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A 4 febbraio scriveva: « La libertà trionfa! << 9 milioni d' Italiani temprati alla scuola del << dolore, provati nelle armi, battezzati al doppio << battesimo del fuoco e del sangue, s' uniscono a << noi pel trionfo della gran causa Italiana. Ora << ogni esitazione ed ogni tardanza sarebbe errore << e pericolo. Il governo ha mostrato conoscerlo, e << noi speriamo che si affretterà a provvedervi » (1).

Intanto un banchetto veniva offerto da' Fiorentini e da altri italiani agli esuli delle due Sicilie, come allora chiamavansi i dominî del Bomba al di là e al di qua del Faro; e la sera del 3 febbraio nel Casino Borghesi veniva proposta una medaglia d'onore da inviarsi a Palermo; proposta che fu tosto approvata per acclamazione. Cominciarono le offerte in danaro; si aprì una sottoscrizione invitando anche tutt' i giornalisti della penisola a cercare oblazioni d'ogni sorta, che potessero servire a soccorrere le donne Siciliane vedovate negli ultimi avvenimenti. Il La Farina, non è a dire, se fosse presente al banchetto; anzi si volle che facesse parte del Comitato promotore.

A questo punto l'assenza di lui dalla Sicilia, dove si combatteva valorosamente, e dove i suoi amici esponevano la vita, poteva esser notata di poco patriottismo; quindi s'affrettò a partire alla volta di Messina a 11 febbraio (1848) - Vedremo quale importante parte abbia egli rappresentato nell'isola durante il 1848 e fino a 15 maggio 1849, quando le armi borboniane ne ripresero il possesso.

(1) Cit. Giornale N. 137 (4 febbr.).

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PARTE SECONDA

GIUSEPPE LA FARINA NELLA RIVOLUZIONE SICILIANA DEL 1848-49.

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CAPO 1.°

Condi

Enormezze borbo

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SOMMARIO Cause della rivoluzione siciliana zioni di Sicilia dal 1837 al 1847 niane Decadimento della rappresentanza Viceregia Provvedimenti Sovrani contrarî allo svolgimento economico Miseria Commercio degli zolfi Reazioni a Messina Immanità e corruttela dell'Intendente De Liguoro Dimostrazioni in Toscana per la mitigazione dei rigori di stampa Venuta di Ferdinando in Sicilia Protesta del popolo in Palermo Congiure in questa città e in Napoli Accordi tra Reggio e Messina Sollevazione del 1o. Settembre 1847 in Messina - Attacchi tra truppe e cittadini loro risultati in Lipari Alter-ego al Maresciallo Landi Nequità borboniche Nuove proteste - Moti in Novara ed altri in Palermo Dimostrazione in Palermo nel Teatro Carolino Il movimento rivoluzionario si estende in Sicilia Avversione di Ferdinando alle riforme Proclama all'armata Avvertimento al tiranno Arresto in Pa

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Sollevazione

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lermo di 9 cospicui cittadini Sfida Bagnasco Inno Alba del 12 gennaio 1848

nazionale

Altri arresti

Amodeo e l'Ab. Ragona Giuseppe La Masa ed altri capi Squilla delle Chiese S. Orsola e della Gancia Attacchi delle truppe coi cittadini armati Costituzione d'un Comitato dirigente.

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Le idee riformatrici del neoguelfismo eran divenute nel 1847 il programma politico d'Italia, e l'agitazione febbrile delle menti designava non lontano il tempo delle grandi novità; l'esaltazione al Ponteficato del Card. Giovanni Mastai Ferretti, che prese nome di Pio IX, n'era stata propizia

cagione. La vita precedente di costui lo aveva mai rivelato grande novatore e di spiriti liberali; quindi nessuno s'attendeva ch'egli dovesse inaugurare i suoi primi atti con provvisioni che seguivano la scuola riformista, allora in voga. Diffatti egli concesse subito amnistia a' detenuti politici; nominò una commissione per preparare riforme civili e politiche; istituì la guardia nazionale, una Consulta di Stato; e diede, avvegnachè con talune condizioni restrittive, qualche larghezza alla stampa (1).

(1) Narrando in modo sommariissimo gli avvenimenti di Sicilia, che in ispecie si riferiscono agli anni 1847-48 e 49, mi son fermato là dove spicca maggiormente l'opera del nostro La Farina, sia come Deputato al Parlamento, sia come Commissario del potere esecutivo, Ministro di varî servizî, duce della legione Universitaria ec. Soggiungo, che talvolta mi sono scostato dalle asserzioni della di lui STORIA DELLA RIVOLUZIONE SICILIANA (Capolago per Daelli 1850 volumi 2), quando mi parve non accordare con quella del GEMELLI (STORIA della stessa rivolta Bologna, tip. Fava, 1876, 2 vol.) o del TORREARSA (RICORDI della rivoluzione, Pal. tip. dello Statuto un vol.), ovvero coi numerosi documenti ufficiali da me consultati e citati a piè di pagina; senza escludere la mia oculare testimonianza, quando vi occorse.

