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1826 12 mar. Pisa-Roma

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Rosellini a Ungarelli: «Ho avanzato un progetto al Governo, il quale se fosse accettato, potrebbe pormi nel grado il più desiderato e il più felice per me » (1). 23 mar. Roma-Pisa Ungarelli a Rosellini: Ringrazia dell'opuscolo sui Geroglifici, che ha letto tre volte e fatto leggere al P. Scandellari (2). La collez. Papandriopulo è stata venduta allo scultore russo Launitz, e da questo a un signore tedesco residente a Napoli. Il Lanci ne ha fatto la stima: 3200 scudi. Del nome « Putifarre ».

29 mar. Pisa-Roma Rosellini a Ungarelli: È stato a Li-
vorno con Champollion per l'acquisto della collez. Salt. « La
mia fortuna mi permette di trattenermi almeno 3 o 4 giorni
della settimana con quel Sommo, tra tanta copia di preziosi mo-
numenti... I lavori dello Champollion, non per anco noti, son
tesori preziosissimi: grammatica, dizionario geroglifico, serie fi-
lologiche comparative ecc., quante lacune dell'antica storia ri-
piene colla più assoluta sicurezza! Otto o dieci anni ancora di
tempo, ed avremo fatto su questo proposito cose meravigliose...
Della scoperta di Petephrè [Putifarre] non è mio il merito,
avendone avuto cenno nelle opere dello Champollion..., quel gran-
dissimo fonte d'ogni archeologica dottrina ».

27 apr. Livorno-Roma Rosellini a Ungarelli: « Le incombenze
ricevute dal mio Governo portano ch'io mi rechi insieme con
Champollion a Roma e a Napoli;... tornando, faremo ritorno
per l'alta Italia affin di recarci a Parigi. Ella può immaginarsi
quanto io sia contento di queste commissioni, le quali mi offrono
tutti i mezzi possibili per far progredire gli studi miei prediletti,
e che saranno per aver poi le più favorevoli conseguenze ».
15 ott. Bologna-Roma Rosellini a Ungarelli: « Tra i due si-
stemi di Seyffardt (3) e Champollion ». - Manda copia d'una
lettera [di Champollion ?].

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stema è l'unico ».

Ungarelli a Rosellini: « Questo vostro si

Pailò del Rosellini al nuovo Nunzio in

Francia [Mgr. Lambruschini].

24 nov. Bologna-Roma - Rosellini a Ungarelli: Andrà a Parigi ed a Londra (4), « finchè si eseguisca la spedizione di Egitto ».

(1) È il progetto di seguire Champollion in Italia e poi in Francia: vedi n. 19. (2) Del p. Ignazio Scandellari, bolognese, generale dei Barnabiti nel triennio 1823-1826, consultore del S. Uffizio, uomo di vasta e varia erudizione, cultore di scienze matematiche e fisiche, scrisse il Venturini (Bologna 1835): v. Or. Premoli, Storia dei Barnabiti, III 493-495.

(3) Seyffarth Gust. (1796-1885), egittologo tedesco, continuatore di Spohn ed emulo di Champollion: vedi Hartleben Ind., Pratt, 18; Uhlemann 48-53, 74-82, 120-131, 249-249. Venne anche lui a studiare in Italia. Sul suo sistema di letteratura geroglifica, molto discusso anche fra noi, cfr. Antologia XX (1825) 65-69; Biblioteca Ital. XLVI (1827) 418-435. (4) A Londra il Rosellini non andò mai, nè prima nè dopo la Spedizione.

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8 dec. Roma-Parigi — Ungarelli a Rosellini: Sull'opera di Cellérier fils intorno all'autenticità e divinità del V. Testamento, con argomenti tratti dall'archeologia egizia. « A che grado sarà portata la verità, quando il prof. Rosellini ex-professo abbia trattato quest'argomento, come ha promesso di fare? » 1827 14 genn, Roma-Parigi Ungarelli a Rosellini: Sulla congettura del de Guignes (1) intorno all'origine etnica dei Cinesi dagli Egizi.

