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Gòdersla Darsi buon tempo, Pigliar diletto, Sguazzare.

Chi gudè una volta en stintò séimper Chi ha goduto una volta non sempre ha penato; modo di dire, che si usa in bol. quando si consuma una cosa in una sol volta, e non si risparmia in parte. p. e.

Aviv magnà totta qula fruta? Me se. E dman pò cussa magnariv? Oh me an i voi pinsar: a dirò acsè: Chi gudè una volta en stintò séimper. Gof, add. Goffo. Inetto, Sciocco. * Arstér le cm' è un gof Restar goffo Restar beffato; e Rimanere attonito. * Gof, add. Tozzo. Troppo grosso o largo in riguardo alla lunghezza o altezza.

Una cossa ch' fa gof Cosa che non ha appariscenza, che non ha grazia. *Gof, s. m. Ghiozzo. Piccolo pesciatello che vive in acqua dolce, di capo grosso, di color scuro. Dalla gran testa di questo pesce diciamo Ghiozzo ad Uomo di grosso ingegno e ottuso.

Gofla, s. f. Fiocine. La buccia dell' acino dell' uva. Vinacciuolo è quel granelletto sodo che si trova dentro gli acini. *Goglia, s. f. Guglia. In tecnol. Opera di marmo, legno od altro, fatta a guisa di obelisco.

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Far gombd Far gomito, dicesi delle strade che nel voltare pigliano la forma del gomito.

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Gorghegiar, v. n. Gorgheggiare. Ribattere, cantando mezzo in gola i passaggi Il cantar degli uccelli Il gorgogliare del ventre.

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Gorgia, s. f. Gorgia. Voce usata dagli antichi per lo stesso che Gola, i quali dicevano anche Gorga - Certa pronunzia aspirata e gutturale, come in alcune voci è quella de' Fiorentini.

Goss, s. m. Gozzo. Ripostiglio a guisa di vescica, che hanno gli uccelli appiè del collo, dove si ferma il cibo per andare poi a poco a poco distribuendosi nel ventriglio Tumore per lo più indolente, in alcuni soggetti mobile, senza cambiamento di colore alla pelle, posto fra la laringe e l'a

spera arteria, formato dall' aumento preternaturale del corpo tiroide.

En passar del goss in zó Non passar dal gozzo in giù, dicesi del Ridere che si fa fintamente e a cuore contrario. Furar al goss Forare il gozzo, dicesi di una cosa che non faccia prò anzi faccia danno.

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Essren pein fenn' al goss Esser pieno fino alla gola di una cosa Esserne sazio, stucco.

* Góssa, s. f. Guscio. Scorza, o Corteccia, ed è proprio come di noci, mandorle. pinocchi, uova, e d' alcuni semi e civaje, come fave, piselli, e altro Invoglio in cui si rinchiudono le testuggini, le chiocciole e tutte le conchiglie — In generale Qualunque cosa che ha somiglianza di guscio involge o chiude in se checchessia.

Esser cativ fein della góssa = Cattivo fin nel guscio = Cattivo fin dalla nascita e nel ventre della madre.

N' ésser gnanch fora della góssa Aver anche il guscio in capo = Esser fanciullo.

Esser tot du d'una góssa - Essere entrambi d' un guscio = Esser nati dalla istessa madre.

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Avéir tot l'istessa góssa Aver la stessa scorza = Assomigliarsi.

Avéir bona góssa - Aver bella scorza = Aver bell' aspetto, bell' apparenza.

Góss d' ov Guscio d'uovo, diciamo di Casa, piccola ma raccoltina e pulita. * Gost, s. m. Gusto. Uno de'cinque sentimenti per mezzo del quale si comprendono i sapori e che ha la sua sede nel palato e nella lingua Diletto, Piacere. Gusto, Buon gusto. Quella facoltà che, prendendo piacere del bello e del buono, lo sa riconoscere e scegliere in tutte le cose. Esser del so gost Andare a gusto = Piacere.

cere.

cere.

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Sentir gusto

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Pia

Dar gost Dar gusto Dar pià

Incuntrar in t' al gost d'on — Incontrare nel gusto d' alcuno = Dargli nel genio, piacergli.

Cavars al gost d' far un quél — Cavarsi il gusto di fare una cosa = Volerla fare per isbizzarirsi.

Sol' gost In sul gusto

litudine.

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A simiTot i gost i ein gost Tutti i gusti son gusti, suol dirsi quando veggiamo alcuno prender diletto di cosa, a nostro parere poco buona.

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Gotich, add. Gotico. Relativo o pertinente ai Goti Aggiunto d'un Ordine d'architetura tenuto nel tempo de' Goti, secondo che alcuni pensano, di proporzione in niuna cosa simile a' cinque buoni ordini.

Gôtta, s. f. Gotta. In med. Specie d'infiammazione nelle giunture de' piedi o delle mani e talvolta anche delle ginocchia, che ne impedisce il moto. Se attacca i piedi dicesi Podagra, Chiragra se attacca le mani, e Gonagra se attacca i ginocchi.

