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credere che pur venissero operati in altrui, tanto che non solamente Beatrice n'era onorata e lodata, ma per lei erano onorate e lodate quelle donne, che aveano la ventura di mostrarsi in sua compagnia. Anche questi concetti egli va esponendo in varii suoi componimenti, e particolarmente in un sonetto che dice:

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Vede perfettamente ogni salute

Chi la mia donna tra le donne vede:
Quelle che van con lei sono tenute
Di bella grazia a Dio render mercede.
È sua beltade di tanta virtute,

Che nulla invidia all' altre ne procede,
Anzi le face andar seco vestute
Di gentilezza, d'amore e di fede.
La vista sua face ogni cosa umile,
E non fa sola sè parer piacente,
Ma ciascuna per lei riceve onore.
Ed è negli atti suoi tanto gentile,

Che nessun la si può recare a mente,

Che non sospiri in dolcezza d'amore. »

« Il poeta innamorato (scrive il Monti nella Proposta) non " solamente non pensa, non calcola, non esamina punto il "bello, che nell' oggetto amato non è, ma nè manco per om» bra gliene suppone il difetto: e mostrerebbe d'amare assai " poco, se gli avvenisse di riconoscere in altra donna un' ama» bile qualità, di cui fosse priva la sua. Perciò colla benda sugli occhi ei tiene fisso il pensiero unicamente nel bello » della sua amata, e questo ei trova perfetto, in questo è tutta "la somma de' suoi desiderii: chè tale è la vera natura del» l'amorosa passione, figurarsi nella donna amata ogni pregio e di corpo e di spirito, e non fare stima di qualsiasi » altro oggetto, se non in quanto ei rende somiglianza e figura " di quello di cui siamo presi; e dove manca la realtà, supplisce la fantasia, la quale ognun sa che in un modo meravi"glioso esagera tutto, massimamente in capo a' poeti. " Così appunto fe Dante, il quale nella sua donna non sapea vedere che bellezze, pregii e virtù: al che fare egli era portato non tanto dalla purità del suo affetto, quanto dalla nobiltà del suo animo. Però credè e volle dire per rima, come, allorquando Beatrice venne al mondo, tutti e sette i cieli mobili piovvero sopra di lei i loro benefici influssi:

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E per rima volle dire altresì, come ella era discesa dal cielo, e ad esso dovea far prestamente ritorno, poichè ella vi era desiderata ed attesa dalle anime beate, le quali per meraviglia di tanta virtù che quaggiuso in terra splendea, chiedeano al Signore d'averla fra loro a far più lieta la festa del Paradiso :

Sire, nel mondo si vede

Meraviglia nell' atto, che procede
Da un'anima, che fin quassù risplende,
Lo cielo che non have altro difetto
Che d'aver lei, al suo Signor la chiede.

Madonna è desiata in l'alto cielo. »
Canz. II, st. 2, 3.

Che se questi concetti vogliansi da alcuno tenere per frutti d'un poetico entusiasmo, piuttosto che d'un sentimento, che come ho detto accostavasi a devozione, non potranno tenersi se non per effetti d' un amore profondamente e nobilmente sentito quelli, che a quando a quando nella Vita Nuova s' incontrano. Questa gentilissima donna (dice nel ricordato libretto) venne in tanta grazia delle genti, che quando passava per via, le persone correvano per vederla: onde mirabile letizia me ne giungea. E quando ella fosse presso d' alcuno, tanta onestà venia nel cuore di quello, ch' egli non ardiva di levar gli occhi, nè di rispondere al suo saluto: e di questo molti, siccome esperti, mi potrebbero testimoniare a chi nol credesse. Ella coronata e vestita d'umiltà s'andava, nulla gloria mostrando di ciò ch' ella vedeva ed udiva. Dicevano molti, poichè passata era: Questa non è femmina, anzi è uno delli bellissimi angeli del cielo. Ed altri dicevano: Questa è una meraviglia; che benedetto sia il Signore, che si mirabilmente sa operare! Io dico che ella si mostrava si gentile e sì piena di tutti i piaceri, che quelli che la miravano comprendeano in loro una dolcezza onesta e soave tanto, che ridire non lo sapeano: nè alcuno era, il quale potesse mirar lei, che nel principio non gli convenisse sospirare. Queste e più mirabili cose procedeano da lei mirabil

mente e virtuosamente.