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23 febb, Parigi-Roma - Rosellini a Ungarelli: «< Eccomi da più mesi in questa immensa Parigi, o in questa Babilonia, dirò meglio, ove si aduna quanto è al mondo di più bello e orribile, di più utile e di più infesto, di più onorevole e di più triste. Grandissimo campo dato ai miei studi... Quanto povero e meschino sempre più mi riconosco, in faccia a quello che più potrei e dovrei sapere. La vita è breve, ed il cammino lunghissimo ». Lanci riccardizza (2) nelle sue interpretazioni dello « scarabeo fenicio >>. 14 mar. Roma-Parigi Ungarelli a Rosellini; Richiesto, manda un'impronta d'uno scarabeo del Launitz. È arrivato a Roma un Colosso compagno di quello di Torino; e due papiri ha portato un certo Guidi compagno di Papandrio pulo. Sulla cronologia del Testo Samaritano.

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(1) De Guignes [1721-1800], Mémoire dans lequel... on prouve que les Chinois sont une colonie égyptienne [!]. Paris, 1759, Mém. Acad. Inscr. XXIX, 1764.

(2) Su F. Riccardi o Ricardi da Oneglia, oppositore acerbo e meschino di Champollion, v. nota a n. 101 e il nostro Indice finale.

(3) 1829, 22 gen. Roma-Alessandria d'Egitto. Ungarelli a Rosellini:

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<< Io me la passo tuttavia in questa Roma, e mi diverto cogli studi Orientali nelle ore che mi sopravvanzano dal mio impiego, in quegli studi, ne' quali senza la sua mano mi sarei restato sempre zero; ma portato già da Lei sulla strada buona, ho potuto dare qualche passo; ed oltre l'Ebraico, ho proseguito lo studio del Caldaico, a cui mi iniziò, e del Rabbinico, sicchè ho già tradotte due operette scritte in quest'ultimo dialetto. Del Siriaco, e dell'Arabo ne so quanto basta a consultare i testi Waltoniani in fonte; ma con fatica leggo il Corano, la quale però si va diminuendo più che in esso mi avvanzo..... ».

« Da qualche anno in qua regna, in Italia almeno, un profondo silenzio dopo le prime fortunate scoperte del sig. Champollion: prova non esservi chi possa, od osi trattare questo ramo scientifico. A riserva di chi ne ha scritto per modo che era assai meglio che si tacesse, gli altri o non ne parlano, o tengono rivolti gli occhi ai prodi viaggiatori di Egitto aspettando con ansietà lo sciframento delle gravi insorte questioni ai passati anni; tanto che la memoria stessa dello Seyffart è quasi svanita, volendosi oggimai sentire dei fatti, non delle ipotesi ». — Questa lettera, che manca nel Carteggio qui inventariato, è la sola dell'Ungarelli rimasta nel M. Roselliniano 294 della Univ. Pisana. Tutte le altre furono probabilmente dall'Ungarelli ritirate dopo la morte del Rosellini, ottenendone la restituzione dalla vedova·

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e tanti materiali preziosi, quanti non ne avrei mai sperato, sebbene sperassi molto. Vedo che la scienza è per ricevere avanzamenti notabilissimi... Sto meditando un lavoretto nel quale raccogliere sommariamente tutto quanto ho trovato sui monumenti che possano aver rapporto alla Bibbia » (1).

1830 1 magg. Roma-Pisa Ungarelli a Rosellini: Gli presenta l'ab. Montanelli, pregiatore degli studi egiziani e « già da qualche tempo desideroso di visitar l'Egitto ».

1831 3 magg. Roma-Pisa

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Ungarelli a Rosellini: Vari quesiti biblicoarcheologici, che si desidererebbe d'illuminare con la scienza dei geroglifici. — I cartelli (del Faraone Osortasen ?) sui plinti di basalto su cui posano i leoni della fontana dell'Acqua Felice (2). 6 magg. Pisa-Roma Rosellini a Ungarelli: È un Nebefhor o Nepherites della XXIX dinastia ? Del Ψονθομφανήχ ο Sotere (Tolomeo I) dei Settanta. Vaphres o Apries delle XXVI din. è il Faraone del 29° cap. di Ezechiele ? — « Ho già pronto un grosso volume con parecchie tavole intorno alle dinastie egizie...: ho materiali così importanti da potere in mano di chi è più dotto di me portar grandissimo frutto ai nostri studi ». - Intorno all'opera di M. Greppo (3).

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ag. Roma-Pisa Ungarelli a Rosellini: « Tavole di pietra calcarea con rappresentazioni egizie (crocifissione?) portate in Roma da Papandriopulos ».

