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Il limite posto alla libertà del discorso ne' due casi antecedenti, in onta della verità, è ritegno ai litigi, alle risse, alle vie di fatto, ed anche alle maggiori calunnie, giacchè, quando si tratta d'ingiurie, i fatti vengono riportati con esattezza assai di rado (1).

3o. Abbiamo veduto che la pubblicità suscettibile di gradi diversi trae seco, in caso d'ingiuria, diversi gradi di scre

dito.

Ora allorchè si tratta di piccole contravvenzioni, non costumano i tribunali rendere pubbliche le multe e i nomi dei contravventori puniti: solo nel caso di recidiva sogliono, e non sempre, unire alla multa la pubblicità, e spesso nei primi gradi soltanto.

Dunque chi in qualcuno de' suddetti casi desse alla pena e al delinquente il massimo grado di pubblicità col mezzo delle stampe, lo sottoporrebbe ad un grado di scredito cui non vollero i tribunali sottoporlo, e, in onta della verità, la cosa sarebbe tanto più riprensibile, quando ch'è ottimo consiglio che la maggiore pubblicità, cioè in questi casi la maggior pena, resti ai maggiori gradi di delitto riserbata.

4. La notorietà di delitto, cioè quella che risulta da alto autentico e pubblico, scioglie da ogni taccia d'ingiuria, giacchè la dichiarazione de' giudici autorizza irrefragabilmente la credenza di un delitto. Sarebbe cosa strana che quello, cui si rimproverasse l'infamia alla quale venne condannato, potesse, per questo rimprovero, ottenere soddisfacimento, e deludere lo scopo della giustizia, che sembra autorizzare simili rimproveri, sottomettendo i delitti all'infamia,

Par autre arrêt du 15 décembre 1679 (rapporté au recueil des arrêts de la Rocheflavin, liv. 1, lett. I, tit. 3, art. 1), un particulier qui avoit appellé un autre banqueroutier, fut condamné (quoique l'injure fut vraie) a demander pardon à l'offensé en sa maison, et à déclarer en présence de six marchands et du juge, que mal-à-propos etc. Voyez aussi le Dictionnaire des arrêts, au mot Injures, n. 4, édit, de 1727.

(1) Dopo che Petilio Ceriale ebbe unite varie legioni, alcune delle quali macchiate di sedizione o sconfitta, altre insuperbite per vittorie, disse alle prime: Fosse quello il primo di del loro soldo e giuramento: nè l'imperadore nè lui ricordarsi de' passati misfatti. Avendole poi accolte nel medesimo campo, fece bandir tra le squadre, che niuno venendo a contesa, rinfacciasse al compagno sedizione o sconfitta. ( Tacito, Hist. IV, 72).

LIBRO SECONDO.

DEL DANNO.

1. Ogni diminuzione cagionata nel nostro benessere, e che giusta il corso ordinario delle cose non sarebbe successa, si chiama danno emergente.

Sono tante le fonti di danni emergenti quanti i beni che da noi si posseggono, e di cui veniamo per altrui colpa privati; quindi è danno emergente sì la perdita de' titoli onorifici che la distruzione de' fondi rurali, sì la degradazione delle nostre perfezioni corporee che l'offuscamento d'una bella prospettiva. Il mio benessere scema sì pe' timori che voi eccitate nel mio animo che pe' denari che estraete della mia borsa, sì per l'omicidio di persona a me cara, che per l'incendio della mia biblioteca ecc.

I codici ridussero l'idea del danno all'idea di diminu zione di benessere. Infatti

1o. I codici non ordinarono soddisfacimento, quindi non ravvisarono danno ove videro violato un diritto con assenso dell' individuo cui apparteneva: serva d'esempio il caso d'adulterio commesso con assenso del marito.

2o. Più codici vollero che crescesse il soddisfacimento in ragione dell'affezione che il proprietario portava alla cosa distrutta, ossia in ragione del dolore della perdita (V. il § 2 del capo IV sezione III, lib. III ).

3. Più codici, data la stessa cosa rapita o distrutta, vollero che crescesse il soddisfacimento in ragione delle circostanze dolorose pel proprietario cui fu rapita (1).

(1) Nel caso d'incendio, se qualcuno, presentatosi per dare soccorso, si scopre ladro, la legge degli antichi Bavari lo condannava a pagare al padrone il quadruplo del valore derubato. П dispiacere di vedersi danneggiati dagli uomini allorche si è oppressi dalla vio lenza del fato; il dispiacere di ritrovarsi inaspettatamente traditi là

II. Ogni aumento impedito nel nostro benessere, e che, giusta il corso ordinario delle cose, sarebbe successo si chiama lucro cessante.

