alla scienza un'occasione pressochè unica di studiare accuratamente fenomeni, che di solito si sottraggono all' osservazione. A cotale studio ho cercato di portare ancor io il mio contributo; e qui mi giova di volgermi addietro, e di considerare un momento la strada fatta. Lunga davvero: ma diritta; epperò tale, da potersi senza sforzo abbracciare collo sguardo. Col lettore l'ho percorsa tenendo la direzione contraria a quella che avevo seguito prima nella ricerca. L'indagine dovette muovere dalle cose più prossime, e risalire via via alle remote: l'esposizione potè invece cominciare dalle remote, anzi dalle remotissime, tanto da rifarsi dai primi principii, non di questa o quell'epopea, ma dell' epopea in generale. Era un'introduzione; e s'informava a concetti, che in parte venivano ad essere il portato di tutto quanto lo studio. E così fu solo perchè i risultati mi eran già noti, che cominciai la trattazione vera e propria dalla considerazione dell'epopea presso i vari popoli germanici. L'abitudine del canto epico, e di un canto inspirato dai fatti e dagli uomini insigni, ci si dimostrò comune all'intera schiatta. Ma a noi erano propriamente i Franchi che stavano a cuore; quindi ai Franchi rivolgemmo presto tutta l'attenzione, studiando via via i principali detriti epici ravvisabili per entro alle loro cronache. Così vedemmo sfilare parecchi tra i re merovingi: Childerico, Clodoveo, Teoderico col figliuolo Teodeberto, Clotario, od anzi i Clotarii, insieme con Dagoberto. Un' epopea dell'età merovingia ci si ravvivava per tal modo dinanzi. Allora venne anche naturale il domandarci, se, pur nei documenti copiosissimi di quell' epopea francese, che trovavamo nel territorio medesimo, non ci fosse nulla che paresse da ricondurre, e non già per via di trasmissione erudita, al periodo stesso della prima razza. La domanda ebbe una risposta affermativa; e fu soprattutto il Floovent che ce la venne a fornire. Ma oltre ai prodotti che risalgono a tempi lontani o lontanissimi, l'epopea francese ci apparve contenerne di quelli, che, per essere di origine più prossima, non riuscivano certo di minor interesse. Si vide come Carlo Magno sia innocentemente venuto ad appropriarsi una porzione del patrimonio epico spettante all'avolo suo Carlo Martello. Da ciò risultava, non si sarebbe ancora saputo dir bene, se un'antichità maggiore di due generazioni per l' epopea carolingia, oppure un collegamento tra l'epopea dell' età carolingia e quella della merovingia. Ma questo collegamento si potè subito stabilire colla massima evidenza, dopo aver constatato come alle due epopee fossero comuni le stesse formole, e come già la più antica avesse familiare anche il linguaggio romanzo. Ristabilita la continuità in tutta la vita dell'epopea francese, le origini germaniche risultavano si può dir dimostrate. Non ci si poteva peraltro contentare di una dimostrazione sommaria, e parve doveroso che si esaminassero ponderatamente le altre soluzioni di cui il problema era suscettibile. Tutte risultarono da scartare; e lo studio intorno alla principale di esse riuscì anzi ad una conferma positiva della soluzione già ritenuta esser la buona. E conferme se ne aggiunser poi molte, parte fornite da un esame dell' epopea francese in sè stessa, parte da raffronti colla germanica. A questo modo il compito era adempiuto, spiegato il fenomeno; ma la trattazione sarebbe nonpertanto rimasta monca, senza la determinazione di alcune modalità del fenomeno stesso: se non si fosse considerato il passaggio dalle strutture meno complesse alle più complesse, escludendo insieme recisamente l'artifiziosa teorica delle cantilene, grande annebbiatrice del vero; se non avessimo rivolto l'indagine alla storia delle forme ritmiche; se non ci si fosse sforzati per ultimo di chiarire la ripartizione geografica nel territorio gallico. È un'orditura abbastanza semplice questa che ho esposto; eppure il contenuto del libro è suscettibile di un'espressione. più semplice ancora senza confronto. In sostanza, cosa ho io fatto? Tutto s'è ridotto a mettere in chiaro che l'epopea francese è ben più antica che non la si soglia immaginare. Più antica nel paese in cui ci si affaccia: quindi la fase merovingia. Più antica in sè stessa: emanazione pertanto e metamorfosi di un' epopea antecedente, anzichè produzione nuova. Per tal modo le origini di questa nostra epopea cessano perfino dall' apparirci origini nel senso assoluto della parola: le origini vere stanno molto più su. Noi assistiamo unicamente a una continuazione e trasmissione di esistenza, a uno svolgersi progressivo di forme da altre forme consimili, secondo procedimenti e in forza di leggi, che col moltiplicarsi e incrociarsi delle azioni danno luogo a effetti complessi, ma che in sè medesimi sono la semplicità stessa. Non so se tutti si appagheranno di verità così piane: questo io so, che lo spettacolo venuto così ad apparirci nella storia dell' epopea, non è se non quello che la scienza riconosce ogni giorno più in tutte le manifestazioni della natura. FINE Quando nasca e quanto viva, 4. - Pag. VII - Cosa sia Epopea, 3. CAP. I - - L'epopea germanica nelle età più remote. Pag. 25 - - - e di Eginardo, 43. Il Poeta Sassone attestatore di canti merovingi, 47. I Merovingi antenati 1 Le parentesi quadre indicano soggetti trattati per intero in nota. ib. - Meroveo, 51. La fuga e il ritorno di Childerico nella Storia di Gregorio - - - Pag. 69 Le Nozze di Clodoveo con Clotilde giusta il racconto di Gregorio di Tours, 69. - - - Teoderico e Teodeberto.. - - .... Pag. 95 La guerra turingica di Teoderico quale si narra da Gregorio, 95. Altre - - - CAP. V La Guerra Sassone di Clotario e Dagoberto. Pag. 111 - - L'autorità di Gregorio e i cronisti posteriori, 111. - I fatti di Bertoaldo nelle CAP. VI - Floovent... Pag. 131 Chansons de geste, e loro emanazioni, che ci riportano al periodo della Prima |