Gôula, s. f. Gola. La parte interna del collo per dove passano i cibi e le bevande dalla bocca allo stomaco. Esofago, Strozza.

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Zigar a goula averta quanto uno ne ha in gola Gridare forte quant' uno può.

Metersi fenna alla goula in t' una
Entrare fino a gola iu checches-

cossa
sia Starvi immerso tutto.

Turnar in goula Tornare a gola, si dice de' cibi indigesti che ci pesano sullo stomaco e che ad ogni momento pare che vogliano tornar fuori; e fig. si dice di cosa disgustosa, la memoria della quale ti si rappresenti spesso.

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Gôurgh, s. m. Gorgo. Luogo dove l'acqua che corre è in parte ritenuta da checchessia e rigira per trovare esito Quel sito dove l'acqua abbia maggiore profondità Ricettacolo profondo di acque stagnanti.

Gôz, s. m. Gocciolo. Lo stesso che Gocciola S' usa ancora per Minimissima parte di checchessia.

-

Un gocPoche goccie

Un goz d' vein, d'aqua ciolo di vino, di acqua di vino o di acqua.

Gozuveglia, s. f. Gozzoviglia. Da gozzo, quasi voglia dire Robe da gozzo, Vivande da ingozzarsi con gusto: Anche il MURATORI ammette questa derivazione. Gherard. sup. a' voc. it. Empimento di gozzo, Stravizio.

Essr' in gozuveglia, per estens. Essere allegro.

Gôzza, s. f. Goccia, Gocciola. Piccolissima parte d' acqua o d'altra materia liquida, simile a lagrime Per similit. Piccolissima quantità di checchessia - Ornamento che pende sotto agli orecchini.

Ni védr' una gőzza, o Un' orba gózza - Non vederci gocciola Non ci veder punto. A gőzza, a gőzza mod. avv. A goccia a goccia Una goccia dopo l' altra.

Andar inanz a gőzza a gőzza A goccia a goccia A poco a poco, ma continuando, si giunge al termine di checchessia. Proverbio.

Védri apénna una gózza - Vederci pochissimo.

* Grad, s. m. Grado. Condizione. Qualità, Dignità, Stato, Posto. perchè chi è più degno, ha luogo in grado più alto. Cruvr un grad Coprire un graOccupare una carica.

do =

A grad a grad, mod. avv. A grado a grado A poco a poco, a passo a pasLentamente. Essr' in grad Essere nel caso, nella

so

Essere in grado = circostanza.

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Lo stesso che | mati da un ordito di vimini o di altro simile, serve a moltissimi usi. I bol. l' usano specialmente per riempirlo di frutti da cuocersi in forno.

Tenere il suo grado Tenere la propria dignità. D' bon grad Di buon grado =

=

Volontieri.
Mal grad

spetto.

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Grad Grado. Misura di quantità.

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* Gradimêint, s. m. Gradimento, Aggradimento. Il gradire. Atti e parole significanti che una cosa ci è grata e ci piace.

Mustrar gradiméint - Mostrar gradimento Far conoscere che la cosa ti

Essr' in grad ed far una cossa Essere in grado di fare una cosa Es-è grata. sere in istato di poterla fare. Essere idoneo a farla.

Grada, s. f. Grata. Quella inferriata posta alle finestre, e simili, fatta a guisa di graticola.

Grada Grata, chiamasi l' apertura che serve di comunicazione tra il parlatorio di un monastero di donne, e il monastero medesimo, perchè sono chiuse con un' inferriata fatta a modo di graticola. Gradass, add. e s. m. Smargiasso. Bravaccio, Millantatore.

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Far al gradass Fare il bravaccio, lo smargiasso. Smargiassare. * Gradassata, s. f. Smargiassata, Smargiasserìa, Rodomontata. Azione da smargiasso.

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Gradatamêint, avv. Gradatamente. Per grado, A grado a grado.

* Gradaziôn, s. f. Gradazione. Il graduare, L' andar per gradi.

Gradazión di culur In Bel. Art. Gradazione. Cambiamento insensibile prodotto dalla diminuzione delle tinte dei colori.

*Gradein, s. m. Gradino. Scalino, Scaglione.

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A gradein per volta A gradino a gradino, mod. avv. Un gradino dopo l'altro; e fig. A poco a poco, Gradatamente. Gradein V. PIROL. *Gradêla, s. f. Gratella, Graticola. Utensile di cucina composto di varie spranghette di ferro messe sopra un telaio pure di ferro con quattro piedi, e con una specie di lunga coda che serve di manico; e si adopera per metterlo sopra le brace, per arrostirvi pesce, carne o simili cosa da mangiare.

Pesce alla

Pess in t' la gradéla gratella Cotto sulla gratella. Gradêvol, add. Gradevole. Che è a grado, Che piace.

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Gradêvolmêint, avv. Gradevolmente. Di buon grado.

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En mustrar nient ed gradiméint Non dar segno di gradimento, Mostrarsi ingrato al bene, o alle cortesie che uno ti fa.

