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Isole Maluine o Arcipelago di Falkland nell'America

Ques

Meridionale.

ueste isole il cui possesso è stato l'oggetto di lunghe e vive dispute fra gli Stati Uniti e gli abitanti di Buenos Ayres, sono ora occupate dagli Inglesi, i quali paiono volervi formare degli stabilimenti che di grande interesse riuscirebbe per i bastimenti di questa nazione impiegati alla pesca della balena, o alla cac cia delle foche in quelle acque, o per qualunque altro scopo nell' Oceano Pacifico. L'isola Occidentale che è la più grande non ha o ha pochissimi abitanti. L' Orientale è molto preferi bile ed il Governo di Buenos Ayres vi ha mantenuto per tre anni uno stabilimento che fu rovinato dagli Stati Uniti.. Port Louis fondato dai Francesi in quest'ultima isola e situata a 51 32 latitudine S., ed a 58° longitudine E., possiede un porto eccellente in cui si trovano viveri in abbondanza. Questa piccola città è formata di quindici a venti case contenenti ventidue a venticinque abitanti, quasi tutti originari di Buenos Ayres. L'isola Orientale conta circa 7000 teste di bestiami erranti in uno stato a metà selvaggio; questa è la progenitura di 20 a 30 animali che furono trasportati dai francesi quando vi si stabilirono nel 1764. Questa devastazione è ora cessata per l'intervento del Governo inglese. È probabile che fra poco una Amministrazione regolare verrà stabilita dagli Inglesi in quell'isola. Belli animali bovini del peso di 300 libbre si compiano a Port Louis per 40 a 50 farnchi. Gli animali più piccoli non ne costano che da 30 a 36. I porci, le oche e le antre sono pure abbondantissimi ed a vil prezzo. I conigli a pelame folto e fino vi sono in quantità, e nou paiono molto timidi, si possono avere a quattro soldi il capo. Il mare che bagna la costa produce pesci eccellenti. I frumento, il the, lo zucchero vi scarseggiano, ma in cambio il latte, il formaggio ed il butirro vi sono a buonis simo mercato. Il riso, l'orzo, la segale, ecc., vi prosperano con

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poca coltura, e senza pericoli. I balenieri ed i cacciatori di foche, sia quando partono per le spedizioni, sia quando ritornano in Europa, prima o dopo avere girato il Capo Horn, passano in vista di quelle isole cui si può avvicinarsi senza alcun pericolo, e nella quale non si paga niun diritto di porto o di navigazione. Queste isole potranno forse divenire una Colonia florida per gli Inglesi, se gli Americani non ne riclameranno il possesso, e se i Francesi essi stessi non faranno vedere le loro pretese antiche, le quali potrebbero non essere senza fonda

mento.

Diminuzione nel prodotto delle Miniere.

Negli ultimi trent'anni si sono operati i più gran cangia

menti che mai si sieno veduti nel rapporto e nella consumazione dei metalli preziosi. Dopo la scoperta dell' America la maggior parte dell' oro e dell' argento ci veniva da quella parte del mondo. Secondo il sig. de Humboldt, i cu calcoli e ricerche sono fatti con tanta esattezza e discernimento che possono adottarsi nel modo il più implicito, i prodotti dei metalli venuti dal l'America furono come segue:

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L'aumento straordinario che si osserva nell' intervallo dal

1750 al 1803 si verificò principalmente nel Messico. Questo

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aumento fu dovuto ad una quantità di circostanze: il sig. de Humboldt lo attribuisce all' accrescimento della popolazione di quel paese, ai progressi dei lumi e dell' industria, alla libertà del commercio accordata all' America nel 1778; alla maggior facilità di procurarsi il ferro e l'acciaio indispensabili nei lavori delle miniere, alla diminuzione del prezzo del mercurio; alla scoperta delle ricche miniere di Catorce e di Valenciana, ed allo stabilimento d'un Ufficio delle miniere. Il sig. de Humboldt stima la rendita annua delle miniere del nuovo mondo al principio di questo secolo ammontare a 43,500,000 dollari in oro ed in argento. Valutando il dollaro 5 franchi 30 centesimi si avrà 226,200,000 franchi per totale dell' annua rendita delle miniere d'Amercia.

Il sig. de Humholdt ha portato il prodotto annuo delle miniere d'Europa, in Ungheria, in Sassonia ecc. ed il prodotto delle miniere d'Asia alla somma di circa 26,000,000. Dal 1810 si fecero sentire le prime convulsioni, che rovesciarono la dominazione spagnuola in quella parte del mondo, e che finirono a fondare l'indipendenza dell' America, e d'allora una diminuzione considerabile si è operata nella rendita dei metalli preziosi.

