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sonaggio incarnare l'ideale del vero italiano, anzi del ghibellino che non perdona a Rodolfo d' Asburgo l' aver negletto le cose d'Italia. Ma se ciò fosse, perchè assegnare il nome di Sordello a questo suo tipo di carità patria? Era egli ciò conveniente? Ora essendo impossibile che Dante abbia ciò fatto senza una ragione qualsiasi, noi dobbiam credere che la ragion vera sia forse celata in qualche sconosciuto avvenimento della vita del trovatore. Ad ogni modo questo brano dantesco « est une nouvelle preuve du peu de » respect de Dante pour les faits, et de son invin» cible penchant à n'en faire que des cadres, ou des » espèces de supports pour ses idées et ses fan>> taisies >>.

Ecco adunque col David una questione di interpretazione e col Fauriel un' accusa. Vediamo di sgroppare tai nodi. Che nel Sordello di Dante abbiasi a ravvisare il podestà, anzichè il trovatore, non parmi cosa che il savio discorso della ragione possa accettare. La fama che correa di Sordello, l'essere egli detto da Dante, come abbiam visto tantus eloquentiae vir- l'aver egli coltivato eziandio la lingua latina per modo che Benvenuto da Imola il fa autore di un Thesaurus thesaurorum, il cui testo si conserva nell' Ambrosiana di Milano, tutto ci induce a credere che Dante parlasse di lui, come quegli che dovea certamente amar Virgilio di ben più vivo amore che non il pressochè ignoto podestà mantovano. E chi può accertare che l' Alighieri tratteggiasse Sordello con colori che non rispondono al vero? Anche Cunizza, la dissoluta Cunizza, la magna meretrix dei chiosatori, è da lui posta assai più in su di Sordello, cioè ne' beati cori del Paradiso; ma essa, lasciando anche in disparte le ragioni dal Fer

rari allegate, era sorella del più acerbo nemico che avessero i Guelfi. Troppo poco conosciam di Sordello per poter dire, a tanto intervallo di tempo, che in lui venne falsata la verità della storia. Ciò che ci resta di lui, le sue avventure, i suoi amori erano cose proprie di quell' età, nẻ dobbiamo meravigliarne gran fatto. D'altronde il già memorato Benvenuto cel dice nobilis et prudens miles et curialis: uno scrittore provenzale l'appella gentil cattano: uomo studioso lo predica il Nostradamus, e gran ricercatore di sapere tutte le cose, si come ch' altro sia stato della nazione, sia in dottrina, come di buon intendimento e d'eccellente consiglio; ond' è che ben poteva a dovizia andar fornito di quelle doti onde lo privilegia il poeta, sebben di queste non ci sia giunta particolareggiata notizia. Infine, se cantò di amore, scrisse pure di più solenni argomenti; tale, oltre il già accennato Thesaurus, è il suo trattato in prosa provenzale Delli progressi ed acquisti fatti dai re d'Aragona nella contea di Provenza talchè sembra non possano applicarsi altrui i versi dell' Alighieri, che tutti i commentatori han sempre riferiti a Sordello.

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Con ciò crediamo aver risposto anche al Fauriel che trova il Sordello della Divina Commedia così diverso da quel degli storici. Senonchè egli stesso confessa che assai poco della di lui vita c' è noto, e che la ragione della pittura dantesca è forse celata in qualche avvenimento che fino a noi non pervenne. E in ciò consentiamo volentieri con lui. Ma quando egli aggiunge che questa è prova novella del poco ossequio che Dante serba pei fatti, e che a null' altro egli intenda che a foggiar quadri e des especes de supports - per adagiarvi le creazioni della sua

fantasia, noi siam costretti a deplorare la levità con cui da' Francesi, eziandio dai migliori, si giudica un poeta, che tenne ognor fede alla più scrupolosa verità storica, e che fu detto al pari di Omero:

Primo pittor delle memorie antiche.

CAPO XXI.

LA LINGUA D' OIL O I TROVERI IN ITALIA

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minessingeri della Germania ne' secoli XII e XIII francese

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Quanto abbondi

Troveri di maggior grido — I

La lingua d'oil nota in Italia

Opere d'Italiani scritte in lingua

I poemi italo-franchi del ciclo carolingio fluenze troveriche nella Marca Trivigiana e in Toscana Perchè non abbiano attecchito nell' Italia meridionale Dante e Petrarca.

In

Due lingue e due letterature vanta a buon dritto la Francia; quella in lingua d'oco, in cui i trovatori spiegavano le ridenti forme delle loro canzoni amatorie, dei fieri lor sirventesi, delle poetiche loro tenzoni; e la lingua d'oil o antica francese, che divenne poi l'unico idioma della nazione: lingua feudale assai più severa che la provenzale non fosse,

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