* Gradinà, s. f. Gradinata. Ordinanza di più scalini.

*Gradir, v. n. Gradire, Aggradire, Aver a grado, Aver in pregio, Aver caro.

Gradir un quel Gradire una cosa che ti venga offerta = Mostrartene grato.

Gradir d' far una cossa Gradire di fare una cosa Piacerti di farla. * Gradleina, s. f. Graticoletta. Piccola graticola.

Gradleina del cunfessi — Graticola. Quella lastra di ottone traforata che chiude il finestrino del confessionale tra il viso del prete e quello del penitente, postavi perchè si possano ascoltare, ma non vedere l'uno con l' altro.

Gradleina di furni Piccola graticola di ferro che si mette dentro i fornelli per sostenere il fuoco.

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Graduà, add. Graduato. Che ha grado, dignità, carica.

*Grafagnana, s. f. Garfagnana. Paese del Ducato di Modena.

Vgnir dalla grafagnana, diciamo furbescamente di Cosa, la quale si crede essere stata rubata, e di Persona che abbia il mal vizio di rubare.

Grafè, s. m. Graffito, Sgraffito. In bel. art. Sorta di pittura sul muro, a chiaroscuro, con linee profonde nel muro impresse.

Grafi, s. m. Graffio. Strumento di ferro a più branche variatamente uncinate, il quale legato a una fune, serve ad afferrare e cavar fuori del pozzo la secchia rimastavi dentro.

Gragnola, s. f. Gragnuola. Lo stesso che Grandine. Congelazione di gocciole di pioggia fatta in aria per asprezza di freddo, la quale precipita dalle nubi per Gradézza, s. f. Graticcio. In tecnol. lo più in forma di globetti più o men grosSpecie di tessuto, di varie forme, fatto con si è deserta sovente la campagna. Gragnuobastoncelli sottili, più o meno distanti, fer-la, in bol. significa propriam. Grandine

minuta, altrimenti la diciamo Timpesta. V. TIMPESTA.

Sozera e nora timpésta e gragnola -Suocera e nuora tempesta e gragnuola, mod. prov. che signif. come in una famiglia la suocera e la nuora non vivono in armonia.

Grama, s. f. Gramola, Maciulla. Ordigno di due legni, l' uno de' quali ha un canale dov' entra l'altro, e con esso si dirompe il lino o_la_canapa Ed anche Ordigno usato da Pastai il quale è composto d' una stanga e d' un argano che la muove, con cui si batte e si concia la pasta.

Grama, add. Grimo. Vecchio e cagionevole. Si adopera in dialet. per Aggiunto di cavallo. Lo stesso che Rozza.

Gramar, v. a. Gramolare, Maciullare. Conciare il lino o la canapa colla gramola. Parlandosi di lino o canapa si usa i due vocaboli promiscuamente ed hanno lo stesso significato; ma parlandosi di pasta si dice gramolare e non maciullare. * Gramatica, s. f. Gramatica, Grammatica. Arte che insegna a correttamente parlare e scrivere.

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Gramêgna, s. f Gramigna. Erba comune de' campi che mette molte radici sa lunghe, sottili e serpeggianti - per metaf. per metaf. dicesi di Cosa umile e bassa, e più comunemente di un Male che agevolmente cresce e difficilmente si estirpa.

Atacars cum fa la gramégna Appiccarsi come la gramigna, dicesi di persona che facilmente si appicca attorno

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*

Esser cm' è la granà in t'una
Essere come la granata in una ca-
Essere famigliarissimo, o pratichis-
in un luogo.

Ciapar la granà - Pigliar la granata Mandar via tutta la servitù o tutti i Ministri.

Pun* Asrar l'òss cun la granà tellar l'uscio colla granata = Custodire la casa negligentemente.

Grana nova béin spaza ma quand l'è vécia la razza Granata nuova spazza bene tre giorni, dicesi per significare que' tristi servi o ministri che i pri

giorni si mostrano tutto zelo e poi divengono svogliati e scioperoni.

Far la gramegna - Far la grami-mi gna Raccoglierla, Svellerla.

=

Per dire di una pianta facile a mantenersi, sogliam dire, La s' tein cm'è la gramegna.

Gramêt, dim. di Grama. V. GRAMA.
Gramôn V. GRAMA.

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Per dire che un medicamento ci ha subitamente giovato, diciamo L'è sta cm' è una granà, cioè ci ha tolto subito il male, come la granata porta via le immondizie.

Granadêl, s. m. Granatello, Granatina. Piccola granata.

Granadla V. SGRANADLA. Granai, s. m. Granaglia. T. collettivo e generico de' Grani e delle Biade. Voce d' uso anche in Toscana, e la registra il GHERARD. (sup. a' voc. it.) con esemp. Granar, s. m. Granaio. Luogo dove si ripone il grano In dialet. s'intende invece il Luogo dove si mette la legna. Legnaia.

· Da metr' in tal granar

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Da

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