Images de page
PDF
ePub

Dopo alcune considerazioni generali sulla instabilità dell' umane vicende, egli si fa a descrivere gli orrori e le stragi di quella guerra. Io vidi, è Radegunda che parla, io vidi le donne trascinate al servaggio, legate le mani e sparse le chiome: l'una camminava a piè nudi sul sangue del proprio sposo, l'altra si facea via del cadavere del proprio fratello: ognuna ebbe larga cagione di lagrime, ed io piansi per tutte. Io piansi i miei parenti traffitti; è mestieri altresì ch' io pianga anche quelli che tuttora respirano l'aure vitali. Quando la fonte delle mie lagrime è inaridita, quando i miei sospiri si tacciono, non tacciono però le mie angoscie. Allorchè mormora il vento, io intendo l'orecchio se per avventura non mi recasse una qualche novella; ah! che l'ombra d'alcuno de' miei mai non si offre al mio sguardo!

Essa invia questo straziante carme ad un suo cugino Amalfredo che viveva a Costantinopoli, oggetto de' suoi più ardenti sospiri. La parola d'amore e d'amante vi ricorrono ad ogni tratto. — Ricordi, essa dice, o Amalfredo, ricordi i nostri verdi anni, e ciò che Radegunda era allora per te: come tu m'amavi, adorabile fanciullo, tu pure, diletto figlio al fratello del mio genitore. Tu solo mi tenevi luogo di padre, di madre, di fratello e di sorella che io aveva perduti.

Quod pater extintus poterat, quod mater haberi,
Quod soror aut frater, tu mihi solus eras.

Piccola ancora, tu mi prendevi teneramente per mano: il tuo balsamico fiato mi carezzava e mi inebriavi di baci. Ciò che ora sovra ogni cosa mi affligge e m'apre al cuore acerba ferita, si è di non ricevere da te segno alcuno di tua esistenza: una tua lettera

[ocr errors]

mi pingerebbe il tuo volto che tanto desidero e che pur non mi è dato vedere:

Quem volo, nec video, pinxisset epistola vultum.

E segue dicendo: se la santa chiusura del monastero non mi fosse d' intoppo, giungerei inattesa nel luogo del tuo soggiorno: la mia nave vincerebbe i tempestosi mari: io sfiderei con gioia il loro furore: colei che ti ama non si atterrirebbe per certo di ciò che fa pavidi gli istessi nocchieri:

Et quae nauta timet, non pavitasset amans.

Io traverserei il pelago sovra un legno fluttuante, e se la sorte mi defraudasse di questo estremo soccorso, io nuoterei verso di te con mano infaticata, e te veggendo, più non crederei all'orror di un naufragio che mi sarebbe dolce per te.

Questa, o ch' io m'inganno, è vera poesia: è il grido d'un anima amante e lacerata, che il cilicio e le asprezze del cristianesimo non aveano ancor potuto domare. Ma l'età e il chiostro dovevano alfine trionfar del suo cuore; e infatti più mite è il suo sdegno e men febbrili i suoi impeti in una seconda poesia, che, morto Amalfredo, manda al di lui figlio Artachi. In essa tu scorgi come la santa abbia alfine debellata la barbara. Basterebbero questi ultimi canti per ravvisare in Fortunato un poeta degno d'essere ancora ammirato.

CAPO IV.

LE LETTERE NEI SECOLI VI E VII

SOMMARIO.

[ocr errors]
[ocr errors]

Carattere del secolo VI Gregorio Magno e sue opere Uomini illustri Giornandes e la Storia de' Goti Procopio Le Belle arti e l'industrie - Esistenza delle scuole laicali E delle ecclesiastiche Creazione delle scuole rurali Esercizi e discipline scolastiche Elio Donato e Felice Capella Benemerenze del monachismo S. Benedetto S. Colombano La biblioteca di Bobbio Monasteri diversi I chiostri rifugio dell'antica coltura Letteratura sacra.

