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Se mancassero gli ordinarj registri, potrebbero rettificare qualche errore i seguenti principj.

1. Ne' casi di carestia le cose necessarie giungono ad un prezzo cui non giungono le superflue;

2.o Ne' casi ordinarj le superflue giungono ad un prezzo cui non giungono le necessarie;

3.o Ne' casi d'abbondanza le necessarie s'abbassano ad un prezzo cui non s'abbassano le superflue (1).

4. Il prezzo delle giornate decresce in ragione della distanza dalle città (2).

5.o Vi è un rapporto usuale tra i prezzi delle diverse cose negli stessi generi, cosicchè dalla cognizione degli uni si può giungere a conoscere gli altri; per es, nel corso ordinario un sacco di noci si considera come uguale nel prezzo a 10 sacchi di pomi, un sacco d'orzo a 2/3 d'un sacco di segale ecc.

§ 12. Limiti morali e legali.

1.o Non si possono pretendere lucri che la morale condanna: per es., non essendo lecito castrare un individuo consenziente, non si può chiedere mercede per l'eseguita ca

strazione.

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2. Non si possono chiedere lucri che la legge vieta, nè Jucri maggiori di quelli ch'ella permette. Pria dell'imperatore Claudio la legge Cincia, fatta da M. Cincio l'anno di Roma 549, non permetteva agli avvocati di ricevere mercede dai clienti, sotto pena della restituzione del quadruplo di quanto avevano ricevuto, come prescrisse poscia Augusto. Dopo Claudio fu permesso, e con ragione, agli avvocati di ricevere mercedi, ma la legge stabilì il limite ai 10,000 sesterzi, ed obbligò, chi riceveva di più alla restituzione (3).

(1) Vedi il Nuovo prospetto delle scienze economiche, tom. 3, pag. 24, 27.

(2) Ibid. pag. 64, 65.

(3) Tacito, Annal. XI, 7.

§ 13. Limiti logici.

1.o La probabilità del supposto lucro perduto decresce a misura che questi si scosta dal corso ordinario delle cose. La distruzione, per es., del governo feudale fece cessare molti lucri pe' feudatarj; essi raccoglievano (si supponga per ipotesi) una lira per ogni pertica ad ogni passaggio d'un terreno da una mano ad un' altra. Supponiamo che l'esperienza di più anni avesse dimostrato che il prodotto annuo di quel lucro saliva ad uno per cento sul valore totale de' fondi i feudatarj pretendendo indennizzazione per quel lucro cessato, sarebbero tanto meno credibili quanto più la base del loro calcolo sull' uno per cento s'al

zasse.

2.o Il valore del lucro probabile non è mai uguale al valore del lucro certo; egli non ne è che una frazione. Questa frazione, come. è noto, ha per numeratore la somma de'casi favorevoli, per denominatore la somma de' casi favorevoli e contrarj. Questa regola suppone che tutti i casi siano ugualmente possibili; se non lo sono, si determina la probabilità rispettiva di ciascuno, si fa la somma.

3. Tutto ciò che è vero in cifre, ed aritmeticamente esatto, non è sempre vero in pratica, nè possibile nell'esecuzione. Le cause della differenza tra l'esattezza aritmetica e l'esattezza reale, sono tre:

a) Talvolta qualche elemento che serve di base al calcolo, è minore o maggiore del vero, od interamente falso. b) Talvolta la legge d'aumento o decremento, supposta regolare nel calcolo, non è regolare nel fatto.

c) Talvolta finalmente e per lo più si ommettono nel calcolo i piccoli ostacoli, le remore i non-valori, i quali sopra lungo intervallo accumulandosi, presentano una quantità ragguardevole alla fine.

4. Le leggi generali vogliono essere modificate colle circostanze locali, ed ovunque si può, fa ď uopo consultare i fatti invece di fidarsi a vaghe analogie. Per es. le corti di giustizia in Inghilterra hanno deciso da lungo tempo, che se la durata d'una vita in un villaggio è stimata 15 anni, non può essere stimata che anni 10 e mezzo in Londra ecc.

5. Non si può pretendere lucri fondati sopra interpretazioni di parole, di stipulazioni, di contratti, smentite dall' uso

e dalla buona fede. Si meritò l'indignazione de' contemporanei e de' posteri Cleomene, il quale, dopo d'avere conchiusa tregua cogli abitanti d' Argo per sette giorni, gli assalì la terza notte mentre dormivano, allegando che nella sua tregua non si era delle notti fatto menzione.