L'amore di Dante per Beatrice fu, non ha dubbio, sul bel principio un' inclinazione spontanea, un affetto naturale e sincero. Ma come l'oggetto della nostra tenerezza ci si fa più caro a misura che andiamo in esso discuoprendo nuovi pregii; e

grato essendoci il vedere che ancor per altri s' ammiri, c' importa conservarlo immune da ogni macchia; così quest' amore prese modificazione di spiritualità e di platonicismo allora quando l'Alighieri, per lo sviluppo di sue facoltà intellettuali e per l'ardore di sua fantasia, fatto entusiasta delle doti e delle virtù di donzella cotanto gentile, non seppe più vedere e celebrare in lei, se non che un modello di perfezioni. Ciò ch'ei dicea della filosofia,

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dicealo altresì della figlia di Folco. Pur questo amore, sebbene volgesse la passionata anima di Dante ad un entusiasmo pieno di cortesia e gentilezza, non cessava di esser tuttora un naturale affetto, che signoreggiasse potentemente la più intima parte del cuore di lui. Del che non dubbia riprova possono essere i lamentevoli accenti, che a sfogo di tanto dolore, qual si fu quello ch' ei provò nella morte di Beatrice, profuse in quei componimenti Quantunque volte, lasso! Gli occhi dolenti, che abbiamo ricordati più sopra, e in altri pure che stanno nel suo Canzoniere; e le tante lacrime, ch' ei narra nel Convito avere a lungo versate per siffatta sua disavventura. Nella Cantica del Paradiso, che dettò nell' ultimo lustro della sua vita, Dante diede opera maggiore che nelle altre due, a far l'apoteosi di Beatrice, celebrandola con tutto il lume ch' egli avea di scienza e d'arte, e formando di lei il personaggio principale di quell' azione. Qual riprova più convincente vorremmo noi della costanza e veracità dell' amor suo onestissimo, se fino negli ultimi anni del viver suo, non essendogliene punto venuta meno la rimembranza, proseguiva a sentirne cotanto grande la forza? Qual' altra donna, dopo morte, ottenne come Beatrice un così nobile omaggio? E qual segno meno equivoco potrebbesi avere della elevatezza e della purità degli affetti, che pel corso di più anni unirono l'una all' altra due anime sì degne d' amarsi? « E questo forse (dice Ginguené) l' unico esempio del partito che si può trarre " in poesia dalla combinazione d'un personaggio allegorico » con un essere reale. L'effetto melanconico ed affettuoso, » che quest' esempio produce, avrebbe dovuto impegnare altri » ad imitarlo, se alcuna cosa non vi avesse d'inimitabile in » ciò, che una profonda sensibilità può sola dettare ad intel» letto sublime. "

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Una domanda ora si potrebbe fare, ed è questa: Se e quanto fosse Dante da Beatrice riamato. Intorno di ciò non abbiamo veramente altre testimonianze, che quelle del Poeta medesimo. Ma come del Petrarca fu argomentato, esser egli

stato da Laura in qualche modo corrisposto, dappoichè non sempre chiamolla ne' suoi versi dura e insensibile, così puossi parimente argomentare di Dante. Noi leggiamo nel Canzoniere, che Amore avvalorava la sua speranza col rimem"brargli il dolce loco e il fiore soave, che di nuovo colore adornavalo, mercè la dolce cortesia della sua donna. » Ed ivi pure si trovano queste espressioni:

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Anche da un passo della Vita Nuova abbiamo argomento di ritenere che Beatrice dimostrasse un qualche affetto inverso il suo amante. Il passo si è questo: Avvenne poi, che ovunque questa donna (la donna di cui cominciò a invaghirsi dopo la morte di Beatrice) mi vedea, si facea d'una vista pietosa, e d'un color pallido, quasi come d'amore; onde molte fiate mi ricordava della mia nobilissima donna (Beatrice) che di simile colore mi si mostrava. Anzi Beatrice stessa, che Dante in una sua ballata fa parlare, dice così:

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Verso d'alcun, che negli occhi mi guardi;
Ch' io ci port' entro quel Signor gentile,1
Che m'ha fatto sentir degli suoi dardi. »

La udiamo altresì nel Paradiso terrestre darsi vanto delle sue amorose sollecitudini in pro di Dante, ricordandogli com' ella co' suoi sguardi innocenti il mosse ad amarla, e ad imitarne i virtuosi costumi:

"

Alcun tempo il sostenni col mio volto:
Mostrando gli occhi giovinetti a lui,
Meco il menava in dritta parte vôlto. »

Purg., canto XXX, v. 121.

