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amici. E qui mi corre obbligo di tributare un particolare attestato di riconoscenza alla cortesia del Conte Carlo di Persano, capitano di vascello della nostra Marina, il quale mi offeriva agio di consultare la sua raccolta di voci appartenenti alle cose di mare. Se nell'attendere ad un lavoro, che era assai malagevole il dar compiuto, mi mancarono spesso le forze e l'ingegno, ad impetrare indulgenza presso i discreti lettori mi varrà il buon volere e l'ardente desiderio di far cosa che in parte almeno torni utile alla mia patria.

Credo che non riuscirà discaro il trovar qui, come preambolo ed introduzione dell'opera, alcuni saggi starici del dialetto genovese esposto cronologicamente.

PREFAZIONE

DELLA PRIMA EDIZIONE (1).

Egli è buon tempo che ad agevolare l'apprendimento

della lingua italiana furono, per consiglio e sotto la scorta d'uomini dottissimi, compilati Dizionari ove generali, ove domestici de' varii dialetti che nelle varie parti della nostra penisola si vanno parlando. I Napoletani, i Veneziani, i Bergamaschi, i Milanesi, i Torinesi ed altri provvidero opportunamente a questo bisogno, e vantaggio non piccolo ne ritrasse la lingua comune. Anche in Genova si nutriva da lunga stagione cotal desiderio, e ben molti mostraronsi pronti ad accingersi all'opera, e fecero a questo fine lunghi studi sul patrio dialetto, i quali speriamo verranno quando che sia fatti di pubblica ragione. lo pure e per vaghezza di cosiffatti studi, e per cooperare per quanto potessi al bene della gioventù, andai tratto tratto facendo note e cataloghi delle voci più necessarie a sapersi, ordinando così un Dizionarietto domestico; me ne valsi ad istruzione dei giovani che vado ogni anno iniziando nello studio della lingua italiana. Di qui nacque il desiderio in molti che io pubblicassi il mio lavoro, potendo riuscire anche più utile alla stessa mia scuola. Ed ecco chiarita in tal modo l'intenzione con che l'intra

(1) Genova, tipografia Ponthenier, 1841.

presi, e il fine cui deve servire. Nulladimeno, essendo esso rivolto quasi unicamente alla istruzione dei giovanetti che attendono allo studio della lingua italiana, ragion vuole che io renda palese perchè fra i tanti metodi che si potevan tenere più ad uno che ad un altro mi sia appigliato. Considerando adunque che in una scuola quale è la mia, ove s'incammina la gioventù, previe le cognizioni grammaticali, alla intelligenza dei nostri scrittori e al retto comporre, molti sono gli aiuti per ciò che appartiene in genere alla lingua medesima, e solo si trovano ostacoli e difficoltà per ciò che spetta a nomi di cose domestiche e d'uso comune, i quali sono per lo più dalla maggior parte ignorati. A questi solamente volli limitata la mia fatica, e credetti di far cosa che mi tornasse di non lieve utilità nell'insegnamento, siccome l'esperienza di alcuni anni mi ha già dimostrato, dettando loro di giorno in giorno tuttociò che ora potranno leggere a talento in istampa. Infatti, che un solo Dizionario domestico bastar potesse al mio intendimento, è cosa agevole assai a comprendersi. A chiunque anche mezzanamente istruito non riesce difficile l'esprimere i suoi sentimenti in modo da essere rettamente inteso, dappoichè il nostro dialetto dalle desinenze delle parole, e da qualche loro accorciamento in fuori è tutto italiano, se pur se ne tolgano alcune d'antichissima origine, o usate da' popoli co' quali si aveva anticamente più traffico (1). . La difficoltà adunque solamente si trova nella corrispondenza dei vocaboli d'arti e mestieri, d'uffici pubblici e privati, e va discorrendo. Questa inceppa lo scrittore, e lo fa.di frequente ricorrere a lunghi giri di parole, che, oltre all'essere viziosi, talvolta non adeguano neppure la cosa che volevasi significare. A sopperire a questo bisogno, unico per avventura nell'apprendimento e nell'uso

(4) March. Girolamo Serra, discorso I dopo la Storia dell'antica Liguria e di Genova.

della lingua italiana per un Genovese, ho consacrato la mia tenue fatica. Per renderla intanto più profittevole alla Gioventù, e a chi per ragione d'impiego è astretto a scrivere nominando domestiche cose, non ho voluto notare la sola corrispondenza di vocabolo a vocabolo; ma vi aggiunsi le opportune definizioni: alcuna volta i modi famigliari del nostro dialetto, e le differenze tra quelle voci che paiono e prendonsi per sinonime; e in questo mi giovai de' migliori vocabolari e del consiglio d'uomini assai intendenti dell' italiana favella, tra' quali mi è dolce il mentovare il nome dell' abate D. Luigi Grassi compilatore d'un Vocabolario Italiano che va stampandosi tra noi con applauso dei dotti. E qui aggiungo, in modo di annotazione, che quando nella lingua scritta non trovai la parola corrispondente ad alcuna nostra, io la tolsi dalla lingua parlata in Toscana; il che vuolsi avvertito per chi ricorrendo a' Vocabolari generali o domestici stampati altrove, vedesse nel mio qualche varietà.