6. Allorchè ne' contratti si trovano le parole più o meno relative a quantità stipulate, non si deve giammai pretendere un valore maggiore della metà di quello da cui si parte e serve di confronto (1).

(1) Si può confermare questa regola coll'autorità degli statuti : quello di Crema dice: Ubicumque statuta loquuntur de additionibus plus vel minus, intelligatur illud plus et minus ad arbitrium domini potestatis et capitanei et suae curiae, inspecta qualitate facti et personarum ; dum tamen illud plus et minus aliter non possit excedere dimidium pœnae expressae in statuto pro tali delicto au• gendo vel minuendo, singula singulis congrua referendo. ( Munici· palia Cremæ, pag. 76, 77).

LIBRO TERZO.

DEL SODDISFACIMENTO.

SEZIONE PRIMA.

QUALITA' DEL SODDISFACIMENTO.

Quell

CAPO PRIMO.

Necessità del soddisfacimento.

I.

uell' azione che fa cessare il danno esistente e ripara al danno successo, si chiama soddisfacimento.

Ristabilire le cose nello stato in cui si trovavano pria del delitto, rimettere l'uomo che ha sofferto, nella legittima condizione in cui si troverebbe se non fosse stata violata la legge, è soddisfare.

In poche parole il soddisfacimento è un bene dato dall'offensore o dal suo sostituto a compenso de' mali sofferti dall' offeso.

II.

Il soddisfacimento presenta due distinti aspetti: l'uno riguarda il futuro e l'altro il passato. Voi mi avete calunniato; le vostre false voci contro di me circolano tuttora nel pubblico, e chi sa sin quando continuerebbero a circolare. Il tribunale interviene, e dichiarandovi pubblicamente calunniatore, arresta il corso alla calunnia (se pur è possibile arrestarlo); il tribunale ha provveduto al futuro.

In forza della vostra calunnia sono stato privato d'un' eredità di 10,000 live; il tribunale vi costringe a pagarmi questa somma, e in questo modo rimedia al passato.

Allorchè ha cessato la guerra, il vinto restituisce al vincitore i paesi che gli aveva tolti, ecco il soddisfacimento pel futuro; poscia paga le spese che costò la guerra, ecco il soddisfacimento pel passato. Voi mi avete ritornato il vostro ritratto che mi rapiste jeri in un momento di collera; scrive l'amico all'amica; ma chi mi compensa del dispiacere che mi cagionò il vostro ingiusto sdegno? - Allora l'amica sente la necessità di scrivere un biglietto pieno di miele, acciò il piacere prodotto dal biglietto cancellando il dispiacere prodotto dallo sdegno, lo stato presen te allo stato passato divenga uguale nell' animo dell'a

mico.

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III.

Il senso comune proclama i due seguenti principj: Qualunque fatto dell'uomo, che arreca danno agli << altri, obbliga quello per colpa del quale è avvenuto, a ri"sarcire il danno.

"Ognuno è risponsabile del danno che ha cagionato << non solamente per un fatto proprio, ma ancora per sua negligenza o per sua imprudenza ".

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Infatti la società è una compagnia d'assicurazione, la quale, in cambio dei servigi che ciascuno le rende, guarentisce a ciascuno l'integrità de' suoi beni: le due primarie basi della sicurezza pubblica sono

La certezza della pena,

La riparazione del danno.

Senza la pena i delinquenti s'armano contro la società; senza la riparazione l'innocente soggiace ad illegittima per dita. Il soddisfacimento, riguardato dal lato dell' offeso, mitiga il dolore del male; dal lato dell' offensore, agisce come la pena che tende ad impedirlo.

Senza il soddisfacimento si moltiplicherebbero le vendette; un delitto ne trarrebbe seco degli altri.

La pena ha per iscopo di prevenire un male futuro che può succedere a danno di persone indeterminate; il soddisfacimento ha per iscopo di torre un male attuale successo a danno di determinata persona. Ora il pubblico è più sensibile ai mali individuali e presenti, che ai mali comuni e futuri. Senza il soddisfacimento resta nel pubblico un allarme proporzionato ai danni non riparati.

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