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sogni ella sente di doversi rallegrare, perchè le si annunzia imminente il soccorso.

Talora il sogno resta senza conclusione, sicchè neppure il più sagace interprete potrebbe dire che sia da pensare dell' esito. È cosa davvero osservabile che così accada in tutti gli esempi della Ch. de R. Il duello giudiziario di Tierri e Pinabel è raffigurato a Carlo da un veltro che s'azzuffa fieramente col maggiore di trenta orsi venuti di verso l'Ardenna:

Mais ço ne set li quels veint ne quels nun.

(v. 2567.) E a questo sogno ne era preceduto un altro (v. 2525-53), dove presagio della terribile battaglia con Balugante — l'imperatore aveva visto uno spaventevole uragano rovesciarsi sui suoi; orsi, leopardi, serpenti, draghi, grifoni volerli divorare; alle loro invocazioni di ajuto egli fa per accorrere, ed è impedito da un leone grande e terribile, che gli dà gran travaglio:

A braz se prenent ambedui pur luitier;
Mais ço ne set quels abat ne quels chiet.

Se l'azione si compisse, Carlo vedrebbe, qui il leone, nell'altro caso l'orso essere alla fine sopraffatti; invece sarebbe il veltro, venutogli in ajuto contro un orso ed un leopardo, che rimarrebbe all'ultimo ucciso in una visione apparsagli la notte che era preceduta alla terribile jattura di Roncisvalle (v. 725-36). Il veltro significava Orlando!1

Sia poi qualsivoglia l'esito finale, la natura di questi sogni è quasi sempre tale da destare nell'animo un sentimento vivissimo di paura: essi presagiscono pressochè dovunque, o pericolo, o sventura. A Gherardo da Rossiglione par d'avere il cavallo ucciso da un'aquila e di essere assalito e ferito da cignali (Gaydon, v. 329-50); Carlo sogna di tre leoni, uccisi poi o fugati da Uggeri, che abbattono il figliuolo suo Carlotto, e Namo (Ogier, v. 1159-74); da tre leoni ha similmente a difendersi Buovo d'Antona in un sogno che lo visita mentre è in via per

'Anche qui abbiamo espressioni esattamente parallele a quelle che chiudono gli altri esempi:

Dient Franceis que grant bataille i ad;
Mais il ne sevent li quels d'els la veintrat.

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Damasco con una « lettera di Bellerofonte »;1 invece son due orsi ch'egli vede in un altro caso prendere nuda la sua Josiane, e gittarla nel Reno; Josiane stessa s'è trovata portata via da un leone; a Blancheflour, la madre di Berta, un'orsa divora un braccio, un'aquila si posa sul viso; la già ricordata Aye sogna che il figlio Guionnet è gettato da due orsi nella gola d'un lione, rapito insieme col lione da un grifo (Aye, v. 2510-22); Alda, nel cosiddetto Roman de Roncevaux, vede troppe cose, perchè ci sia qui il tempo di compendiarle; menzionerò dunque solo un falcone che la trasporta al sommo d'un pino. Terminerò l'enumerazione tanto per finirla, non che la materia sia esaurita -con un esempio particolarmente notevole: con Clarisse, la sposa di Rinaldo, che cerca d'impedire al marito di andarsene, almeno senz'armi, al fatale convegno di Valcolor, essendosi ella sognata, insieme con altro, di mille cignali che uscivan dal bosco d'Argonce e gli si avventavan contro, e di due aquile che rapivano Ricciardo.

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Confronti per questi sogni noi potremmo di certo raccoglierne da molte parti. Omero, per esempio, ci darebbe le oche e l'aquila sognate da Penelope nel XIX dell' Odissea, v. 535 segg. Ma altro sono degli esempi spicciolati, altro un insieme di casi, che vengano a costituire come presso di noi un luogo comune. E luogo comune sono propriamente sogni siffatti anche nell' epopea germanica.

Ivi la madre di Ruodlieb sogna di due cignali che s'avventano al figlio, e a cui questi mozza il capo; quindi vede Ruodlieb sulla cima di un tiglio, in procinto di essere assalito da una

Nel ms. torinese L. II, 14, f.o 474 v.

2 Ib., f.o 485 v.

Ib., f.° 487 r.

Nella Berta di Adenet, v. 1676-83; cfr. Reali di Fr., 1. vi, cap. 10. V. 11734-11871 della numerazione grossolanamente errata del Michel, pag. 319-23.

