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di Beltrame della Torre, di Castion da Sospello, di Migliore degli Abati, di Dante da Majano, di Paolo Lanfranchi da Pistoia, d'Ugo Catola, di Pietro della Mula e di Guglielmo di Silvacana. Ai quali a buon dritto soprastano Nicoletto da Torino, e Pietro della Caravana. Il primo d'essi cantò (1236) i gesti di Federigo II in una tenzone ch' ebbe con Giovanni d'Albuzone pur italiano, come tengono il Crescimbeni ed il Bartoli. Ma mentre costui inneggiava all' aquila imperiale ed ai benefici resi da questa al Monferrato e al suo principe, Pietro della Caravana, il Tirteo piemontese de' bassi tempi, incitava i Lombardi a difendere la lor libertà, cantando voi sarete ridotti peggio che schiavi comprati, se non durate tetragoni contro l'armi tedesche. Il suo canto spira l'impeto e il fuoco del poeta guerriero :

D'un sirventes faire

Es mos pessamenz
Qu'il pogues retraire
Viatz e breumenz
Qu'el nostr'emperaire
Ajusta gran genz.
Lombard, be us gardatz
Que ja non siatz
Peier que compratz,
Si ferm non estatz.

De son aver prendre
No us mostratz avars,
Per vos far contendre

Ja non er escars;

Si 'l vos fai pois prendre,
L'avers er amars;

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Lombard, be us gardatz etc.

De Puilla us soveigna

Dels valenz baros,

Qu'il non an que preigna

For de lor maizos,

Gardatz non deveigna
Atretal de vos:

Lombard, be us gardatz etc.
La gent d'Alamaigna
Non voillas amar,

Ni la soa compaigna

No us plassa usar,

Quar cor mi 'n fai laigna

Ab lor sargotar.

Lombard, be us gardatz etc.
Gran Nogles rassembla
En dir Borderguatz

Lairan, quant se sembla;
C'uns cans enrabiatz
No voillatz ja vengla,
De vos lo loignatz.

Lombard, be us gardatz etc.
Dieus gart Lombardia,
Boloigna e Milans

E lor compaignia,
Bresa e Mantoans,

C'uns d'els sers non sia,

El bons Marquesans.

Lombard, be us gardatz etc.

Dieus salf en Sardeigna

Mons Malgratz de Totz,
Quar gens viu e reigna
E val sobre totz,

C'uns quant l'arc non seigna

De deguna votz.

Lombard, be us gardatz etc.

Saill d'Agaitz, be m platz
Quar tant gent reignatz
Verones honratz

E si ferm estatz

Lombard, be us gardatz.

A completare il novero dei trovatori italiani che poetarono in lingua aquitanica, mancano i nomi di Folchetto e Sordello; e' saranno il subbietto de' seguenti capitoli.

CAPO XIX.

FOLCHETTO

SOMMARIO.

Sua

Si rafferma che Genova fu il luogo del suo nascimento domestichezza col visconte di Marsiglia e de' principali personaggi dell' età sua Sceglie a sua dama Adelasia Del

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Balzo Probabili cagioni che il mossero a rendersi monaco - Folchetto poeta Sua grande fama testimoniata da Dante Folchetto vescovo e sue religiose ferocie Il concilio eucumenico del Vaticano.

Prima assai che la crociata albigese costringesse i rimatori provenzali a chiedere asilo ai castelli feudali e alle corti dei signori italiani, parecchi de' nostri trovarono in lingua occitanica, e levaronsi ad altissima fama. Innanzi coloro che educaronsi alla gaja scienza ci si mostra Folchetto, di cui la biblioteca di Parigi conserva venticinque componimenti: soli ventuno il codice Estense. Folco o Folchetto rampollo della nobile prosapia degli Anfossi, stretta in parentado coi Della Volta e coi Doria, nacque intorno il

1160 d'un Alfonso, ricchissimo mercatante genovese che avea stanza in Marsiglia. Si piati lungamente intorno il luogo del suo nascimento: ma se i chiosatori avessero letto con maggior ponderazione i versi di Dante che di lui trattano, ogni dubbiezza sarebbe stata risolta. Egli infatti mette in bocca di Folchetto queste parole:

Di quella valle fu' io litorano
Tra Ebro e Macra

Ad un occaso quasi e ad un orto

Bugea siede e la terra ond' io fui,

Che fe' del sangue suo già caldo il porto

(Parad. IX).

E in questa terra non può ravvisarsi che Genova, posta quasi rimpetto a Bugea, città della costa africana, colla quale ha pressochè l' istesso orto ed occaso. E maggior rincalzo avrà questa sentenza dall'ultimo verso in cui si tocca lo scempio miserando che fecero in Genova i Saraceni nel 936; verso che applicato a Marsiglia, non porgerebbe il bandolo che ad interpretamenti balzani. A questo suo luogo d' origine accenna senza manco veruno anche il Petrarca cantando:

Folchetto che a Marsiglia il nome ha dato
Ed a Genova tolto.

(Trionfo d'Amore, cap. IV).

E invero, allontanatosi dalla sua patria, egli pose col padre stabile dimora in Marsiglia, e spenti i libri della mercatanzia, possessore com'era d'ingenti dovizie, leggiadro d'aspetto e di modi, percorse le castella della Provenza, usò alle corti dei grandi baroni : massime quella di Barral del Balzo visconte di Mar

siglia, con cui visse in istretta domesticità fino al giorno in cui resesi monaco. Ottenne eziandio l'amistà de' più chiari personaggi dell' età sua: Alfonso II re di Aragona, Alfonso VII re di Castiglia, Raimondo V conte di Tolosa, non che Ricciardo Cuor-di-leone, che prima di recarsi a Genova, sulle cui navi dovea salpar per la Siria, ebbe lungamente stanza in Marsiglia.

Barral del Balzo, nella corte del quale Folchetto viveva, erasi congiunto in maritaggio con Adelasia di Rocca Martina, principessa colta e gentile quanto altra mai, che Folchetto scelse a sua dama, benchè legato da nozze. Nè dee questo fatto ingenerar meraviglia, dacchè ci sia noto, che secondo le teorie cavalleresche di quell' età, ciò non era disdetto anche nello stato coniugale. Affermano alcuni che nonostante il tributo de' suoi canti e del suo cuore, ei mai non abbia ottenuto mercè alcuna dalla sua dama: altri per converso tengono che Adelasia non fosse sì acerba verso il suo amante; al quale se diè infine commiato, vietandogli di mai più cantare per lei, debba ciò riferirsi soltanto a furore di gelosia, per averlo veduto corteggiare Laura di San Giorlano e Mabilia di Pontevese, sorelle del visconte e donne d'alto valore e di grande beltà. Vi fu chi scrisse eziandio che scoperta la tresca di Folchetto con Adelasia, costui venisse cacciato di corte. Qualunque sia la cagione che non è dato chiarire, un tal commiato amareggiò si fortemente il poeta, che da quel giorno cessò di far versi e di frequentare le principesche corti. Appresso riavutosi alquanto dal suo smarrimento, si recò presso Eudosia figliuola all' imperatore Alessio Commeno, e moglie allora di sir Guglielmo di Monpellieri, alla quale si richiamò della toccatagli disaventura. Ed ella quanto potè, tolse a confortarlo a

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