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antichi possessori riebbero i beni confiscati a danno de' nuovi venuti; gli emigrati legittimisti ottennero compensi con pingui assegnamenti.

Ora i Federati, accontandosi co' Carbonari della Lombardia nel bisogno di concentrare le forze e levarsi, miravano a costituire tre regni isolati in Italia, il settentrionale, il centrale e il meridionale; però tutti da ordini liberi condotti.` Poi sapendo come Carlo Alberto, designato successore al trono per mancanza di discendenti maschi tanto da parte di Vittorio Emanuele I. quanto del fratello Carlo Felice, nudrisse idee liberali e co Carbonari s'indettasse, a lui come stella polare rivolsero gli sguardi.

Cosicchè quando a 13 marzo 1821 Vittorio Emanuele per non combatter Austria o muovere contro al suo popolo, pensò di abdicare in favore di Carlo Felice, che se ne stava col genero Francesco IV. a Modena, Carlo Alberto avuta dal novello sovrano la reggenza degli stati Sardi, con atto generoso ed ardito ad un tempo, non volle venir meno alla fiducia de' liberali, e pur non avendone i poteri, proclamò la costituzione spagnuola; di che ebbe aspra censura ed esilio dal re, e fin le beffe dal generale Austriaco Budna, il quale ricevendolo al Ticino con amaro sarcasmo nuovo re d'Italia vocavalo.

Carlo Felice côrse a Torino, dopo il temporaneo governo affidato al cavaliere Thaon de Revel, ma le accoglienze trovatevi lo fecero accorto dell'improvvida misura, suggeritagli dal genero; il

quale così volea sbarazzarsi dell'erede al trono, sottentrare nei suoi diritti, facendolo da un canto dichiarare reo di fellonia, ed ottenendo dall' altro che la legge salica fosse abrogata; disegni che Francia e Russia tosto rintuzzarono.

§ 6.

LE CONGIURE NEGLI STATI PONTIFICII
E NEL MODENESE

Anche dai propositi de' Carbonari di Napoli e del Lombardo-Veneto differivano quelli del reame Pontificio Quando a 13 agosto 1823 cessava di vivere Pio VII, ed il Conclave eleggeva a successore il Card. della Genga, che fu Leone XII, la Carboneria già s'era accontata per abbattere il governo temporale del Papa, causa precipua dei mali che vessavano le Romagne; conciossiachè oltre l'intolleranza religiosa e la prepotenza gesuitesca, accarezzata dal governo papale, esso martoriava i liberali in modo che nessun cittadino credevasi oramai sicuro più della persona. Sono abbastanza note le crudeltà commesse dal Card. Rivarola contro la Carboneria, la quale poi giunse a farlo cacciare a furia di popolo dalle Romagne, ove avea sua sede.

Nẻ sotto Pio VIII le cose mutarono in meglio; i fatti di Cesena ricordano ancora la ferocia del Card. Albani.

Queste repressioni, operate con ispargimento di sangue, doveano alla perfine partorire la rea

zione, e la reazione scoppiò per inattese cagioni.

Quel Francesco IV di Modena, che non meno degli altri tirannetti era stato persecutore acerrimo de' liberali, viste fallite le speranze di succedere nel regno Sardo al suocero Carlo Felice, col volpigna astuzia piegò ad un tratto verso quelli, credendo così poter giugnere mercè la loro opera alla conquista della Lombardia, e di Parma, Piacenza e Ferrara; cercò inoltre l'ajuto di Luigi Filippo, dal quale, vuolsi, abbia avuto promessa di favori. Però avendo l' Austria, che ne spiava i passi, sventata la trama, se gli rivolse piena di sdegno; ma Francesco IV, uso alle simulazioni, non avvili l'animo, anzi per mostrare com' egli fosse ignaro d'ogni congiura, audecemente marciò contro il capo dei suoi cospiratori, Ciro Menotti; e dopo combattimento lo trasse in arresto; poi quando il popolo tumultuando a quell'atto fedifrago l' ebbe cacciato da Modena, egli fuggendo portò seco la preda per riserbarla a meditati supplizî.