[ocr errors]
[ocr errors]

Negli aurei secoli delle lettere greche e latine lo splendor della forma signoreggiava il pensiero; false talora, incerte e nebbiose le idee, ma ingentilite da una venustà senza pari, che facea testimonianza di spiriti educati alla religione dell'arte e del bello. Ma questa plastica peregrinità s' ebbe troppo corta durata, e i secoli posteriori ci si offrono vedovati in gran parte da ogni nitore di forma, rudi nella parola, viziati nel metodo, infermi nel processo della

ragione. E nondimeno in tanto cadimento delle classiche discipline e in tanta asperità di linguaggio, gli scrittori de' bassi tempi mal letti e manco compresi, accusano una potente operosità intellettuale, e mandano scintille di verità filosofiche e di originali bellezze.

Volgeva allor quell' età in cui la morente filosofia degli antichi cedeva il campo alla nuova scienza teologica, o, meglio, l'una si compenetrava nell' altra, e i diversi sistemi assumevano aspetto d'errori o di dogmi. Rado incontra nella storia del pensiero poter assistere ad un periodo di trapasso si spiccato e notevole. Ciò che di consueto si svolge in un lento avvicendarsi di età, a noi si mostra raccolto in questa sola epoca, in cui la pristina civiltà piega al declino per aprir le porte alla nuova e in cui scende a tenzone il vecchio mondo contro i novelli elementi, e si vanno aggroppando que' fatti, che come in nube, chiudono in grembo le origini degli odierni progredimenti.

Questo fenomeno istorico merita d'essere ben addentro studiato. Nel punto istesso in cui la civiltà latina sta per coprirsi d'un velo, una nuova religione innalza la raggiante sua face, e rompe d'un solco di luce quel buio che stava per addensarsi sull'umano consorzio. L'unità politica va dissolvendosi, ma l'unità religiosa si fonda. La chiesa, levandosi gigante fra le comuni ruine, afferma l'unità della fede e la universalità del suo dritto; in mezzo all'urto di popoli non ad altro anelanti che a corruci ed a sangue, echeggia una voce che li chiama a quella fraternità di principî ed a quell' assetto di società spirituale, di cui gli uomini non avean fino allora contezza veruna. E quest' idea, la più grande

e più pura che abbia balenato giammai sulla terra, rinnova le menti, purifica i cuori e salva l'umanità.

Dissi società spirituale: tale infatti nella sua essenza si mostra la chiesa: tale nelle dottrine di cui si fe' banditrice. La chiesa con la forza morale infrena la forza materiale de' barbari, e colla propria legislazione li conduce ad una tempra di vita ordinata e civile, preparando i germi che appresso daran frutti di ottime ordinazioni, di futura civiltà e di ricomposizione di popoli. E i volghi deposta la ferina natura appiè degli altari, riconobbero un vero che die loro unità di propositi e nuovo indirizzo civile. La chiesa, ancora di salute nel generale naufragio, seppe sol essa tener vive le più feconde istituzioni e affratellar tutte genti. Invano l'oriente si separa dall' occidente: invano questo va più ognora smembrandosi in istati diversi; essa sol una regge con saldo braccio i freni della nazione e la stringe al materno suo grembo. Essa parla dapprima colla voce de' Padri appresso con quella de' sinodi. Nello intervallo che corre fra il quarto e l'ottavo secolo s'indissero sei concili ecumenici, e tutti in oriente. Eppur non ostante i dissidi che serpeggiavano fra i vescovi di Roma e i patriarchi di Costantinopoli e d'Alessandria, non ostante la diversità dei costumi, delle favelle e dei luoghi, i canoni sanciti in que' solenni comizî furono ovunque accettati: tanto l'idea dell' unità religiosa stava radicata negli animi che un nodo spirituale stringeva fra loro. Egli è questo il più spiccato carattere, onde improntasi il secolo che noi trascorriamo.

Sebben Boezio e Cassiodoro l'abbiano riempiuto dei loro splendori, non può dirsi perciò che fosse povero di altri egregi intelletti, e che non fiorissero alacre

« PrécédentContinuer »