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NOMENCLATURA

ITALO-NAPOLITANA

CIOÈ

ESERCITAZIONI PRATICHE DI LINGUA

ORDINATE PER CATEGORIE, CON PROSE E SCHIARIMENTI FILOLOGICI ,

ALLE SCUOLE PRIMARIE E SECONDARIE

dal prete napolitano

DOMENICO CONTURSI

Professore di Lettere italiane latine e greche

Sesta Edizione

illustrata e meglio rimaneggiata

"Ος τα ονόματα ειδει και τα πράγματα.
Chi sa i nomi, sa anche le cose.

PLATONE

NAPOLI
IN CASA DELL'AUTORE PROPRIETARIO

Zite ai Tribunali, 4,
e presso Cimmaruta, Morano, Rispoli.

Sintendono riservati tutti quanti i diritti di proprietà

letteraria dell' Autore in conformità delle leggi su le opere d'ingegno, essendosi adempiuto quanto esse prescrivono.

Con permissione dell'Autorità Ecclesiastica

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TIPI DE RUBERTIS

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Ai Giovanetti studiosi

È un assioma cui il Gioberti potè affermare senza tema di errare, che gl'idiomi moderni nacquero dalla materia degli antichi; cosi la lingua latina, che già fin dal primo secolo della nostra era cominciata a scadere, sottentrati i barbari, giunse a tal segno

di corruzione, che l'antico organismo fu spento, senza che quel mescuglio dir si potesse un nuovo linguaggio. Il Cristianesimo, l'è pur vero, dette a questa materia greggia nuova organazione colle sue ispirazioni; ma tuttavia non era al suo nascere che un semplice dialetto, una lingua volgare, rozza, ignobile, privata, inetta all'uso d'una gran nazione. Eravi dunque mestiere di nobili scrittori che, divolgendolo dall'usanza popolare, e introdottolo nel foro, nel tempio, nelle scuole, nelle dotte conversazioni, gli avessero dato un essere proprio. distinto dalla sua madre latina, per elevarlo a lingua illustre nazionale.

Ora, come fra i moderni dialetti il piccardo divenne l'idioma nazionale della Francia, e il castigliano della Spagna; cosi primo frie essi il toscano diventò la lingua nobile d'Italia.

Già prima del milledugento il Folcacchiero e Ciullo d'Alcamo iniziavano questa lingua alla scrittura, dettando rozze canzoni; ma era riserbato al sovrano genio di Dante Alighieri il dare alla f. vella dell'Arno la vita pubblica di civiltà e di sapienza. Egli seppe raccogliere le parole illustri nella massima parte dalla Toscana, e da esse cavare la poesia più ricca, più varia, più meravigliosa, che si conosca finora.

Posto ciò, se il più sacro patrimonio di un popolo è la lingua, se dessa è la storia delle vicende d'una nazione, se la nostra è la più bella fra le moderne; dove potranno i nostri giovani appararla?

A tal quesito risponderemo col pensiero dello stesso filosofo piemontese. La lingua deve studiarsi nei buoni scrittori da Dante al

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