Sono tante le fonti di lucri cessanti quanti i mezzi che per altrui colpa ci vengono tolti, impediti o vincolati, e co' quali avremo potuto procurarci de' beni. Nel caso, per di diffamazione sono lucri cessanti

es.,

1o. I servigi gratuiti generali che ogni uomo riceve da' suoi simili nella società, e che si negano alle persone diffa

mate;

2o. I servigi gratuiti particolari che ogni uomo riceve da' suoi amici e conoscenti, i quali sogliono abbandonarci nel caso di diffamazione;

3o. I vantaggi commerciali che comunemente succedono nelle varie professioni ed arti, e che la diffamazione ci impedisce di conseguire.

Il successo decremento e l'aumento impedito nel benessere degh individui, sono effetti delle variazioni accadute o nelle cose o nelle persone o ne' diritti, o promiscuamente.

Le cose e le persone compariranno in capi distinti: de' diritti riguardati dal lato dell'attuale argomento cadrà discorso principalmente nella sessione che tratta de' lucri cessanti.

ove si sperava e c'era stato promesso soccorso; il dispiacere di vedere un vile che assume la maschera dell'amicizia per derubarei con maggiore sicurezza, sono le alterazioni o i danni dell' animo che la legge volle compensare, ordinando che il valore da restituirsi fosse quadruplo del valore derubato.

in

Siquis forte, dum domum flamma consumit, se quasi auxilium adlaturus ingesserit, et aliud forte rapuerit, dominus domus dili genter inquirat; et si eum potuerit invenire, ille qui rapuerat, quadruplum rapta restituat (Canciani, Leges Barbarorum ecc. tom. II, pag. 383 ).

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§ 1. Danni per alterazioni nelle qualità.
I..

Distruggere una cosa è privarla di tutte le proprietà in forza delle quali può essere utile all' uomo.

Danneggiare una cosa è privarla in parte delle sue utili

proprietà.

La distruzione e il danno non differiscono che nella quantità del valore annientato; la distruzione è un danno giunto al colmo; il danno è una distruzione parziale. — Se si conosce il rapporto tra il tutto e la parte, si potrà anco dal valor della distruzione argomentare il valore del danno, cose diverse e non sempre contemporaneamente note. Farò uso di questo principio nella seconda parte.

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Succedono distruzioni parziali in una cosa o in un sistema di cose, allorchè,

1.° Scema nelle loro proprietà il numero, l'intensità, la durata;

2. S'alterano le relative proporzioni;

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3. Restando gli stessi tutti i detti elementi, succede cambiamento nelle loro posizioni o modi d'azione.

III.

Senza alterare le parti d' una cosa, si può danneggiarla rendendone difficile il maneggio o l'uso: per danneggiare un cavallo non è necessario che lo rendiate storpio o guercio, basta che lo lasciate abituarsi a vizj che alla voce di chi lo cavalca o lo dirige lo rendano indocile.

IV.

Cagiona un danno ad una cosa chi lo rende necessario per preservarne le altre qualità utili. Se dimenticate la parola risultante dalla volontaria combinazione delle lettere incise sulle serrature d'ultima invenzione, dovrete spezzarne l'ordigno se vorrete aprirla.

V.

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Distruggere l'unica qualità per cui una cosa è utile, lo stesso che distruggere la cosa interamente; per es. rendere sterile un caprone è cambiare un animale utile in un animale passivo.

VI.

Talora il danno è coperto da false apparenze, succedendo non di rado che la quantità dell'utile cresca mentre la qualità scema; vi è tale metodo di coltivazione, che crescendo il prodotto delle viti decresce il pregio de? vini.

VII...

Talora il danno si riduce a diminuire la durata d' una cosa, lasciandone attualmente intatte, almeno in apparenza, le qualità, il che equivale ad una distruzione futura; si suppone, per es., che i vivaj d'agrumi vicini alle viti ne af frettino la decadenza.

VIII.

Talora il danno è riparabile, cioè ad un'utilità distrutta può essere sostituita un' altra uguale; si può, per es., ripristinare quel bosco che il fuoco ridusse in cenere; talora il danno è irreparabile, e, per es., un vaglia abbruciato non può essere rifatto dal debitore defunto. Questa triviale e notissima distinzione previene de' gravi errori di calcolo, come si vedrà nel capo seguente.

GIOJA. Dell' ingiuria ecc.

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