Gabella. Luogo dove si pagano le gabelle.

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Gada, s. f. Gherone. Quella giunta che si fa dai lati alle camicie, o altre vesti quando la tela o il panno non è tanto largo, che la camicia o veste stia bene al corpo, o alla forma che se le vuol dare. Gag' V. PERSAM.

*Gagèina, add. Bazzina, dicesi a una donna che abbia un po' di bazza, ma che sia belloccia e graziosa.

È

L'è una gagèina da piaser una bazzina proprio piacente. *Gagêtta V. GAGÉINA. *Gagia, s. f. Bazza, dicono i fiorentini. Mento allungato e un po' arricciato. Nome che corrisponde precisamente al nostro vocabolo.

Gagiarot V. GAGIOT. * Gagiôn— V. GAGIOT.

*Gagiot, add. Bazzone. Uomo che ha gran bazza.

*

Gagiuplot

V. GAGIOT. Gagliaz, s. m. Gallione. Cappone mal capponato -Per similit. Uomo grande e da poco In dialet. dicesi di Uomo assai dedito alle donne.

*

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Gagliot, s. m. Gagliotto, Manigoldo, Poltrone. Uomo che non è atto a cosa buona quale che sia, ma solamente a ribalderie.

La va da gagliot a marinar - Prov. La va da galeotto a marinaro. Digesi d

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Far al gai Fare il gaio Ostentare gaiezza, allegria.

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Gaiard, add. Gagliardo. Robusto, Forzuto Prode, Valoroso detto di vino, Generoso, Possente-In dialet. s' intende ancora per Sollecito, Pronto, Svelto. Esser gaiard in tot el sou coss Esser sollecito, pronto in ogni sua cosa. Far al gaiard - Far del gagliardo Ostentar gagliardia senza averla. Sò da gaiard, mod. incitativo — Da bravo, Prestamente.

* Gaiarda, s. f. Gagliarda. Antica danza italiana, originaria di Roma, di carattere gaio e di vivace movimento. Ora è usato solo da' nostri contadini.

Balar la gaiarda - Ballar la gagliarda Ballare la detta danza. BERNI. Gaiardisia, s. f. Gagliardia. Vigore. Forza Prodezza, Valentia.

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Gajôus, add. Gaudioso. Pieno di gaudio, lietissimo.

Essr' al sgner gajous, diciamo a persona che si mostra sempre allegra, mentre dovrebbe essere malinconica.

*

Gajôus, n. p. m. Gaudioso.

Gal, s. m. Gallo. Il maschio fra la specie delle galline. Egli è vestito di belle piume, e di varii colori, porta sopra la testa un' ampia cresta, sotto la gola le barbe, o bargigli o bargiglioni, gli speroni a' piedi, la testa e la coda in alto. Del gallo come della gallina sono varie le specie. *Esser piò superb d'un gal - Più superbo d' un gallo, dicesi di Chi si pavoneggia, si ringalluzza.

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Vléir star a gala-fig. Voler stare a galla Voler essere superiore a chicchessia o a checchessia.

* Gala, s. f; Gala. Abbellimento di vesti in generale, Ornamento. Essr' in gala Essere in gala = Esser vestito ornatamente, con isfarzo; modo dell' uso.

Galana, s. f. Galana, Tartaruga, Testuggine di mare. Specie di rettile, col guscio coriaceo, indigeno del Mediterraneo.

Galant, add. Galante. Gentile, Grazioso, Gaio, Elegante ne' modi, ne' costumi, nel vestire.

* Galant, s. m. Galante, per Amante. Essr' al galant d'una dona - Essere il galante d' una donna = Esserne l'amante. Modo franc. italianizzato. Far al galant Fare il galante = Fare il zerbino, il cicisbeo, il bello, l' attillato; ed anche Amoreggiare.

Galantari, s. f. Galanteria. Gentilezza nel procedere, garbo, garbatezza, leggiadria Atto o contegno di galante Cosa graziosa e vaga Nell' uso Civetterìa, Intrigo amoroso Nel numero plurale Mercanzuole di lusso e di lavoro gentile.

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·Meters in galantari -Mettersi in gala. Allindarsi.

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*Star so 'l galantarì Star sulle gale, sulle cerimonie.

Dir del galantarì a una dona

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