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PREFAZIONE

Attendendo a preparare la pubblicazione del Giornale della spedizione letteraria toscana in Egitto 1828-29, lasciato inedito tra i suoi mss. da Ippolito Rosellini, e desiderando di mettere nella debita luce, assai più che non si sia fatto sinora, la figura di questo nostro primo e grande egittologo, alunno e compagno del sommo Champollion; nel ricercare le lettere autografe che di lui si conservano in Torino, Venezia, Bologna, Firenze, Pisa, Roma, mi sono testè imbattuto in questo voluminoso nutritissimo car· teggio di lui col P. Ungarelli, che ho potuto studiare commodamente, per generosa liberalità dei PP. Barnabiti di Roma, legittimi possessori (1), e di cui ho creduto utile dare qui un'ampia precisa notizia, destinata già in omaggio a quella insigne Pontificia Accademia Romana di Archeologia, che entrambi i due egittologi italiani si onorò di accogliere suoi soci.

Questa corrispondenza, che comprende 237 lettere, quasi una metà per ciascuno dei due, si estende per 20 anni (1824-1843) con una sola notevole lacuna, quella del biennio corrispondente alla spedizione franco-toscana in Egitto (1828-29); accompagna e rappresenta in iscorcio per entrambi gli scriventi il periodo della loro più intensa e più fruttuosa attività scientifica, precipuamente egittologica; illumina la nobile tenera amicizia che li unì nonostante l'intervallo di più che 20 anni che distanziava le loro età fu ad entrambi di vicendevole incoraggiamento, incitamento, conforto.

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I due si erano conosciuti a Bologna, probabilmente nella scuola del Mezzofanti, dove il Rosellini si recò da Pisa alla fine del 1821, dopo conseguita la laurea in teologia, per perfezionarsi nello studio delle lingue orientali; e dove trovavasi già dal dicembre 1819, di ritorno da Roma nella città natale, il quarantenne P. Barnabita, in quel collegio di «S. Luigi » dove egli

(1) Ringrazio in particolare il rev. P. Premoli di ogni licenza ed agevolezza concessami; e poi i benemeriti colleghi Ortensi, Frati, Fava delle Biblioteche Universitarie di Pisa e di Bologna e della Estense di Modena, per varie informazioni bibliografiche di cui sono a loro debitore.

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insegnava retorica. Ma il carteggio s'inizia alla fine del 1824, quando il giovane pisano è tornato nella sua città ed è già appena ventiquattrenne fessore di Letterature orientali e di Lingua ebraica» in quella università; e il p. Ungarelli è stato richiamato a Roma nella casa religiosa dei Barnabiti in via dei Chiavari per professarvi teologia morale. Le prime lettere ci fanno intendere che i due a Bologna s'erano veduti, frequentati e stimati, e che il Rosellini, molto avanti nella conoscenza della lingua ebraica, vi aveva indirizzato ed avviato, se non proprio datogli regolari lezioni, il più attempato sacerdote. Il quale se ne professa grato, ed è poi andato avanti da sè in quegli studi; e, quando legge sui primi del 1826 la esposizione redatta e mandatagli dal Rosellini del sistema geroglifico secondo la nuova felice interpretazione di Champollion le Jeune, se ne interessa vivamente, se ne scalda: dapprima un po' timidamente, poi pian piano con sempre maggior zelo ed ardore, se ne occupa di proposito, comunica al rinnovatoglisi giovane maestro i suoi dubbi e difficoltà, disegni e propositi; finisce per diventare egittologo anche lui, modesto ma serio, attivo e perspicace.

Allora comincia, tra Pisa e Roma, quasi sempre per corrispondenza epistolare, frammezzata solo due o tre volte da brevi incontri od interviste, un più nudrito e frequente scambio d'idee, di propositi, di notizie, prima per la « Grammatica copta, poi per l'illustrazione degli ‹ Obelischi › : le due opere uscite dalla loro collaborazione scientifica, e presto fatte segno all'acerba critica francese, di cui ci occuperemo più avanti.

