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l'opposto in Francia i romanzi del ciclo brettone son di solito in prosa. Questo rigoglio intellettuale parve appresso accentrarsi in Toscana, ove l'adulta coltura de' volghi e l'uso di una lingua che già scioglieva le sue prime note armoniose, non comportando rozze imitazioni di rapsodie forestiere, appalesavasi in leggiadre traduzioni de' romanzi francesi, rimaneggiati in mille guise si in prosa che in versi. E in versi fu scritta « La Spagna istoriata » in quaranta cantari e in ottava rima, quella ottava, forma perfetta ed indigena, che assicurò l'avvenire della poesia cavalleresca fra noi; Andrea da Barberino compilò i popolarissimi « Reali di Francia » in sei libri, dandoci la storia della casa di Francia a cominciare dall'imperator Costantino fino alla famiglia d'Orlando. Questi ed altri poemi, non escluso il Renardo o epopea della Volpe, che come nelle provincie venete penetrò anche in Toscana con rifacimenti diversi, dimostrano quanto la letteratura francese fosse accolta fra noi.

Ma come avviene che mentre l'alta Italia ha poeti che inneggiano nelle due lingue di Francia, la sola Italia meridionale ne va affatto priva? E rimatori d'oltr' alpe capaci d'addestrare i Siciliani al canto non ebbe forse la corte normanna fin dai tempi di Guglielmo il Buono, e la corte di Federigo fu forse manco ospitale dei feudali castelli del Monferrato, di Ferrara, di Verona, di Trevigi e altri tali? La ragione del difetto de' poeti siciliani, che abbiano, al pari dei lombardi e dei liguri, trovato in lingua straniera, parmi ravvisarla nell' indole dei dialetti della superiore Italia, i quali avendo una stretta affinità colle due lingue oltre il Varo, poteano di leggieri assimilarle, e creare una letteratura italo

franco; dove invece la Sicilia tanto dissimile nelle sue parlature da quelle di Francia, non potè generare poeti che anteponessero al proprio un'idioma così disparato e perciò non inteso dal popolo. Arroge che i trovatori passati in Sicilia dopo la crociata albigese, e furono i più, trovarono i Siciliani già in possesso di un volgare adoperato nei loro canti d'amore: volgare indigeno, ardente, melodico, mentre l'arte loro in un col loro idioma piegava al tramonto. La lotta fra le due lingue non poteva esser dubbia: prevalse il volgare paesano, e niuno pensò a trovare in una lingua che non avea radici nel popolo.

Che se la lingua di Francia non ebbe poeti nelle parti meridionali della penisola, non può negarsi per altro che queste letterature abbiano esercitato una efficace azione, non dirò sui canti aulici e cortigiani, il che è fuori d'ogni contestazione, ma eziandio sulla poesia popolare, dando il modello dei metri e addestrando il nuovo volgare, ristretto fino allora alla plebe, a un'arte nova e a' sentimenti gentili.

Ma più soventi questa intromissione di stranieri elementi tornò funesta ai nostri migliori: ce lo testimoniano gl' istessi Dante e Petrarca. Chi togliesse per avventura in esame la prima parte della Vita Nova, troverebbe pur fra lampi di mirabile poesia, certe fredde arguzie, certi sbiaditi colori, giuochi di parole e modi ch' accusano il vieto frasario della scuola convenzionale d' oltr' alpe. In essi per fermo non s'appalesa quel dolce stil novo, quell' olimpica elevazione dell' anima, che fa di Dante un poeta originale e simigliante solo a se stesso. Di questa pece per altro andò assai più tinto Petrarca, e ne fan fede gl' intrecci delle rime usati nelle Sestine, il Sonetto che comincia « Quand' io movo i sospiri a