Aggiungerò Aiol, v. 4692-98; - Libro di Fior., cap. xxi, R. di Fr., l. 11, c. 8 (nel luogo corrispondente del Floovant c'è una lacuna): caso somigliantissimo ad uno dell'Aspremont, f.o 38 nel cod. IV marciano, l. III, c. 30 nella versione nostra in prosa; Uggeri italiano (V. Romania, III, 34), c. 1, st. 11

nel testo in ottava rima.

7 Verso 89 segg. di quello che è framm. 16° per l'ediz. del Grimm; 17° per l'ediz. del Seiler.

turba di uccelli,' quando viene una colomba candidissima, che gli posa sul capo una splendida corona: presagio di grandi onori.

Ma anche colà i sogni lieti, da cui è rincrescevole il destarsi, sono vere eccezioni. La regola sono le visioni ingrate, annunziatrici di sventura. Hagen, nel Waltharius (v. 621-27), ammonisce Gunther, tutto infiammato per affrontare l'eroe aquitano, com'egli abbia sognato la notte di vederlo affrontato con un orso, dal quale, dopo lunga lotta, gli era strappata una gamba; e ad Hagen stesso, venuto per dargli socccorso, la belva cavava un occhio.

Sogni siffatti si presentano per lo più alle donne. Crimilda sogna nei Nibelungen (st. 13-14) di avere allevato un falcone, a lei carissimo, e che le sia rapito da due avoltoi, con suo dolore indicibile: il falcone è Siegfried. Quando poi egli è in procinto di partir per la caccia da cui non farà ritorno, cerca dissuaderlo dall'andata allegando un altro sogno (st. 921):

<< Mir troumte hînacht leide, wie iuch zwei wildiu swîn
jageten über heide: dâ wurden bluomen rôt. »

E non aveva ad esser di natura diversa, com'è identica la situazione, il sogno, a noi non specificato, da cui Isold era spinta, invano ancor essa, a voler trattenere il suo Iron da un'altra caccia. Nè altrimenti nel Canto di Atli della Prima Edda Kostbera si sforza senza frutto di trattenere Högni: essa ha sognato di un orso, che entrava nella casa e divorava ambedue; di un'aquila, che li spruzzava di sangue! E come sognan le spose, sognan le madri: Uote, quando Gunther e gli altri son sulle mosse per andare ad Attila, ha sognato che tutti gli uccelli del paese fossero morti; Helke, la moglie di Attila, che non vedrà

Che siano uccelli non è espresso; ma naturalmente non può essere altro la turba che « stabat in ramis »>.

2 Ruodl., fr. cit., v. 115:

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Haec dum cernebam, subito mox evigilabam

Atque pigebat me nimium sic evigilasse.

<«< Io sognavo stanotte di sventura, come due cignali v'inseguivano per il piano: e ne arrossavano i fiori. »

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Vilk. Saga, cap. 236 (trad. v. D. H., II, 154-5).

Nella traduzione del Simrock, ed. cit., pag 228-29; cfr. pag. 456.
Nibelungen, st. 1509.

ritornare i figliuoli dalla spedizione a cui partecipano con Dietrich, sogna di un grifone, che glieli rapisce e li sbrana.'

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Frequenza, immagini, significato, inquadramento, mettono fuor di dubbio il legame dei sogni germanici con quelli dell'epopea francese. In questi ultimi si sono introdotti elementi nuovi leoni e leopardi v'hanno preso posto; ma non sono spariti gli orsi, i cignali, gli uccelli, che costituivano la materia originaria di siffatte rappresentazioni. Al sogno predicente fortuna del padre di Aiol viene a mettersi accanto quello della madre di Ruodlieb. Che qui sogni un uomo, là una donna, è effetto dell' essersi venuta smarrendo la credenza a una speciale virtù fatidica della natura femminile. Ma se gli uomini sognano nelle chansons de geste più che non si vedano fare nell'epica tedesca dove del resto la visione simbolica del futuro non è loro negata abbondano pur sempre i sogni femminili; di madri e di spose, come nell'altro dominio. Ognuno avrà particolarmente avvertito lo stretto legame tra il caso di Clarisse nei Quatre fils Aimon e tutta una serie di esempi germanici. Qui più che in ogni altro caso il legame si estende a tutta quanta la scena. Nessun dubbio che non venga a risultarne, essere formola epica franco-germanica la seguente: una sposa, o una madre, essendo il marito od il figlio in procinto di intraprendere un' andata fatale, che lo condurrà in un'insidia, lo supplica di restare, narrando i sogni funesti di uccelli e di fiere. che l'hanno turbata la notte. Alle sue parole non è dato ascolto, e il destino segue il suo corso. Chiarire sicuramente germanico uno degli individui della famiglia francese, vale da sè quanto dimostrare che è di sangue germanico la famiglia tutta.3

1 Rabenschlacht, st. 123-26 (v. D. HAG., Heldenb., I, 370). Nella stanza 123 si parla di un wilder trach; nella 125 di un grife; sicuramente l'originale intendeva parlare di un uccello di rapina, non di un mostro che gittasse fuoco e da classificare coi rettili. Cfr. pag. 449, n. 3.