La rivoluzione in quel paese è stata fatale alle miniere di oro e d'argento. Le miniere più ricche appartenevano a' vecchi Spagnuoli, che da per tutto divennero l'oggetto della pubblica vendetta questi per la maggior parte emigrarono portando seco loro il più che poterono realizzare di capitali. Oltre al danno che soffrirono le miniere pel ritiro dei capitali che servivano lavorarle, le importanti opere delle miniere di Guanaxuato, di Valenciana ecc. furono distrutte e le altre che erano scampate alla distruzione generale; essendo state abbandonate dai minatori, furono tosto innondate e perdettero tutta l' utilità loro.

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opere

a

Il sig. Jacob nel suo interessante libro intitolato « Consumazione dei metalli preziosi (Consumption of the precious metals) provò grandi difficoltà per raccogliere e confrontare

دو

tutte le notizie e documenti esistenti o relativi alla diminuzione del prodotto delle miniere dal 1810. La totalità della rendita delle miniere d' America, compresovi il Brasile, durante i 20 anni che finiscono coll' anno 1829 può valutarsi alla somma di 2,618,419,200 franchi, il che dà annualmente 100,920,970 franchi, somma inferiore anche alla metà del prodotto delle miniere al principio, durante le dieci prime annate del secolo decimo

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nono.

Le miniere d'Europa hanno esse pure provato una diminuzione nei loro prodotti durante gli ultimi venti anni, ma v'è aumento nel prodotto delle miniere appartenenti alla Russia. Secondo il sig. de Humboldt quel governo ne ritrae una rendita annua di 31,250,000 fran. Per risultamento, la totalità del pro. dotto annuo delle miniere d' America e d'Europa, compresevi quelle della Russia, può ascendere da 130,000,000 a 130,000,000 franchi, somma inferiore di 112,000,000 a 115,000,000 al pro. dotto annuo di queste miniere al principio del secolo decimo

nono.

1 Pirati dell' Arcipelago.

Io visitai le varie isole della Grecia la primavera dell'anno

scorso in compagnia di un mio amico carissimo. Per la nostra crociera noleggiammo una piccola goletta greca montata da marinaj idriotti ed armata da due cannoncini del calibro di mezza libbra. Questa precauzione non era superflua, perchè l'Arcipelago tutto intiero formicava di pirati, ed in ciascuno dei porti ove noi ci fermavamo ci si raccontava qualche nuovo tratto della loro audacia e pur troppo anche della loro crudeltà. Essi erano comparsi tutto ad un tratto in marzo, e si erano mostrati in varie acque nello stesso tempo, e dal loro ardire straordinario ANNALI. Statistica, vol. XXXVII.

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si arguíva ch'essi fossero sostenuti da qualche Potenza che dirigesse le loro spedizioni. La loro banda era composta, per quanto almeno era possibile il saperlo, d'individui di tutte le mazioni, ma principalmente di Sirii, d'Egizj e di Greci. Eglino assalivano indistintamente i bastimenti di qualunque grandezza e di qualunque bandiera. Vicino a Milo essi avevano catturato un brick sardo, ed avevano fatto soffrire all' equipaggio i più atroci insulti. Tutte queste circostanze, lo crederà facilmente ognuno, erano continuamente presenti al nostro pensiero, e perciò continuavamo il nostro viaggio usando di tutte le possibili precauzioni. Una notte, mentre trauquillamente vogavamo fra Tino e Delo, appoggiati al parapetto del bastimento, contemplando la brillante e magnifica fosforescenza delle onde, il mio amico mi narrò l'avventura seguente.

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Egli è già qualche tempo che i miei affari mi chiamarono da Alessandria, ov' io mi trovava, a Smirne, e m'imbarcai sopra un Brigantino veneziano. Siccome io desiderava ardentemente di approfittare di questa occasione per conoscere il mare Egeo, così il Capitano, da me pregatone, visitò alcune delle isole più interessanti. Un giorno del mese di maggio noi eravamo al Nord-est dell'isola di Nasso, godendo della refrigerante dolcezza del zeffiretto della sera dopo una soffocante giornata, Al tramontare del sole il vento indeboli gradatamente e fece luogo ad una di quelle calme piene così comuni in quegli incostanti marı. Noi avevamo ammirato con un malinconico interesse gli ultimi raggi dell'astro che ci abbandonava, fino al momento in cui disparve dietro le selvose montagne di Antiparo.

» Immerso nelle mie riflessioni, ero inclinato sull' orlo della nave quando il Capitano si avvicinò a me e mi battè dolcemente sulla spalla; poi con uno sguardo significante mi accennò col dito un promontorio scosceso alla distanza di circa due miglia all' avanti del bastimento. Io seguii la direzione del suo occhio, e non potei se non con difficoltà distinguere due barche lunghe e strette portanti ciascuna tre piccoli alberi, manovrando › a quanto pareva mediante una ventina di remi,

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