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(1) Questo lavoro non ebbe poi il Rosellini nè tempo nè opportunità di fare; ma dell'argomento (su cui vedi Hartleben Lettres I 229-232) toccò qua e là nei Monumenti: donde poi il Cavedoni trasse argomento e mossa per la sua dissertazione più giù citata (nota a n. 103).

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(2) Sulla fontana dell'Acqua Felice, o piuttosto sui leoni di Nectenebo II, trasportati nel Museo Vaticano Egizio sotto Gregorio XVI, e sostituiti nella fontana con una copia, v. Marucchi in Bull. Arch. Com., 1890; e Cat. Mus. Eg. Vat., 32-42.

(3) Greppo J. G. H. Essai sur le système hieroglyphique de M. Champollion, et sur les avantages qu'il offre à la critique sacrée. Paris, 1829, 8°: pp. VIII, 274. Trad. inglese di I. Stuart. Boston 1830. Recens. in North Amer. Rev. XXXII, 95-127.

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10 nov. Roma-Pisa Ungarelli a Rosellini: Aspetta ansiosa-
mente la Grammatica di Champollion; annunzia l'opera in
quattro volumi dello Jannelli (1) sul sistema grafico dell'Egitto.
15 gen. Pisa-Roma Rosellini a Ungarelli: Chiede associati
italiani all'opera dei Monumenti. « Assai ci dànno bega e sogghi-
gnano gli stranieri ».

21 gen. Roma-Pisa Ungarelli a Rosellini: È morto da pochi
giorni Mgr. Testa (2), « che scrisse già dei Zodiaci ».
25 feb. Roma-Pisa Ungarelli a Rosellini: Torna a chiedere la
Grammatica copta di Champollion.

(1) Cat. Jannelli, bibliotecario, bibliografo ed archeologo napoletano, dotto e bizzarro ingegno, combattè con argomenti teorici ed affermazioni aprioristiche il deciframento di Champollion dei geroglifici, come quelle di Grotefend (1802) per i cuneiformi, piegando l'interpretazione dei monumenti in servizio delle sue idee preconcette sulle scritture sacre e misteriose o ierografia criptica degli antichi. Vedi B. Teloni Un avversario dimenticato di G. F. Grotefend, in Bilychnis XXX (1923) 229-231. Il Rosellini ed i suoi amici dovettero sostenere una vivace polemica con il cocciuto e violento critico napoletano.

Giacchè gli scritti di lui sull'argomento sono poco noti, non elencati nè in IbrahimHilmy nè in Pratt, imperfettamente citati in Calderini, li enunciamo qui partitamente: 1. Fundamenta hermeneutica hierographiae veterum gentium, sive hermeneutices hierographicae libri tres, auctore Cataldo Jannellio. regio bibliothecario et Academico Herculanensi. Neapoli, typis regiis, 1830, - 80 pp. XLVIII, 412. Recens. in Bibl. Ital. LXX (1833) 128; LXXIII (1833) 49-73 (B. Poli).

2. Hieroglyphica aegyptia, tum scripta eaque ex Horo-Apolline aliisque veteribus scriptoribus selecta: tum insculpta, eaque ex Obelisco Flaminio desumpta: et Symbola aliqua Pythagorica per lexeographiam Temuricosemiticam tentata. Neapoli, 1830, 80: pp. xvi, 193.

3. Tabulae Rosettanae hieroglyphicae et centuriae sinogrammatum polygraphorum interpretatio per lexeographiam Temuricosemiticam tentata. Neapoli, 1830, 8o: pp xxvii, 209.

4. Tentamen hermeneuticum in hierographiam crypticam veterum gentium et disquisitio de natura auctoribus et lingua hierogrammatum Abraxeorum: sive problemata, theoremata, etyma et lemmata selecta ex hierographia Hebraeorum, Syrorum, Phrygum, Graecorum, Italoruın, Scandinavorum, Aegyptiorum, Persarum, Indorum et Sinensium, per lexeographiam Temurico-semiticam tentata. Napoli, 1831, -8° pp. xxxII 405. Recens. in Bibl Itat. LXXIV (1834) 334 (B. Poli).

5. Alcune quistioni sui geroglifici degli Egizi da servire di estratto a quella parte dell'opera del sig. Jannelli che tratta di essi, in Il Progresso, Napoli, IV (1832), 89 Indicatore, Milano, 3 II (1834), 52.

