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estavamo svestendoci, quand' ecco il popolo, preceduto da bandiere, farsi sotto alle finestre del nostro alloggio per eseguire un' imponente dimostrazione. Mi presentai a' dimostranti e ringraziandoli, tolsi loro il dubbio in cui si era; ne ricevetti in cambio espressioni d'affetto (1).

<< La dimani ci portammo da' Ministri, e tornati all'albergo ricevemmo la visita inattesa di tutt'i Deputati col loro Presidente, onore che reputammo insigne, perchè uso solo co' Sovrani; vi furono discorsi d'occasione, ai quali presi sempre parte. Indi a casa Brofferio ci fu offerto un desinare, che si prolungò fino a notte; la dimani altro ce ne fu dato da 100 Deputati; e finalmente un terzo dal Circolo popolare.

« Seguiva un invito della Compagnia reale pel Teatro Carignano; vi andammo; rappresentavasi il Procida; il teatro era stipato di gente; alla fine di ogni atto s' applaudiva alla Sicilia ed ai suoi rappresentanti.

<< Intanto i Ministri siciliani sollecitavano la nostra presentazione a Carlo Alberto, che avea in quel momento fermato il campo a Valeggio, combattendo contro gli Austriaci; colà tosto ci recammo; accolti graziosamente dal re e dal duca di Savoja, sedemmo, per espresso invito fattoci, a mensa con essi, e ragionando della Siciliana rivolta, la magnificavano; verso l'isola nostra manifestavano un

(1) Epistolario Vol. 1. pag. 305. N. 113. La lettera non è riprodotta testualmente, essendo stata scritta con molta fretta; ma le particolarità vi sono fedelmente riportate.

grande affetto, e verso il Borbone assoluto disprezzo; si evitò il discorso sulla scelta del nuovo re di Sicilia; invece Carlo Alberto c' intrattenne molto sulle cose di guerra e sulla fiducia di cacciare i Tedeschi. »

Ma mentre pendeva dubbia l'accettazione del trono di Sicilia da parte del Duca di Genova (ove fosse eletto), nella Camera dei Comuni, sedente in Palermo, avvenivano fatti clamorosi, ch'io mi farò a raccontare sommariamente nel seguente capitolo, pel nesso che essi hanno con la posteriore condotta politica del nostro La Farina (1).

(1) V. Storia della rivoluzione siciliana del La Farina pag. 211.

CAPO 5.o

SOMMARIO Motivi per cui s'affretta nelle Camere la riforma dello Statuto Difetti di esso · Considerazioni

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Pratiche del gran Duca di Toscana per la scelta del figlio minorenne a re di Sicilia Comunicazione al Parlamento del Ministro degli esteri M. Stabile Petizione della Guardia Nazionale Ad acclamazione si sceglie a re di Sicilia il Duca di Genova Avvenimenti popolari in Napoli Il 15 maggio Perfidie del re di Napoli Massacri Messa funebre in Sicilia pei caduti in combattimento Il Parlamento manda Ribotti con una legione di 700 uomini per aiutare i fratelli napoletani Non è accolta dalle popolazioni di terraferma Con inganno è fatta prigioniera La Farina si prepara al ri

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torno in Sicilia, visto il silenzio di Carlo Alberto sull'accettazione della corona di Sicilia da parte del Duca di Genova Condotta sleale del Padre Ventura La Farina è mandato a Roma per sorvegliarlo Lettera del nostro Messinese allo Stabile Ministro degli esteri sul proposito Risposta poco soddisfacente del Ministro Replica dignitosa del La Farina Altra del Ministro fiduciosa Notizie d'apparecchi d' una spedizione del Borbone in Sicilia Ritorno del La Farina in Palermo.

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Il Decreto 13 aprile dichiarando la decadenza dal trono di Sicilia di re Ferdinando Borbone e della sua dinastia, nell'ultimo inciso, sapientemente riserbava l'elezione del nuovo re a quando fosse compiuta la riforma dello Statuto (1), perchè nessun candidato si sarebbe determinato all' accettazione senza conoscer prima quali guarentigie fos

(1) Ricordiamo come quest' inciso fu soggiunto a proposta del La Farina.

ser date al Capo del potere esecutivo per l'esercizio delle sovrane prerogative.

Una Commissione mista era stata scelta per esaminare il progetto; ma le discussioni nella Camera dei Deputati ed in quella dei Pari andavano a rilento; finalmente si dovette tagliar corto e stabilire: che vi fosser due Camere, una di Deputati, ed altra di Senatori; che si conservassero gli antichi Pari e loro successori, meno quelli che non avean sottoscritto l'atto di decadenza; che se ne ammettessero de' nuovi durante vita, a scelta del potere esecutivo; cosicchè i primi fossero ereditarî, gli altri elettivi; che fosse ammessa come religione dello Stato la cattolica apostolica Romana; che la sovranità risedesse nell' universalità dei cittadini, ma che niuna classe o niun cittadino potesse attribuirsene l'esercizio; si negasse al re il diritto di scioglier le Camere; fosse il diritto elettorale mantenuto nei limiti dell'atto di convocazione del Parlamento, si negasse l'indennità ai Deputati (1).

Mentre già si era per condurre a termine l'esame dello Statuto, una comunicazione ufficiale del Ministro degli affari esteri affrettò la elezione del nuovo Sovrano.

Il Gran Duca di Toscana, per mezzo del valente botanico palermitano Filippo Parlatore, avea fatto intendere al governo Siciliano, che sarebbe stato disposto ad accettare pel figlio minorenne il trono, ove si fosse venuto subito alla

(1) V. Illustrazioni alla Parte 2. Cap. 5.o N.o 24 in fin del volume.

proclamazione; ciò dispiaceva allo Stabile Ministro degli esteri, vagheggiando la nomina del Duca di Genova, più gradita all'Inghilterra, la quale prometteva altresì il pronto riconoscimento del governo. A ciò si aggiungeva, che gli umori della popolazione, e specialmente della guardia nazionale pel differimento dell'atto, eran talmente guasti, che si minacciava una conflagrazione.

Ora lo Stabile volendo prevenire ogni sinistro, viste le condizioni politiche dell'isola, vista la guardia nazionale in armi alle porte del Parlamento, e una petizione della stessa con 5,000 firme esprimente il desiderio della sollecita elezione del re (1), presentavasi a 10 luglio alla Camera dei

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(1) RAFFAELE nelle sue Rivelazioni storiche a pag. 135 dice, che lo Stabile appoggiandosi al favore della guardia cittadina, la quale domandava la scelta d'un Principe, e sotto la pressione della stessa, promosse la nomina del Duca di Genova a re di Sicilia. Il Marchese Torrearsa nei suoi Ricordi sulla Rivoluzione Siciliana del 1848-49 (Palermo tip. dello Statuto 1887 un volume), assai pregevole per ischiettezza, se non per dettato, e che noi consultiamo seguitamente insieme ad altri scrittori contemporanei, confuta a pag. 318 il La Farina per l'asserzione, che nella seduta parlamentare, dove si proclamò l'elezione del Duca di Genova a Re di Sicilia, la più parte della guardia nazionale stesse in armi e cingesse il Parlamento di bajonette (il Torrearsa dice per equivoco di barricate), le quali pareano più atte ad imporre il voto, che a difenderne la libertà « giudizio, afferma il Torrearsa, non conforme al vero, e che gli può "esser condonato, perchè nel tempo di cui scrivea il La "Farina trovavasi assente da Palermo, ed ancora fervente « Mazziniano. Nessuna pressione, posso attestarlo altamente, « subì il Parlamento in nessuna occasione. I fatti parlavano &

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