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tutelata; però il Gran Duca dubbiando dapprima, fini con l'attenersi ad una neutralità infingarda; nè fu scosso dal proposito pei tentativi nuovi fatti dal Provenzali inviato di quella Corte a Torino, sapendo come Napoleone avesse in animo di far della Toscana un regno separato (1).

(1) Opuscolo Napoléon III et l'Italie Paris ec.

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CAPO 7°.

LA SOCIETA NAZIONALE

SOMMARIO

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NELLA GUERRA DEL 1859

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Saggiati i luoghi e gli umori La Farina fa manipoli a Carrara, Fivizzano, Pontremoli, Parma e Reggio Grosso gruppo d'aderenti alla Società Nazionale in Parma Protesta del Duca di Modena Fatti d'armi tra volontari ed Estensi Pronunciamento in Parma per mezzo di La Farina Partito autonomico in Toscana Politica insana di quel governo Leopoldo abbandona la reggia Costituzione d' un governo a nome di Vittorio Emmanuele Mosse degli eserciti piemontese ed austriaco Garibaldi generale in capo della legione dei Concentramento di 5 corpi d'esercito tra Pavia e Bereguardo La Marmora fa rompere le dighe dei canali d'Ivrea, Cigliano e Rotto Disbarco di Napoleone a Genova Battaglia di Montebello occupa Varese V'istituisce il governo di Vittorio Emmanuele - Gli Austriaci assaltano Varese e sono respintiGaribaldi a Como Assalto al Castello di Laveno Impresa audace di Garibaldi

volontarî

Urban rioccupa Varese

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come Commissario sul lago di Como a difesa di que' distretti ed a soccorso di Garibaldi

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La Farina contro gli Austriaci a Castelletto Ticino E' richiamato a Torino La provincia di Como si libera

dagli Austriaci.

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S'è visto come alla vigilia della rottura delle ostilità tra l'Austria ed il Piemonte, la parte giovane e popolana della Lombardia, dei Ducati e delle Legazioni erasi levata, tenendosi pronta ai possibili eventi; essa non solo tacite e palesi proteste faceva ai proprî governi, ma accorreva spontanea

ad arruolarsi a' corpi de' volontarî, che numerosi si avviavano verso il Piemonte. Questo movimento era dalla Società Nazionale diretto a far sì che la dittatura a re Vittorio Emmanuele affidata fosse, ed anche a stornar le mene repubblicane spinte dal Mazzini; in ciò d'intesa col Conte di Cavour, il quale raccomandava al La Farina che si concentrassero i mezzi d'azione, e non si venisse a moti incomposti (1).

A meglio conseguire l'intento spedironsi qua e là emissarî dei più fidati per saggiare gli umori, e veder da presso le condizioni dei luoghi per la buona riuscita dell'impresa. La Lombardia e la Venezia furono bentostó escluse da ogni tentativo, perchè trovavansi afforzate di truppe; la Toscana, per l'indole di quelle popolazioni, presentava più rischio che utile, non volendo togliersi dall' autonomia paesana; nel dominio papale la neutralità era garentita dalle armi francesi; dunque, secondo pensava lo stesso La Farina (2), tutte le mire doveano concentrarsi nei ducati di Parma e Modena, essendo prossimi al Piemonte. Diffatti il nostro Messinese, per mezzo della Società Nazionale anzidetta, ado

(1) Epist., vol. II, Lett. di N. 378 e 418.

