Images de page
PDF
ePub

liberto Tirone che faceva le faccende del padre ed era amatissimo da lui, come ne fanno fede le molte lettere dirette a Tirone stesso. Informato il padre della ricerca fatta dal figlio, gli spiacque che non si fosse a lui diretto immediatamente, ben sapendo che il padre non solamente non volevagli lasciar mancar nulla, ma che eziandio voleva che fosse largamente e decorosamente trattato. Laonde Cicerone dopo aver narrate le cose qui esposte prega Attico onde si paghi al figlio in Atene quel tanto che importa il compimento dell' annuo assegno (ut permutetur Athenas quod sit in annuum sumptum ei). E qui l'interpunzione del sig. Weber non è corretta come consta dal testo ad usum Delphini e dalle varie lezioni annotate dal Grevio.

A compenso poi, ossia in contraccambio di tal pagamento, Cicerone significa che Erote pagherà il danaro sborsato in conseguenza degli ordini già mandati da Cicerone per mezzo del suo liberto Tirone. Qui, come ognun vede, non si tratta che di una commissione data ad Attico di far pagare al figlio di Cicerone l'annuo assegno stabilitogli durante la sua dimora in Atene. Se poi si domanda chi era questo Erote, la lettera medesima spiega che esso era il cassiere e ragioniere della casa di Cicerone. Di fatto Cicerone narra in questa stessa lettera ad Attico che il suo viaggio viene ritardato dal non avere ancora esatto quanto gli si doveva da' suoi debitori. « Profectionem meam, ut « video, Erotis dispensatio impedit. Nam cum ex reliquis, « quae Nonis april. fecit vel abundare debeam, cogor mu<«<< tuari. » A schiarimento di questo passo si leggano le seguenti « Dispensatio (Pecuniae ex meis nominibus exa<<< ctae) Ex reliquis (Eros Nonis aprilibus rationes << omnes confecerat summaque facta quantum pecuniae Ci << ceroni deberetur, quantum aliis ab ipso, apparebat Ci <<< ceroni tantum pecuniae superare, ut non modo non ege<<< re, sed etiam abundare deberet. »

Concentrando dunque l'attenzione sulla frase permute. tur Athenas o Athenis, si indicherebbe un pagamento da farsi in Atene al figlio, e da rimborsarsi in Roma dal cas. siere di Cicerone. Per questa operazione era necessario di

dare in Atene una persona capace e solvente la quale ordinasse il pagamento e guarentisse il rimborso nel luogo promesso; e però Attico, persona ragguardevole e ricca, fu pregata per questo ufficio nell'atto che Cicerone per mezzo del suo liberto Tirone spediva l'ordine al cassiere Erote onde far eseguire questo rimborso.

VII.

Quest' uso di far pagare in un sito un danaro da rimborsarsi in un altro mediante sicurtà riceveva allora il nome di permutare pecuniam, lo che secondo i filologi si riduceva a far sì ut per trapezitam aut argentarium alio in loco reddatur. Un esempio ci vien fornito dallo stesso Cicerone allorchè essendo Proconsole nella Cilicia in Asia fece pervenire all' erario della repubblica il valore del bot tino fatto sopra i Parti nella guerra allora finita. Egli, come indica, fece dare sicurtà ai ricevitori di detti valori, che il corrispondente danaro sarebbe fatto pervenire all' erario del popolo Romano. Ciò leggesi nell' Epistola XVII ad familiares, lib. II colle parole Curasse ut cum quaestu populi pecunia permutaretur.

Ora in questa operazione noi possiamo bensì ravvisare un primo passo del moderno cambio ; ma nello stesso tempo siamo lontanissimi dall'incontrarvi i caratteri essenziali del vero sistema cambiario mercantile usitato ai giorni nostri. Sia dunque lode a qualche Romano di questo primo incamminamento, ma guardiomoci dal voler loro attribuire una invenzione alla quale essi medesimi nou pretesero mai.

Una maggior conferma l'abbiamo consultando i testi delle leggi conservateci sì da Giustiniano che dagli altri frammenti e compendi. Come mai sarebbe stato possibile che nel diritto romano dove si parla perfino del raccogliere delle ghiande cadute sull' altrui terreno non traspirasse indizio veruno del sistema cambiario tanto importante nelle private contrattazioni? Eppure nè all'Eineccio, nè al Bergero, nè a tanti altri accuratissimi e laboriosi ricercatori riuscì di trovarvi ciò che il signor Weber s' immaginò. Ad

ogni modo si conceda che un primo passo fu in disparate e speciali circostanze praticato accidentalmente verso il sistema del cambio colle narrate operazioni ; ma si concluda dall' altra parte che il sistema moderno non fu nè dai Romani, nè dai Greci conosciuto in modo alcuno.

