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VOCABOLARIO

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BOLOGNESE ITALIANO

COMPILATO

ᎠᎪ

CAROLINA CORONEDI BERTI

AGGREGATA

ALLA R. COMMISSIONE PE' TESTI DI LINGUA

VOLUME PRIMO

BOLOGNA

Stab. Tipografico di G. Monti

1869 al 1874.

Proprietà Letteraria

ALL' ONOREVOLE

SIGNOR SINDACO DI BOLOGNA

È noto come questo illustre Municipio abbia sempre avuto in amore di padre, qualsiasi onorata cosa, che Bologna appartenesse. Ed è perciò che ad Esso dedico

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perché abbia

perchè di Bologna

conserva

la memoria de' suoi abitatori.

come

In mano

a

a

in se merito alcuno,

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Lei, Onorevole Signor Sindaco,

Capo di Esso Municipio, metto questo frutto delle mie povere fatiche, pregando V. S. Onorevolissima ad accoglierlo benignamente.

E col più profondo rispetto mi dico

Di Lei Onorevole Sig. Sindaco

Umil.ma Dev.ma Serva

CAROLINA CORONEDI BERTI

PREFAZIONE

A cio mi mossi per lo natural amore della
propria loquela.
DANTE. Convit: T. I. Cap. X.

Prima di dar spiegazione del modo adoperato nella compilazione di questo vocabolario, mi pare opportuno far conoscere le ragioni che mi mossero a questo lavoro, essendochè non v'è cosa che abbia qualche apparenza di rilevanza, di cui non s'ami saperne l'origine.

Che ciascun paese abbia il suo vocabolario è cosa importantissima, e gli odierni studi filologici ne fanno richiamo, siccome dalla comparazione de' diversi dialetti trovano la fonte per riconoscere e rannodare le grandi famiglie delle nazioni.

Quanto poi sia necessario che ciascun paese abbia il suo vocabolario, acciò possa servire al bisogno di chi studia e di chi insegna nelle rispettive scuole, sia per trovarvi l'esatta corrispondenza de' vocaboli italiani, e più ancora delle infinite maniere di dire d'ogni dialetto, le quali spesso lasciano al momento interdetto anche i più esperti nella lingua della nazione, è argomento che può essere da ognuno conosciuto.

E già Venezia era fatta ricca di vocabolario, per Giuseppe Boezio, a Milano lo dava il Cherubini, a Parma Ilario Peschieri, a Brescia Pietro Melchiori, a Piacenza Lorenzo Foresti, Gaspare Patriarchi a Padova, Parru e Spano alla Sardegna, Pasqualino, Mortillaro, e per ultimo Traina dava alla Sicilia un ben ordinato e finito lavoro, e Verona e Faenza, ed altri paesi ancora della nostra penisola facevan mostra di vocabolari, ed altri sorgevano in bella gara, superbi di avere chi sostenesse anche in questa parte il loro decoro.

Ma Bologna che fu chiamata da secoli La madre degli studi, La dotta, La grassa, sia per la fertilità del suolo che occupa, sia per la sua agricoltura e il suo commercio e per quella sede di studi alla quale i più grandi ingegni italiani e stranieri concorsero a perfezionarsi nelle scienze, fra tanti suoi figliuoli che si acquistarono gloriosal fama sia nelle scienze come nelle arti, niuno vi fu, che si dedicasse a conservare la lingua di sì cara madre. Questa nobile città si può dire era priva di un vocabolario se ben si osservi alla pochezza di quelli che possedeva, de' quali il maggiore è quello di CLAUDIO ERMANNO FERRARI, e che questo pure sia mancante, lo dichiara l'autore istesso nella sua breve prefazione alla seconda edizione con queste parole: « Sembrerà forse a taluno che tanto corso d'anni sia stato bastante a dar finitezza all'opera in maniera da non averne a desiderare più oltre, ma pur ben vi sarebbe di che occuparsi per lungo spazio chè la materia è inesauribile nè ci arriverei più mai a capo ».

< E questo fia suggel ch' ogni uom sganni ».

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