chiamar voi », imitazione delle coble rescoste de' Provenzali, l'intera Canzone IX, pretta imitazione pur essa delle coble divinative, intorno la quale esercitarono vanamente l'ingegno i suoi molti commentatori. Ma più assai che nella corteccia, ossia nella forma esteriore, questi influssi oltramontani spiccano in quel lirismo convenzionale, in quelle sottigliezze e falsi concetti che mostrano aver egli seguito, anzichè l'ispirazione interiore e l'impeto della passione, le vestigia della fredda arte occitanica. Quelle sue così frequenti personificazioni dell' amore, quelle forme lambiccate e contorte, quelle antitesi cozzanti fra loro, le strane sue metamorfosi in albero, in sasso, in fonte e perfino in cervo, quella nebbia di sdegni e pioggia di lagrime e vento angoscioso di sospiri e mille altri tropi balzani e gonfie metafore, son prove non dubbie, che talora il suo cuore anneghittisce nel vuoto, che tace la passione e prevale la scuola.

Ma s'egli ebbe, come fu detto, comune cogli stranieri « l'argomento, l'occasione e alcuni abiti esterni » s'egli liba talora a quel fonte di modi convenuti e artificiali che costituiscono il repertorio dei Franchi e dei Provenziali, noi abbiamo altresì nel Petrarca il poeta novo, originale che s'ispira alla passione potentemente sentita e all' amore della sua terra natale. Co' trovatori sta l'arte e la convenzione che balbetta suoni monotoni e vuoti; col Petrarca il genio che.crea.

FINE DEL VOLUME PRIMO.

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Teoria dell'evoluzione

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applicata alle lettere Necessità di risalire alle origini
La civiltà antica e la nuova Entrambe rappresentate da
Severino Bɔezio Sua nobile vita Supplizio Cenni
sulla morte di Simmaco Quanto Boezio fosse innanzi nelle
scienze fisiche e naturali E nelle matematiche Opere
filosofiche Si rafferma l'autenticità de' suoi scritti teolo-
gici Il Libro Della Consolazione.

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CAPO II.

Cassiodoro e il Regno de' Goti.

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Pag. 7.

Cassiodoro e re Teodorico Sue sollecitudini pel restauro dei
pubblici monumenti Sue benemerenze verso l'Italia e le
lettere Sommosse popolari e fiere repressioni di Teodorico
Leggende diverse Amalasunta regina dei Goti — È

fatta strozzare da Teodato

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ghezze di Rusticiana Cassiodoro volge le spalle alla corte

e fonda il monastero di Vivariense

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e discolpe La dominazione gota in Italia Il Codice
argenteo d' Upsal

nazione.

La lingua ulfilana ·

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Scrittori di quella
Pag. 29.

CAPO III.

I Poeti Cristiani del VI Secolo.

1

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Condizioni del Cristianesimo nel secolo VI Ennodio Si-
donio Apollinare Peeti liguri: Proculo, Quinziano, Aratore
Venanzio Fortunato Sue domestichezze con S. Radegunda
Sue opere.

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Pag. 47.

laicali
rurali

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CAPO IV.

Le Lettere nei Secoli VI e VII.

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Carattere del secolo VI Gregorio Magno e sue opere
Uomini illustri Giornandes e la Storia de' Goti Pro-
copio Le Belle arti e l'industrie · Esistenza delle scuole
E delle ecclesiastiche Creazione delle scuole
Esercizi e discipline scolastiche Elio Donato e
Felice Capella Benemerenze del monachismo S. Bene-
detto S. Colombano La biblioteca di Bobbio Mo-
nasteri diversi
Letteratura sacra

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di Roma -D' Alcuino, suo istitutore Chiama in Francia
alcuni illustri italiani a ravvivarvi l'amor degli studi
Con qual criterio abbia la storia a giudicare di lui - Com'e'
divenisse un eroe leggendario ed un santo La cronaca di
Turpino L'Editto di re Lottario
Italia

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Il monaco di San Gallo e le scuole francesi Le quali son
opera d'illustri Italiani e in ispecie di Paolo Varnefrido

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