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« Une grande terreur née subitement double quelquefois les forces, ou les abat totalement ; elle excite les con❝vulsions, rend confuses les sensations, précipite le cours ❝ du sang, et peut même anéantir la vie suivant ses dégrés... La crainte d'un mal qu'on croit inévitable, affoiblit l'en<<< tendement, étouffe les forces du cœur, détruit l'appélit, « supprime la transpiration, efface les vaisseaux rouges de 66 la peau, tel que les spincters, donne la diarrhée et détend « tous les muscles... Que ne peut la douleur? Que ne peut « l'anxiété? maux d'autant plus puissans, qu'ils irritent direc«tement les nerfs, qu'ils portent le trouble dans tous les << organes du sentiment et du mouvement » (1).

IV.

I dolori morali, oltre di scemare la durata alla macchina, sconcertano la ragione e producono la pazzia. « Do"nato Cocchi, gonfaloniere di giustizia, nel 1458 sbeffato « dai signori di Firenze, impazzì, e come stupido ne fu in ❝ sua casa rimandato », dice Machiavelli (2). Tra le cause della pazzia furono sempre annoverate le sventure, i dispiaceri domestici, l'amor contrariato, gli eventi politici opposti ai desiderj, il fanatismo religioso, lo spavento, la gelosia, la collera, l'amor: proprio offeso, l'ambizione delusa; più scrittori suppongono che le cause morali della pazzia stiano alle cause fisiche come 4 ad 1.

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V.

Consultando i più comuni modi di dire, i quali rappresentano i giudizj nazionali, avremo nuovo argomento che le sopra esposte teorie sono verità popolari. Tu vuoi la mia morte, dice il padre addolorato al figlio che lo disonora con una condotta immorale. Voi mi date la vita, dice il capo d'una famiglia oppressa da sventure, al sovventor generoso. Al cessare d'un panico terrore ciascun ripete: Respiro, rinasco, torno in vita. Nella congiura tendente a richiamare Pietro de' Medici in Firenze, Bernardo del Nero fu accusato

(1) Foderé, Médecine légale, tom. II.
(2) Machiavelli, Storie, lib. VII.

d'aver detto: Se Piero tornasse, io ringiovanirei venti anni (1). I quali modi di esprimersi, da quanto giornalmente sotto i nostri occhi succede, vengono confermati. Si vede in fatti al sorriso delia fortuna rinverdir il fiore della gioventù tra le rughe della vecchiezza, e al tocco delle sventure appassire anche nelle età più ridenti, e i capelli coprirsi di senil brina.

Dovendosi dunque considerare il dolor morale come una forza distruttrice, fa duopo calcolarne il danno

1.o In ragione dell'intensità ́e durata dolorosa, il che costituisce la partita del passato, e se ne può eseguire con qualche esattezza il calcolo, come vedremo;

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2. In ragione degli anni di vita che ci toglie, ed è questa la partita del futuro; al quale calcolo mancando sinora base più sicura, basterà l'assumere un valore uguale all' antecedente. Infatti

1.o Da un lato le alterazioni del corpo per lo più alle alterazioni dell'animo corrispondono; dall'altro

2. Spendendo l'uomo danaro per riacquistare la salute; 3.o Essendo questa il mezzo o la condizione necessaria per la produzione d'ogni ricchezza;

4. Idem pel godimento d'ogni piacere personale e sociale :

5.o E la mancanza di essa assoggettandoci a rinascenti dolori;

È chiaro che qualunque diminuzione di salute debb' essere considerata come distruzione d'un valore reale effettivo materiale, e presenta tutti i caratteri del lucro cessante e del danno emergente.

Possiamo ora (senza approvarla interamente) rendere più plausibile ragione della legge visigota riferita alla pagina 151, la quale, nel caso d'aggressione alle case, distru-zione di bestie, edifizj, mobiglie ecc., eseguita da più individui riuniti ed armati, quindi colle apparenze del massimo terrore, volle che fosse restituito volte il valore distrutto. Infatti ella doveva indennizzare la famiglia danneggiata

1. Per le alterazioni dolorose successe negli animi; 2.° Per le alterazioni distruttrici successe nelle macchine corporee.

(1) Machiavelli, Frammenti istorici,

Ora ana famiglia essendo composta di 5 individui, si dovevano dare 10 compensi. Ma siccome nelle donne la forza del terrore è più fatale che negli uomini, altronde si tratta qui di cose d'affezione, perciò il legislatore non si contentò di 10 compensi ma ne volle 11.

Essendo certo che era massimo il danno successo negli animi e ne' corpi, e non potendo calcolarlo con precisione, il legislatore prese per norma il valore distrutto, e credette che ordinandone la restituzione undici volte, i danni dell'animo e del corpo sarebbero abbastanza compensati dal piacere risultante da corrispondente aumento di ricchezza.

Ma qualunque sia il multiplo del valore distrutto che si debbe restituire, è fuori di dubbio che la restituzione d'un solo valore uguale al distrutto, come prescrivono i codici moderni, è una manifesta palpabilissima ingiustizia.

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Trovare una somma pecuniaria che, giusta le regole dell' equità, possa compensare i turbamenti qualunque dell'animo, eccettuati i casi

1.o Di violato pudore;

2. Di libertà vincolata ;

3.o D'onor sociale oltraggiato,

i quali verranno discussi in distinte sezioni.