I casi di Modena commossero gli animi dei Bolognesi, i quali avendo anche dalla loro i soldati pontificî, mutarono il governo, e costrinsero il prolegato a deporre la carica. La sollevazione si estese rapidamente nelle Romagne, nelle Marche e nell'Umbria; la cittadella d'Ancona capitolò; Forli seguì l'esempio delle città sorelle.

Il governo provvisorio di Bologna non tardò a dichiarare cessato di dritto e di fatto il potere temporale del Papa; fece leggi per riordinare la pubblica amministrazione, e si volse al Gran Duca di Toscana ed alla Francia sperando nel loro pro

tettorato; il quale però chiese indarno, perchè 800 soldati Austriaci di presidio a Piacenza, chiamativi dalla duchessa Maria Luisa, erano riusciti a sedare i moti di quella città.

L'intervento di truppe straniere sgomentò i liberali Romagnoli, i quali agendo senza comune accordo, furono facilmente e alla spicciolata ridotti di nuovo alla soggezione papale. Anche la Francia venne in ajuto della restaurazione pontificia, perchè non ostante il proclamato non intervento, visto il procedimento degli austriaci, s'affrettò a spedire in Ancona 1200 soldati, che violentemente l'occuparono.

La Corte di Roma simulò corruccio a quell'atto, ma non processe oltre; anzi rinnovò la istituzione de' militi Centurioni, accolta di gente scellerata; assoldò altresì due reggimenti Svizzeri, fe' chiuder le scuole, vietò il conferimento di gradi accademici a' giovani che avean preso le armi; i liberali poi fin dai sollazzi della caccia, delle veglie e de' banchetti tenne lontani.

Il Sanfedismo venne a colmar la misura.

Carlo Ludovico Haller in un' opera intitolata: Restaurazione della scienza politica, avea proclamato una dottrina quanto quella del Sant' Uffizio ferina ed iniqua; sosteneva, che la natura ha posto fra gli uomini il debole e il forte, perchè questi su quello imperi; di conseguenza i sovrani, che hanno diritti di proprietà stabiliti per private convenzioni della società (?), sono costituiti per potenza e fortuna indipendenti nella loro volontà; ammetteva inoltre esser la nobiltà un prodotto

della natura, e i privilegî, di cui godea, effetto di spontanea giustizia; LA SCHIAVITÙ DIRITTO LEGITTIMO!!

Un catechismo sanfedista, stampato a Modena nel 1832, sostenea, che il principe può uccidere un suo soggetto, come l' uomo può uccidere un pollo, un bue o qualunque altro animale, e che la clemenza è dannosa alla società. In un opuscolo venuto a luce in Milano nell'anno detto, intitolato: Doveri dei sudditi verso il loro monarca, si stabiliva, che i principi sono padroni non solo dei beni, ma anche della vita dei cittadini. Queste dottrine de' sanfedisti, e il loro giuramento, davano obbligo di versare fino all'ultima goccia il sangue degl' INFAMI LIBERALI; e vi partecipavano magistrati, curati, vescovi ed altri dignitarî della Chiesa.

§ 7.

MITEZZA DEL GOVERNO TOSCANO

VERSO I SETTARII

Il Sanfedismo con queste ree massime s'era diffuso in tutti gli Stati d'Italia, e cominciava a penetrare in Toscana; dove, a dir vero, il Gran Duca Ferdinando avea inaugurato un governo mite e paterno; non una vendetta, non un risentimento delle trascorse vicende; pietoso ed umano soccorreva i bisognosi, erigeva istituti di carità, apriva strade, raccoglieva monumenti d'arte, amava i suoi sudditi e n' era riamato. Stretto dall'Austria

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