Oltre all'esempio di Hagen, citato qui dietro, ricordero Atli nell'Edda (Gudhrúnarkvidha önnur: SIMROCK, pag. 213); qui la donna, Gudrun, entra come interpetre.

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Non voglio dare maggiore importanza che non abbiano a concordanze minute, le quali ai miei occhi valgono più che altro a confermare la convenienza sostanziale. << Anuit sonjai un songe [moult] espontous e fier », « ..Io sognavo stanotte sogni scuri », dirà Clarisse nel Rinaldo francese e nell'italiano (V. Rin.

Ho riconosciuto nell' epopea francese dei personaggi spettanti alla mitologia germanica; lasciando stare Galand, ridotto oramai a un puro nome, nani e giganti. Che oltre ad attori mitici, ci siano anche delle azioni, è possibile, sebbene io dubiti assai che si riesca mai a mettere in sodo. C'è chi crede di aver dimostrato che i combattimenti d'Orlando e d'Ulivieri nel Girart de Viane e nella Ch. de Rol. rappresentino la

da Mont., pag. 50); e da Crimilda abbiam già sentito parole esattamente conformi: «Mir troumte hînaht leide »; ed Uote dice essa pure: « Mir ist getroumet hînte von angestlicher nôt », vale a dire «ho sognato stanotte di angosciosa distretta ». - Uomini e donne, visitati dai sogni funesti, sogliono destarsi di soprassalto atterriti:

Paor ot Karlles é cremor de sa vie;
Dont s'esvilla li rois par si grant ire,
Si fort s'estent que li lis s' entrebrise,

și dice nell'Ogier (v. 1172-74). E di Blancheflour nella Berte (v. 1681-83):
Paour ot, si s'esveille, si mua son coraige;
Forment fu es freee, de riens ne s'assouage;

Si li doloit li couers, k'a pou qu'ele n' enrage.

E cosi in parecchi esempi. Non diversamente si parla di Helke nella Rabenschlacht (st. 125):

Vor leide si erwachte:

üz dem slafe unsanfte si erschrackte.

(<< Per l'affanno essa si destava: di soprassalto si riscoteva dal sonno. ») — Alle parole che Rinaldo oppone ai sogni di Clarisse,

Li hons qui croit en songe a bien Dieu renoié,

si possono in parte raccostare quelle di Hagen ad Uote (Nib., st. 1510):

Swer sich an troume wendet

der enweis der rehten mære niht ze sagene,

wenne ez im zen êren volleclichen stê.

(« Chi bada a sogni non sa discerner bene cosa convenga al suo onore. ») La prima risposta è un neologismo cristiano; questa seconda conviene anche al paganesimo (cfr. Iliade, x11, 243); nondimeno un modo più arcaico di sottrarsi ai consigli fondati sui sogni consiste di sicuro nel dar loro un'interpretazione diversa. Cosi fa Högni nell' Edda; ma così sapendo di dire il falso anche il clers a cui l'Alda del Rom. de Roncevaux si rivolge per avere l'interpretazione delle visioni sue. Il riscontro avrebbe meritato di figurare nel testo, se l'esemplare francese fosse migliore. E nel testo avrei pur richiamato le visioni di Childerico e le spiegazioni di Basina (V. pag. 59-60), se il loro nesso coi sogni di cui siam venuti trattando fosse più semplice. Del rimanente io non ho punto inteso di esaurire il soggetto, ma solo di dir le cose che meglio tornavano al mio proposito. Quindi ho lasciato da parte i simboli non tolti dalla natura animale, perchè disadatti a stabilire cio che solo ci preme, cioè l'esistenza di rapporti. Certo è possibile, ed anche prohabile, che il tipo di sogni da noi studiato non sia il solo che, l'epopea francese ripeta dalla germanica; e avrei subito pronto qualche ravvicinamento; ma se mi sarebbe facile ravvicinare, non oserei poi conchiudere.

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