La soluzione di questo problema richiede lo sviluppo di alcune idee elementari.

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Non di quiete soltanto ma anco di piaceri abbisogna l'uomo costantemente, cosicchè un' esistenza priva di piaceri non debb' essere riguardata come un' esistenza indifferente da rappresentarsi per zero, ma come un'esistenza dolorosa da rappresentarsi per una quantità negativa; quindi chi illegittimamente m'ha impedito l'acquisto d'un piacere, è mio debitore, benchè io conservi il capitale che questo piacere mi sarebbe costato. A prova della quale proposizione si possono citare i seguenti fatti:

1. Una legge ateniese volle, e lo volle sotto pena di morte, che i fondi destinati al teatro non venissero distratti in altri oggetti, fossero anco necessarj alla difesa della patria. 2. Allorchè non esistevano teatri regolari, i re tenevano alla loro corte de' buffoni, cioè concedevano ricchezze reali, materiali, effettive per procurarsi il piacere di ridere.

3.o Egli pare che ad imitazione dei re le repubbliche italiane del medio evo pregiassero altamente i buffoni e concedessero loro speciali privilegi, acciò divertissero il pubblico. Infatti ritrovo nello statuto Tortonese, che i giocolatori e i buffoni erano esenti da ogni aggravio personale e reale. Sembra che quelle repubbliche temessero più di mancare di buffoņi che di fornaj, giacchè ai secondi non compartirono que' privilegi, di cui co' primi erano sì generose (1).

II.

I piaceri e i comodi hanno un prezzo sulla piazza come il grano e il vino. Il valore de' carichi reali e personali che avrebbero dovuto pagare i giocolatori e i buffoni negli scorsi secoli, era il prezzo del riso che eccitavano nel pubblico.

III.

Il prezzo de' comodi e de' piaceri soggiace alle leggi dell'esibizione e della dimanda, cioè s'alza a misura che la prima è scarsa a fronte della seconda, ed a vicenda (2).

(1) Rubrica de privilegio joculatorum et buffonorum.

Item statutum et ordinatum est, quod joculatores et buffoni non teneantur solvere communi Terdona in perpetuum exercendo artem joculatorum et buffonorum, aliquas coltas, fodra, mutua, nec fa cere guaitas, nec scaraguaitas pro communi Terdonae. Et quod dictum est de coltis, fodris et mutuis, intelligatur, si non habuerint aliquam possessionem, ultra donum habitationis ipsorum, quae domus habitationis quantum ad contenta in praesenti capitulo, pro possessione minime habeatur (Statuta Derthonæ, lib. IV, pag. 222).

(2) Al tempo dell'incoronazione di Giorgio III re d'Inghilterra s'innalzarono palchi e loggie a comodo degli accorrenti in tutte le vie per le quali doveva passare il corteggio. Si pagavano olto ghinee

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IV.

F

Conoscendosi il prezzo de' comodi e de' piaceri si conosce il compenso che è dovuto a chi subisce l'incomodo o il dispiacere corrispondente. L'incomodo che prova un avvocato nel trasportarsi da un' estremità della città all'altra pel suo cliente, vale per lo meno (oltre il prezzo del tempo) ciò ch'egli avrebbe pagato facendosi trasportare in un fiacre.

V.

I prezzi plateali non rappresentano il sacrifizio che fa ciascun compratore particolare, giacchè i prezzi sono gli stessi sì pel povero che pel ricco. Si viene a riconoscere quel sacrifizio, confrontando la parte della ricchezza sacrificata colla ricchezza totale, cioè lo sborso col reddito (1).

per istarvi in piedi, e per una seggiola si pagavano dieci, quindici e per sino venti ghinee.

Si dura fatica a credere, dicevano le gazzette inglesi del 23 marzo 1820, quale enorme denaro s'offre per appigionare le finestre dalle quali si potrà vedere la cerimonia dell' incoronazione (di Giorgio IV attuale re d'Inghilterra). Una casa in Creat-George-Street, rimpetto all'ingresso principale dell' abbadia di Westminster, appigionata 2000 lire sterline, la casa vicina 2500, e sono state of ferte 3000 lire sterline per quella che forma l'angolo di ParlramentStreet e di New Palace-Yard.

è stata

(1) L'abito da ussaro con cui il principe Esterhazy (primogenito) comparve alla cerimonia dell' incoronazione di Giorgio IV li 19 luglio p. p., è valutato più milioni di fiorini si assicura essere si carico di perle, che ogni volta che lo mette, non ne perde meno del valore di 300 luigi, cioè poco più di 9000 lire milanesi.

Ora 9000 lire non sono

del reddito di quel ricchissimo signore.

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Nel 5 agosto 1821 furono trasportate da Milano a Desio sei campane nuove con immenso giubbilo di quella popolazione. Il paesano che ottenne il permesso di condurre sul suo carro la campana più grossa, pagô 100 lire più degli altri.

Ora 100 lire milanesi sono appunto

del reddito di quel paesano.

1f100

1f8

Per procurarsi un piacere di vanità fece dunque maggior sacri

fizio il paesano che il principe.

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