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Nelle polemiche e contrasti di vario genere, a cui il Rosellini deve esporsi durante la rapida febbrile composizione e pubblicazione dei suoi ‹ Monumenti d'Egitto e di Nubia » (che, volume per volume, pagina per pagina, il Barnabita attentamente legge ed annota, dal tranquillo raccoglimento del suo collegio in via dei Chiavari — la grande vecchia casa di Cassiano del Pozzo -), l'Ungarelli rincuora, placa, consiglia l'impetuosa natura del pisano. E quando nel 1842 la polemica scoppia più acre intorno a lui, e coinvolge pubblicamente lui stesso con il Rosellini nell'accusa clamorosa di plagio verso gli scritti di Champollion le Jeune, il mite Barnabita, che da un pezzo l'aveva prevista, non se ne adonta, non si lascia molto impressionare, e tanto meno dominare e conquidere o fuorviare dall'ingiusta acredine della controversia: risponde pacato, dice e scrive il fatto suo, raccoglie prove e documenti per mettere in chiaro la sua piena buona fede, la sua lealtà di studioso e di scienziato; consiglia, aiuta il Rosellini a fare altrettanto, e... lascia dir gli sciocchi.

Io non sono un egittologo, e perciò non posso valutare adeguatamente tutto il valore scientifico, egittologico, di questo carteggio per vari riguardi interessante (1); dal quale mi sono limitato ad estrarre, e riproduco qui, rias

1) Meritevole anzi, io crederei, d'una quasi completa pubblicazione. Poco dopo la morte dell'Ungarelli, la Direzione della rivista romana « L'Arcadia » accettò già di farla, in varie puntate; ed una copia del carteggio fu cominciata, per cura di P. E. Visconti. Non so perchè non se ne fece poi niente.

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sumendo o a dirittura ricopiando, tutti gli elementi o notizie d'interesse storico biografico dei due corrispondenti (particolarmente rispetto alla ́« Grammatica Copta ed alla illustrazione degli Obelischi) o delle persone con loro in rapporto (singolarmente importanti quelle relative ai due Champollion), quelle di contenuto bibliografico, tutte le notizie relative a collezioni o pezzi archeologici di Roma e d'altrove: quanto cioè si riferisce allo studio dell'archeologia faraonica particolarmente in Italia nella prima metà dell'ottocento. Il nostro paese fu allora in tutta Europa il più pronto, il più adatto, il più ricco, il più frequentato terreno per siffatti studi. Oltre ai monumenti egiziani sparsi qua e là per le piazze e i musei provenienti da scavi o da recenti acquisti, onde già da un pezzo erano entrate nell'arte monumentale e decorativa nostra il gusto, l'imitazione e quasi la moda dell'arte egizia (vedi in Roma, ad esempio, la sala egiziana del pianterreno del Casino Borghese; le posteriori costruzioni decorative egizianeggianti del Canina nella stessa Villa, e del Valadier nell'attigua Piazza del Popolo), Livorno e Roma erano diventate nei primi decenni del secolo passato due veri empori di commercio archeologico. egiziano: Roma specialmente per le piccole collezioni di nuova formazione, che di là prendevan la via dell'estero, di solito per l'Inghilterra.

Ma ciò che più mi ha conquistato nella lettura di questo carteggio, e che pur vorrei in qualche modo trasparisse nella mia epitome frammentaria, è la simpatica figura dei due amici, dei due dotti, la loro dirittura, la loro lealtà, il loro vicendevole affetto e sicura confidenza: quell'insieme di modestia e di candore, di costanza e di remissività, di dottrina e di umiltà, che sono le caratteristiche dei grandi studiosi cattolici in ogni tempo.

Essendo le notizie biografiche del Rosellini più largamente note, e da me altrove raccolte ('), mi limiterò a dar qui il seguente

Cenno biografico e bibliografico del P. Ungarelli. Nato a Bologna il 15 febbraio 1779, Luigi Maria Ungarelli s'avviò al sacerdozio, e a 26 anni, già sacerdote, nel 1805, vestì l'abito religioso dei Barnabiti.