Per quanto però ponessi in quest'opera tutta la diligenza che per me si poteva maggiore, non crederò il mio Dizionario scevro di mende. Sebbene, e chi aggiunse mai alla perfezione in cosi fatto genere di lavori? Quelli pertanto che diranno quest'opera mancare di moltissime voci sappiano che per ora intesi di dare siccome un esperimento di Dizionario da compiersi e perfezionarsi, non già un Dizionario compiuto e perfetto. Potrà dunque chi vorrà notare le mende. in che fossi incorso e le ommissioni avvenute di parole necessarie ed io sarò pronto a giovarmi delle avvertenze. Ragion voleva che io dessi un'idea del nostro dialetto, ma a ciò non potrei meglio soddisfare che col servirmi delle saggie riflessioni intorno allo stesso del chiarissimo autore della Storia della Ligure Letteratura il cav. Spotorno in un suo recente lavoro (1).

(1) Il dialetto Genovese comincia a Monaco e finisce sulle sponde della Magra. Esso è l'anello o piuttosto la catena che unisce gli idiomi

Rimane ora a notare alcun che sopra l'ortografia da me adottata, nella cui ordinazione ho creduto bene introdurre alcune leggiere variazioni per le ragioni seguenti:

1. Ho introdotto un uso più frequente dell'u, imitando in ciò i Siciliani e i Sardi, che ne fanno uso frequentissimo; giacchè mi parve, specialmente nelle sillabe finali, esser meglio e di più facil lettura per esempio Amù (Amore) che Amò, per un italiano assuefatto ad altargare la o in simili casi.

2.o Perchè la u italiana non resti con ciò confusa per

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romanzi della Provenza e della Toscana; perciocchè verso la Magra molto ha del toscano, e nelle parti di Ventimiglia prende già la tinta cupa de' provenzali. In alcuni luoghi come in Chiavari, Voltri e Varazze la pronunzia ha un accento così sensibile, e come a dire canoro che i grammatici potrebbero cavarne la vera notizia degli accenti dell'antica favella dei greci. Abbiamo scritture in dialetto genovese fino dall'anno 1290. Il carattere generale di questo idioma si può ridurre alle regole seguenti: 1.o Tronca il re de' verbi come la plebe romana: mangia, cantâ, scrive per mangiare ec. 2.o Muta come i sanesi il primo e dei verbi in ere breve, in i: corrì per correre. 3. Ha il dittongo eu de' francesi; e similmente l'u stretto, siccome l'ebbero i greci. - 4.° Nelle vicinanze di Genova, rigetta all' uso greco, la v iniziale; dicendo in, acca, per vino e vacca. 5. Imitando i greci del basso impero è copioso di z, ove si pronunzi dolcemente; ma detesta l'aspro z de' fiorentini, seguitando gli antichi romani ed i lucchesi moderni. 6. Nelle provincie d'Albenga e S. Remo dà un suono nasale alla desinenza in ente; difetto proprio de' provenzali. -7.0 Alcune voci che in ogni parte d'Italia sono maschili, il volgo genovese, seguitando i catalani, le fa femminili; come mare, sale; più stranamente la plebe di Genova dà il femminile alla voce altare: ma le riviere non l'imitano. 8. A somiglianza de' portoghesi dice o, a, da, per il, lo, la, dalla: o porto, da gloria: ec. 9.° Lascia cadere in consonante, giusto l'uso lombardo molti vocaboli; ma le più volte mantiene la forma Toscana delle desinenze eziandio; dicendo man, pan, in luogo di mano, pane, ec. In Genova e nel territorio si ommettono le consonanti intermedie; paola per parola, oa per ora. Ma i patrizii e gli scrittori le pronunziavano e scrivevano almeno sino all'anno 1798; anzi dilettavansi di mutare la l in r dicendo ro stato, ra terra in luogo di lo stato, la terra.

V. Dizionario Geografico Storico Statistico Commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna compilato dal professore Casalis, Art. GENOVA.

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