L'idea fissa ed aprioristica dello J. era dunque di poter tutto spiegare con la misteriografia e lexeografia, cioè con il sistema grafico, in cui ogni segno esprime una parola, tutto interpretando come voleva anche quell'altro bizarro dottissimo ingegno dell'ab. Lanci con la lingua temurea o arabo semitica. A questa teoria, e vano sforzo più d'immaginazione erudita che di raziocinio, l'iroso Jannelli avrebbe voluto indurre anche il giovane arabista gravinese Dom. Lettieri (1804-1849), che gli contrastò e ne rimase vittima. Altro arabista napoletano che si occupò alquanto dei geroglifici fu Vinc. de Ritis, il quale nel 1831 lesse davanti all'Acc. Pontaniana una memoria Sulla scrittura geroglifica, ma non la pubblicò (cfr. Atti Accad. Pontan. II 1849, VIII).

(2) G. D. Testa, dotto prelato romano, studioso di storia e antichità egiziane, amico e corrispondente di Champollion (vedi le mie Lettere egittologiche inedite di Ch le J., e poi anche nota a n. 182 del presente regesto), aveva già nel 1802 sostenuto essere i Zodiaci di Denderah e di Hesne contemporanei d'Ipparco, quindi del 2° sec. av. Cr.

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1832 2 mar. Pisa-Roma Rosellini a Ungarelli: Con chi s'abbia da identificare il Sesostris. << Una inaspettata disgrazia mi affligge da parecchi giorni. Champollion è stato percosso da replicati colpi apopletici, che lo tengono ancora in pericolo della vita, e che danno poca speranza di lasciarlo capace di occuparsi, quand'anco lo lasciassero vivo. Può immaginarsi in quanta amarezza io ne sia! Io ero già persuaso che per la sua lentezza e pigrizia (indizio forse della manifestatasi malattia) avrei dovuto redigere tutta, o almeno la più gran parte dell'opera, e a questo stavo già preparato; ma non mi aspettava che questo accader dovesse per sì crudele sventura. E nel tempo che piango la irreparabile perdita dell'amico e di quel bell'ingegno nato a posta per questi studi, mi applaudisco sempre più di essermi dato tutto, e solo in Europa, a queste importanti ricerche. Così, se piaccia al Cielo, potrò in parte almeno, conservare quella dottrina, che altrimenti sarebbe quasi totalmente perita con Lui. Vero è che la sua Grammatica è terminata, ma nessuno vi è in Francia che sia in grado di mettervi mano anche pel solo curarne l'edizione. Tanto poco pensiero si prendono delle cose più importanti in quel paese, ove menasi vanto d'ogni leggerezza ».

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29 mar. Roma-Pisa
Ungarelli a Rosellini: « Ecco dunque irre-
parabilmente perduto quel Sommo (1), e con esso quel ricchissimo
tesoro di sapere, che poteva illustrare tutto il mondo culto! Ma
se è scomparso il fondatore di una nuova scienza, quando essa
aveva più che mai bisogno di chi l'alimentasse, e allo stato
conducessela di maturità: non per questo la scienza perirà certo.
Ella, sig. Prof., è destinato a compiere l'opera dalla Provvi-
denza... ».
Della stela di Esnè, portata in Roma dal Pahlin.
26 apr. Roma-Pisa Ungarelli a Rosellini: «Ho letto ed am-
mirato il bellissimo elogio dello Champollion da Lei scritto con
affetto, con sincerità, con giustizia... per la memoria di quel
grand'Uomo, che pure mi pregio di avere una volta veduto
mercè di Lei... » (2). Il nome di Menephtah I in due diversi
monumenti di Roma, che hanno cancellato il segno rappresen-
tante Phrè.

» 9 mag. Pisa-Roma Rosellini a Ungarelli: Spiegazione della
stela Pahlin, di cui gli è stato trasmesso il disegno. << Anderà
tra pochi giorni sotto i torchi il primo tomo (dei Monumenti),
ed in questo e nel secondo getto le basi dell'edifizio... Non potrei
significar con parole l'amarezza di che mi ha ripieno quella crudel
morte, la quale mi si fa più acuta al ripensare al peso che è rimasto

(1) Champollion le jeune moriva in Parigi il 4 marzo 1832.

(2) L'incontro di P. Ungarelli con Champollion fu a Roma nel luglio 1826.

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