Professò i suoi voti di religione, cioè dell'ordine, nel 1806 a San Severino (Marche), e insegnò in vari collegi della sua congregazione: a Macerata, a Livorno, finalmente a Bologna. Per la soppressione napoleonica del 1810, depose l'abito religioso, ma nel 1814, rientrato in congregazione, venne a Roma; dove rimase si può dire definitivamente, meno 5 anni (1820-24) che passò a Bologna insegnante nel collegio di S. Luigi, ed un anno a Parma, il 1833-34, quando inaugurò in quella città il collegio M. Luisa.

(1) Nella mia Introduzione al volume del Diario su menzionato (Roma, R. Soc. Geog. Ital., 1925), e più ampiamente nel mio estratto I. Rosellini e le sue « Letterc dall'Egitto » (Roma, Tip. Befani, 1925).

Visse piamente, studiosamente, insegnando, scrivendo; e fu, senza veste ufficiale, per incarico personale di fiducia, l'ordinatore ed illustratore del nuovo Museo Egizio Vaticano negli anni 1836-39.

Morì in Roma il 21 Agosto 1845.

A) Sue notizie biografiche particolari soño raccolte negli scritti qui appresso elencati:

1) L'Université Catholique. Recueil religieux, philosophique, scientifique et littéraire. T. 14 (1842, 2) p. 82. Bulletins bibliographiques. Interpretatio obeliscorum urbis etc. (segue un articolo firmato: le chevalier DRACH).

2) E. SAINT-MAURICE CABANY, Notice nécrologique sur le P. M. Luigi Ungarelli, assistant général de la Congrégation des Clercs Réguliers de St Paul, dits Barnabites, membre du Collège Philosophique de l'Université romaine, et de l'Académie Pontificale d'Archéologie, orientaliste distingué etc. etc. mort à Rome le 21 août 1845. Deuxième édition (Extrait du Nécrologe universel du XIXe siècle, Revue générale, biographique et nécrologique, Paris 1845).

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3) P. E. VISCONTI, Biografia del r. p. D. L M. Ungarelli chierico regolare barnabita, con un ‹ Saggio inedito di archeologia egiziana (a pag. 33-64, del medesimo Ung.). Estr. da Album, XIII, Roma 1846: pp. 64 con 2 tav. Contiene estratti di lettere del Rosellini.

4) G. SEMERIA, Del padre L. Ungarelli barnabita e suoi studi biblici [ed egittologici, in L'Arcadia, 2 (1890), 149-155. Il Semeria non ebbe notizia, almeno non ne fa alcun cenno, di questo carteggio con il Rosellini, conservato nell'Archivio dei Barnabiti a S. Carlo a Catinari. 5) Cenni più brevi si leggono qua e là: a) L'amico cattolico, Milano, 10, 316; b) Gazzetta di Milano, 1836, n. 67; c) Annali delle Scienze Religiose, 1845, p. 141 e segg.; d) La scienza e la fede, 40 (1846); e) MORONI, Diz. d'erud. 47, p. 119 e segg.; f) Lessico Ecclesiastico ill., Vallardi, vol. IV, p. 994.

B) Della bibliografia ungarelliana raccogliamo qui soltanto la parte orientalistica od egittologica, menzionando innanzi tutto l'opuscolo di C. VERCELLONE, Di alcuni scritti biblici inediti di L. M. Ungarelli, estratto da Annali delle Scienze Religiose, Roma 1846, pp. 32.

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Sotto il suo nome sono dunque noti i seguenti scritti, oltre vari articoli critici o recensioni, pubblicati negli Annali su detti, ed oltre la Grammatica copta di Champollion-Rosellini da lui tradotta in latino e pubblicata (Roma, 1837), di cui ci occuperemo più avanti in particolare: 1) Catalogue des objets contenus dans le Cabinet d'antiquités de feu le Chev. de Palin, ex-ministre de Suède près de la Porte Ottomane. Rome, A. Monaldi, s. d., 8o, pp. 22.

2) Descrizione dei nuovi musei Gregoriani Etrusco ed Egizio, aggiunti al

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