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(2) Epistolario, vol. II. Lettera all'Avv. Pietro Monteverde del 2 Aprile 1859 di N.o 440. Diceva il nostro La Farina: È giunto il tempo in cui i nostri amici di Parma, Reggio, Modena, ec., debbono pronunziarsi per la causa nazionale. Nel momento in cui scrivo (2 aprile ore 11 a. m.) 50,000 francesi muovono da Genova verso Tortona. Oggi se ne attendono altri 10,000 Due mila volontarî evasi, comandati dal generale Ribotti. passeranno contemporaneamente l'Appennino, essendo Massa e Carrara occupate da truppe Sarde e Toscane ec.

peravasi a far manipoli a Carrara, Fivizzano, Pontremoli, Parma, Reggio e Modena; anche nelle minori terre di Val di Magra e Val di Taro e della Lunigiana avea partigiani ed aderenti, pronti a levarsi in armi; ma il gruppo più ardito stava in Parma. Ora appunto, in Parma e Piacenza tenevansi accampati gli Austriaci, ed era difficile il rimuoverli; in Modena il governo si affaccendava a dar ordini rigorosi; e facendo lagni col Piemonte perchè accoglieva emigrati dal ducato, che arrivavano colà con animo di reagire contro il proprio governo, li voleva restituiti; però il Piemonte non se ne dava per inteso; sicché saputi poscia i moti incomposti di Massa e Carrara (1), il Duca affidò la potestà politica al truce Widerkhern, e chiese presidio tedesco, ritirandosi egli sui monti della Lunigiana. Appena allontanatosi però, una mano di que' giovani che s'erano indettati con la Società Nazionale, levò dapprima rumore in Massa, acclamando all'Italia e a Vittorio Emmanuele, e poi corse subito a Carrara, e senza disordini mutò lo Stato. Allora un Vincenzo Giusti, con cui il La Farina teneva secreta corrispondenza, come prova il suo Epistolario (2), fu inviato da Torino quale Commissario straordinario per governar la Provincia a nome del Re Dittatore (3).

(1) Nei quali non ebbe parte la Società Nazionale, V. Epist., Lett. ad Ottavio Muzzi del 19 marzo 1859, N. 435, vol. II, pag. 151.

(2) Lett. di N. 478 e 483, pag. 199; 495 pag. 214; 530 pag. 314; e 816 pag. 549, vol. II.

(3) I Mazziniani s'eran messi attorno per isviare il movimento politico in Massa e Carrara ; ma non vi poteron riuscire Vedi Lett. all' avvocato Daniele Morchio Genova 27 marzo 1859. Epist. vol. II, pag. 153 di N. 436.

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Intanto certo Cassoni, colonnello degli eserciti, aveva avuto incarico dal Duca d'assalire i volontari; però costoro ordinati in battaglioni sotto il comando d' Ignazio Ribotti (soldato di molta reputazione nelle guerre di Spagna, e provato nella fede alla libertà), aiutati anche da' cittadini, ch' erano avversi al governo Estense, costrinsero l'inimico a ridursi negli alloggiamenti.

Grandi querele mosse il Duca al governo Piemontese per tai fatti. Però esso rispose breve: che proclamata spontaneamente dalla popolazione la dittatura di re Vittorio Emmanuele, minacciata Massa e Carrara da truppe Estensi, il governo Piemontese si considerava in istato di guerra con lo stesso Duca.

La Farina adoperandosi con la Società Nazionale in Parma, era giunto a convertire lo spirito della milizia a pro della causa italiana; onde segui un pronunciamento di parecchi ufficiali diretto alla Duchessa; la quale vistasi in pericolo, abbandonò la sede, portandosi a Mantova (1). Allora il Comitato Nazionale (2) formò una Giunta provvisoria di governo per gli Stati Parmensi in nome del re di Sardegna, prescrivendosi, che tutti gli atti nel nome di lui s' intitolassero. Oratori della Giunta medesima andarono a Torino per

(1) La Farina scriveva all'avv. Pietro Monteverde a Parma con lettera 2 aprile 1859, Epistolario, vol. II, pag, 157, N. 440.. S'impedisca che il Duca di Modena e la Duchessa di Parma piglino altra via, eccetto quella della Lombardia: si usino (alla duchessa) i maggiori riguardi possibili, è tempo di mostrare risoluzione ed energia n.

(2) Dipendente dal centrale presieduto dal La Farina.

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