Or queste testimonianze, in tanto degne di fede in quanto gl'innamorati poeti (dice il Tassoni) sono soliti per loro insaziabilità di chiamar sempre ingrate e crudeli le donne loro, ne fanno certi che Beatrice non dimostrasse animo avverso al Poeta. E sebbene non sia facile lo stabilire quali si fossero i veri sensi di cotesta donzella, pure non pare potersi conchiudere se non questo: che il suo affetto non altro era che una cortesia, una gentilezza, la quale non potea porre a pericolo la virtù sua e quella del passionato suo adoratore.

L'amore può, secondo la comune intelligenza, venir ri

1 Vale a dire Amore.

guardato sotto due aspetti principali; cioè l' uno siccome naturale appetito, l' altro siccome pura benevolenza. Questa è presso a poco la distinzione dell' amore, fatta già da Socrate co' nomi di Venere terrestre e Venere celeste, l' una delle quali infiamma le passioni verso del corpo, l' altra ispira amore verso dell' anima, e trae ad onesti vincoli e ad opere virtuose. Ma la pura benevolenza, disgiunta del tutto da' moti del naturale appetito, non apre niun campo a quegli affanni, a quelle emozioni, a que' timori che agitar debbono l'anima del poeta innamorato, e che soli possono produrre il diletto, che cercasi e vuolsi nelle erotiche poesie. Ma Dante, abbenchè studiassesi molto, che in quell' amore, che si sentiva nell' anima, prevalesse la benevolenza, non volea però che niuna parte s' avessero i moti del naturale appetito: voleva soltanto resister loro e vincerli; nè a vincerli si sarebbe provato, se di quelli fosse andato privo il suo amore, e se quelli non avessero fatto continua battaglia nel cuore di lui.

I poeti della Grecia e del Lazio non rappresentarono ne' loro versi se non che l'amor sensuale: nè poteva essere altrimenti, perciocchè gli uomini non veggono l'amore, che vestito di quelle esteriori apparenze, che può accidentalmente pigliare da' particolari costumi del loro secolo e della loro nazione. Di qua muove che i romanzi d'amore piacciono raramente alla generazione d' un' altra età, perchè ne rappresentano le eventuali e passeggere forme, anzichè l' intima natura. Ma quando un gran poeta ritrae il proprio cuore nella pittura ch' ei fa dell' amore, non può a meno di destare la simpatia nell' animo d'ogni lettore dell' un secolo o dell' altro. Ora Dante, sollevando la sua passione all' altezza della propria mente, e adornandola secondo le metafisiche teoriche e i costumi del suo tempo, ne pose innanzi agli occhi molte sembianze e memorie de' nostri proprii sentimenti, e così venne creando un nuovo genere di poesia erotica, tanto differente da quello de' Romani e de' Greci, quanto n'eran differenti e costumanze e religione e civiltà.

Tal nuovo genere di poesia amatoria, che s' innalza quanto può innalzarsi lo spirito, e che non poggia su'sensi se non quel tanto, che fa d'uopo a conservare all' amore il carattere d'umana passione, si è creduto finora essere stato creato dal celebre cantore di Laura. Ma come il Petrarca trovò la lingua arricchita, ingentilita, e fatta cara sì al volgo che ai dotti per opera di Dante; così fia giusto il confessare che trovò pure cotesta poesia per lui portata ad alto grado di perfezione. Che se il Petrarca, nel lungo corso di 32 anni, in che dettò il suo Canzoniere, potè farla più ricca e copiosa di componimenti, non saprei diffinire se egli altresì la rendesse,

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