Delle STORIE del Calvi (MEMORIE STORICHE E CRITICHE DELLA RIVOLUZIONE SICILIANA del 1848 Londra, 1851-56) e del La Masa (DOCUMENTI DELLA RIVOLUZIONE SICILIANA nel 1847-49 in rapporto all'Italia Torino tip. Ferrero e FranCO 1850), ho tenuto poco conto, perchè generalmente condannate come appassionate ed inesatte; delle Rivoluzioni storiche di G. Raffaele me ne son servito all'opportunità - Pal. Amenta 1883, un vol.

In quest'anno 1893 è fortunatamente venuto in luce un importante lavoro del Prof. F. Guardione intitolato: IL 1o. SETTEMBRE 1847 IN MESSINA (tip. Bondi, edit. Clausen un vol.); dove l'A., all'appoggio di atti ufficiali da lui diligentemente esaminati e vagliati nel G. Archivio di Palermo ed in quello Provinciale di Messina, ha discorso largamente di tutte le congiure e di tutt' i tentativi di rivolte in Sicilia negli anni che precessero il 1848.

Se questa inaspettata aurora dovesse esaltar gli animi degl'Italiani e infondere in essi novella vita, sperando in un più lieto avvenire, può ben comprendersi; e se n'erano commossi i Romani per le ottenute concessioni, gli altri popoli si accendevano fiduciando nell'esempio; nè tardarono gli entusiasmi a pronunciarsi negli Stati toscani e nel Piemonte; sicchè Leopoldo 11.° e Carlo Alberto furono stretti a seguir tosto il nuovo indirizzo.

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Solo Ferdinando II. di Napoli resistette; ed allora i Siciliani, che il dominio borbonico cercavano di scuotere ad ogni costo, iniziarono una serie di proteste, delle quali è mestieri tener parola.

Le condizioni di Sicilia dopo i commovimenti del 1837, causati dall' infezione colerica, erano grandemente peggiorate; il governo borbonico per soffocare gli odî da lui creati, avea costretto ad esulare i cittadini migliori, come il La Farina, il Gemelli, Emiliani Giudici, il Principe Scordia, e più tardi anche quell'illustre storico, che fu Michele Amari; ma non perciò lo spirito patrio si infiacchiva; anzi morto in Palermo Domenico Scinà, lume delle scienze fisiche e letterato insigne, leggevansi con civile coraggio nell'Accademia più riputata di quella città taluni componimenti, dove lamentando il dispotismo dei tempi, accendevasi vieppiù l'amore verso le libere istituzioni.

Gli atti immani del ministro Del Carretto e de' suoi feroci emissarî augumentavano l'acerbezza degli animi contro i dominatori.

Già la rappresentanza Viceregia pel decreto

31 ottobre 1838 era sommamente scaduta d'autorità, perchè i ministri napoletani eransi tutto attribuito il governo dell' isola, spadroneggiando a loro arbitrio. Nella censuazione dei beni ecclesiastici di regio patronato, nello scioglimento dei diritti promiscui sui beni ex-baronali sia per transito, o pascolo o per altri usi, ne' modi vessatorî per la riscossione del dazio sulla macinatura dei grani e nella rettificazione catastale le sopercherie e le ingiustizie eran cresciute tanto, che ne avean colma la misura.

S'aggiunse il monopolio governativo sull'estrazione e commercio degli zolfi, che ad una società britannica affidata (Taix ed Aycard), fruttò largamente allo Erario, ma non tornò egualmente utile agli speculatori; onde ne nacquero contestazioni, alle quali prese parte il governo d'Inghilterra; e dopo minacce, Sicilia dovette sciogliere il contratto con l'impresa e risarcire i danni, che pretesi in 4 milioni, furono ridotti a parecchie migliaia di lire; però l'industria solforifera ne fu scossa.

Adunque colpita così l'agricoltura pei provvedimenti di cui sopra abbiamo fatto parola, crebbe la miseria in modo che le vie erano ingombre di accattoni, e gl'istituti di beneficenza ne rigurgitavano; crescevano i delitti e la pubblica sicurezza ne scapitava.

A questo punto la riazione non poteva mancare; e le prime manifestazioni si videro in Messina, dove l'Intendente De Liguoro, nuovo Manhes, martoriava in mille modi i suoi amministrati, e perseguitava aspramente i liberali fosser veri o SO

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