I fatti stessi riportati e praticati da Cicerone provano precisamente il contrario di quanto affermò il signor Weber. Se in allora fossero state in uso le cambiali del medio evo, certamente Cicerone sia in Atene, sia nell'Asia nelle circostanze sopra ricordate, ne avrebbe fatto uso (1). Invece altro non troviamo che quello che bene spesso praticano i privati incaricando taluno a pagare in un luogo una somma che essi consegnano prima in un'altro. Quando poi si trattava di spedizionieri si usavano le cauzioni onde fosse assicurato il pagamento da chi ne assunse il mandato.

VIII.

Le altre notizie storiche dateci dal sig. Weber si trovano già esposte si dal Dupuis che dal Merlin e da tanti altri. Da essi non viene nè punto nè poco adottato come vero che gli Ebrei perseguitati momentaneamente in Fran cia abbiano inventato le cambiali, ma piuttosto attribuiscono tale invenzione ai fuorusciti repubblicani dell'Italia e propriamente ai Fiorentini: la quale opinione prevalse appresso a tutti i più accreditati storici, compreso anche noi il celebre Robertson nell'ultima sua opera sull' India. A noi per altro pare che non fosse punto necessario ricorrere a veruna politica persecuzione nè di Ebrei nè di fuorusciti ma

(1) Il sig. Huleman è d'avviso che la prima cambiale fu tratta a Milano nel 1325 pagabile a Lucca a cinque mesi; la seconda poi nella stessa città nell'anno 1381. Ciò per altro suppone che il sistema cambiario fosse già adottato e stabilito molto prima, perocchè qui non si vede fuorchè l'esecuzione. Di fatto troviamo nelle leggi venete di un secolo prima fatta menzione delle cambiali, come fu accennato dal Marin.

bastava lo stabilimento di case mercantili italiane in parti diverse in un tempo nel quale difficili e mal sicuri erano i trasporti dell'effettivo danaro. Prima di tutto concepire non si può l'uso del cambio senza il previo almen tacito consenso e senza l'aspettativa ordinaria che le tratte ver· ranno pagate. Era dunque naturale che da prima una casa, per esempio di Milano, avendo un negozio a Pisa si scambiassero le tratte in vista di conti correnti scambievoli. Ciò che dicesi di una sola casa, dopo si peusò di praticare fra case diverse che avevano conti fra loro in conseguenza dello stesso bisogno e degli stessi timori. Le vecchie cambiali di fatto accennano sempre questo dare ed avere in generale. Ma tutto ciò che cosa mai suppone ? Uno stabilimento di mercanti intesi fra di loro di scambiarsi i valori. Questo stabilimento mantenere non si poteva fuorchè da un' abituale negoziazione, incoraggiata anche dall' aspettativa che i tribunali rispettivi avrebbero prestato mano forte all' esecuzione degl' impegni contratti. Senza di tutte queste condizioni non è da presumersi che introdurre e ra dicar si potesse il sistema delle cambiali . Ora la posizione degl' Italiani del medio evo presentò si o no queste condizioni.? Se fino nel XII. secolo troviamo menzione delle cambiali, se consta che gl' Italiani altrove le introdussero, ciò basta per noi.

Concludiamo pertanto che il signor Weber intorno all'origine, ossia all' invenzione delle cambiali, non fu nulla più felice di quello che egli stato sia esponendo i suoi pretesi Elementi universali del cambio.

Noi abbiamo creduto per un vero tratto di coscienza di estenderci in questo articolo, essendo noi d' avviso che un libro col titolo di Elementi universali considerarsi debba come un lavoro della più alta importanza . Gli elementi racchiudono il sugo della sapienza di molti secoli, e formano la moneta d'oro, per così esprimerci, della tradizione. Convien consegnare alla gioventù questo tesoro più che si può purgato e proficuo onde prevenire nella mente di lei l'introduzione d'idee imperfette guaste e disordinate come pur troppo accade tutto di in lavori o fatti in fretta,

o da autori che penetrato non hanno nella materia come converrebbesi. Gli Elementi fatti a dovere sono forse l'opera la più difficile e la più gelosa: questa perciò non può convenevolmente eseguirsi fuorchè da uomini profondamente istrutti e dotati di precisione, chiarezza e buon metodo nella loro esposizione.

FINE.

« PrécédentContinuer »